Lettere - Il Primo Maggio sia la festa di tutti: ma a che condizioni?

Lettere - Il Primo Maggio sia la festa di tutti: ma a che condizioni?

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Lettere - Il Primo Maggio sia la festa di tutti: ma a che condizioni?

Di Luigino Francovich • Pubblicato il 24 Apr 2022
Copertina per Lettere - Il Primo Maggio sia la festa di tutti: ma a che condizioni?

L'intervento di Luigino Francovich sulla festa dei lavoratori e le emergenze da affrontare.

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Primo maggio festa del lavoro. Il dato prevalente è che in Italia manca il lavoro, una scarsità che porta sempre più persone a essere impaurite della prospettiva di perderlo o di non trovarlo, di essere precario a vita, o di lavorare in nero. Comunque ricattabile. Dignità, diritti, salute finiscono in secondo piano. A questo va aggiunta una disoccupazione con picchi ingovernabili in diversi segmenti della popolazione: giovani, donne, cinquantenni, e in alcune aree come il sud del Paese. Siamo in piena crescita di diseguaglianze intergenerazionali, di reddito e di opportunità.

Le conseguenze del virus sul comparto produttivo ha fatto saltare tutto il sistema aggravando la situazione, un disastro. E una deriva che preoccupa, anche con la ripresa economica in evoluzione del dopo emergenza Covid, con un Europa in cerca di transizioni giuste, e di uno sviluppo sostenibile. Adesso che il nemico non è più l'emigrante, sul versante produttivo vediamo i gravi ritardi sugli investimenti sull'innovazione, sulla ricerca, sulla formazione in settori come la sanità, la scuola, industria. Oltre 100mila sono i giovani laureati che ogni anno vanno all'estero per costruire il loro futuro.

Nella nostra realtà, queste complessità di problemi, invece di essere governati con il coinvolgimento di tutte le forze interessate, sono affrontati seminando l'ostilità verso chi viene nel nostro paese per gli stessi obbiettivi. Una somma di ritardi e diseguaglianze diventate ingestibili, che hanno portato a guerre tra ultimi e penultimi. Un territorio che va urgentemente rigenerato. In questa area territoriale il concentramento di industrie e infrastrutture, che si confrontano giornalmente sul mercato mondiale, sono un opportunità unica per il futuro, a condizione che diventino protagoniste nella strategia di un unico polo “dell'Alto Adriatico” nel cuore dell'Europa.

Serve ripensare il lavoro, la salute, l'ambiente per progettare e costruire un futuro di opportunità e sicurezza. Ripensare, facendo prima chiarezza: sul patto, fino ad oggi, non rispettato sui circa 600 tecnici che dovevano essere dislocati presso l'ex Albergo operai; le lavorazioni del parco lamiere spostate a Porto Nogaro per diverse decine di lavoratori; servizi e docce per i lavoratori (2.700) delle ditte private, mai iniziati i lavori; un progetto di sorveglianza sanitaria di prevenzione per i lavoratori che operano con le Fibre artificiali vetrose, i materiali sostitutivi l'amianto, su cui viene mantenuto un silenzio corresponsabile.

La ripresa dell'attività produttiva, ripensata, abbia come filo conduttore la riduzione delle diseguaglianze, coinvolga tutti, dove nessuno deve rimanere indietro da solo. Primo maggio sventolando la bandiera della Costituzione: art. 1 lavoro; art. 2 e 4 diritti; art. 3 dignità a cui vanno aggiunti gli art. 32 e 41 sulla salute e sicurezza. In questi giorni l'Inail ha pubblicato i dati sugli infortuni e sulle malattie professionali nel 2021: gli infortuni sono stati 555.236 con una parte importante con conseguenze di menomazione definitive. Infortuni mortali sono stati 1221. Riguardo le denunce di malattie professionali sono state 55.288, +22,8%.

I dati presentati dall'assessore regionale Riccardi, alcuni giorni fa, riferiti al 2019, sono drammatici. Sottolineo che le malattie sono la conseguenza dell'esposizione sul lavoro, non sono infettive, e colpiscono una classe sociale: i lavoratori. Ricordo che queste, si vengono a conoscere solo dopo, quando sei in pensione, molte volte sono di difficile dimostrazione del collegamento tra il lavoro e la malattia, la storia dell'amianto è emblematica. In questi dati non sono calcolati i lavoratori dello Stato, quelli in nero, cioè non in regola e i lavoratori delle partite Iva. Si può calcolare un altro 30%.

Non sono sufficienti i corsi sulla sicurezza per i lavoratori, quando non vengono rispettate le leggi e gli accordi con il sindacato. Importante l'aumento di organico degli ispettori del lavoro per i controlli, però sono ancora insufficienti. I dati sopraindicati vanno letti in rapporto al periodo di emergenza Covid e poi nel dopo emergenza con la ripresa produttiva, di transazione ambientale e di scontro senza regole per accaparrarsi il potere mondiale. Queste tematiche non possono rimanere di competenza solo del sindacato, devono diventare una questione sociale.

I lavoratori sono persone, sempre. Primo maggio festa del lavoro tutto l'anno, non a queste condizioni. Per i lavoratori, Primo maggio dell'unità. Di fronte a queste problematiche non è possibile difendersi in modo individuale, rivendicare i propri diritti, la propria dignità, il riconoscimento professionale. E indispensabile uno strumento come il sindacato, da loro liberamente scelto, che li rappresenti sul lavoro e poi in pensione, che sostenga le legittime esigenze e necessità, con una visione generale. E indispensabile un patto con le forze politiche, con le istituzioni per trasformare in scelte politiche di visione.

Primo maggio, che l'unità di oggi diventi di ogni giorno, sulla base di 2-4-10 punti comuni. SuLl lavoro, i diritti, la dignità' la Costituzione, il futuro, ogni giorno diventi il Primo maggio di tutte le forze progressiste.

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