Le poesie di Igo Gruden nel lager di Visco, «storia del campo dimenticata»

Le poesie di Igo Gruden nel lager di Visco, «storia del campo dimenticata»

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Le poesie di Igo Gruden nel lager di Visco, «storia del campo dimenticata»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 17 Giu 2023
Copertina per Le poesie di Igo Gruden nel lager di Visco, «storia del campo dimenticata»

Ieri sera il ricordo del poeta sloveno, internato nel campo fascista nel 1943. L'appello di Tassin, «qui creare un campus della pace».

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“Quando ti presi al seno non ti potei dar niente, piangesti un’altra volta. (…) piangesti l’ultima volta, si chinò su di te la morte, una fitta mi strinse il collo. Per me fosti il sogno di un fiore, bambino mio adorato, morto dai prati del sol dove andasti, congiungici insieme o morte, per sempre a dormir nella tomba”. Queste sono le toccanti parole della poesia “Ballata del bambino” di Igo Gruden, noto poeta sloveno nato ad Aurisina che ha varcato molti campi di concentramento durante il secondo conflitto mondiale.

Ieri sera, in un gremito oratorio parrocchiale di Visco, il suo ricordo e quello del campo di concentramento dalle parole di Ferruccio Tassin e Ivan Vogrič, che hanno curato la pubblicazione “Sognando la libertà – Poesie di Igo Gruden dal campo di Visco – 1943”, edito dalla Editrice Goriška Mohorjeva družba, accompagnati da Peter Černic e moderati da Erika Jazbar. Ad accompagnare la presentazione alcuni momenti musicali curati da Aljoša Saksida con alcune canzoni composte sui versi che lo stesso Gruden scrisse a Visco e tra di esse proprio Visko. A curare la traduzione la dottoressa Martina Clerici.

La manifestazione è stata promossa dall'Associazione internazionale vischese “Terre sul Comfine”, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Slovenia a Roma e con l’adesione di numerose associazioni culturali italiane e slovene. Una presenza di sole sei settimane, quella di Gruden nel campo friulano, durante le quali non mancarono le composizioni poetiche, diciannove delle quali, appunto, sono raccolte all’interno del volume. A Peter Černic l’introduzione e la presentazione della casa editrice, che quest’anno festeggia proprio il secolo dalla fondazione, “nata e vissuta all’interno dell’ambiente ecclesiastico".

Realtà "grazie al quale poté proseguire nella pubblicazione di opere e nella divulgazione della lingua e della cultura slovena nonostante i divieti imposti dal fascismo - così Černic - La letteratura ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale per il mantenimento della cultura, della conoscenza storica e degli eventi soprattutto alle nuove generazioni”. Un campo, quello di Visco, “ingiustamente dimenticato durante la storia e ancora oggi”, così Ferruccio Tassin che ha voluto ribadire la dedica del libro a Boris Pahor, che ha citato Visco nel suo “Triangoli rossi”.

“Attualmente dei 120mila metri quadri della caserma, solo 70mila sono sotto la tutela dei beni culturali – ha proseguito Tassin – e bisogna lavorare per creare un campus della pace e un centro di documentazione, così come proposto da Pahor”. Un percorso lungo ma che ha raccolto il plauso dei presenti: “Qui dentro sono stati rinchiusi duecento bambini e, per fortuna, nessuno di essi è morto. Questo perché vi hanno passato un solo inverno”. Mentre, tornando alla proposta di recupero del sito, “la Regione ha stanziato 20mila euro per uno studio sull’ex campo di concentramento mentre quello presentato è stato redatto sull’ex caserma”.

A Ivan Vogrič la biografia del poeta, nato ad Aurisina nel 1893 e morto nel 1948: il 14 marzo 1943 egli varcava le porte del campo di Visco “nel quale, attorniato da una decina di amici intellettuali, riuscì a festeggiare il cinquantesimo compleanno. Fatto che, scoperto, gli costò il trasferimento in un'altra struttura vicino Padova. “Le sue poesie – ha descritto lo studioso – raccontano di internati, di incontri e di emozioni, di testimonianze. Così come le lettere, soprattutto quelle più intime passate di nascosto fino alla sua fidanzata a Lubiana”.

Vita e opere all’interno di un campo ancor oggi dimenticato e per il quale il percorso di valorizzazione è, burocraticamente ma spesso anche progettualmente, lungo e tortuoso. Alla memoria, intanto, la letteratura poetica di una visione tragica ma carica di speranza per il futuro: alle istituzioni il compito di mantenerla viva.

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