La poesia bisiaca trionfa a Verona, secondo premio per Sergio Gregorin

La poesia bisiaca trionfa a Verona, secondo premio per Sergio Gregorin

A Legnago

La poesia bisiaca trionfa a Verona, secondo premio per Sergio Gregorin

Di I.B. • Pubblicato il 29 Ago 2022
Copertina per La poesia bisiaca trionfa a Verona, secondo premio per Sergio Gregorin

Sergio scrive da anni, usa il dialetto che sente essere la lingua dell'anima e tocca scariati temi, ma il ricordo è uno di quelli che ritorna spesso e che caratterizza sia momenti dolci che altri più impegnati.

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Era il 2013 quando Sergio Gregorin aveva ricevuto un terzo premio al Concorso per poesia in dialetto veneto promosso dalla Fondazione Fioroni di Legnago, in provincia di Verona, con la poesia “Batar forment”. A distanza di nove anni torna sul podio con un ottimo secondo posto.

La giuria, composta da parte del direttivo della Fondazione, da poeti, da un crtitico letterario e da un docente di lettere, ha giudicato meritevole appunto questo testo del poeta bisiaco che tratta temi di stretta attualità, con un collegamento al passato. La poesia, infatti, parla di immigrazione, della risposta delle persone all'immigrazione e della storia della terra bisiaca e dei suoi abitanti nel momento in cui loro emigravano.

Sergio scrive da anni, usa il dialetto che sente essere la lingua dell'anima e tocca scariati temi, ma il ricordo è uno di quelli che ritorna spesso e che caratterizza sia momenti dolci che altri più impegnati.

La premiazione avverrà domenica 4 settembre al Museo Fioroni di Legnago dove, dunque, la parlata bisiaca troverà modo di esprimersi. Soddisfazione per il protagonista che, tra l'altro, vedrà presentato a breve un suo volume di poesie inserito nella collana seguita dal CCM di Ronchi dei Legionari “Farina fina”.

Di seguito il testo con cui ha vinto il secondo premio.

Oci negri

Restemo zidini
se oci negri tal scur
slonga roba par dò schèi

Restemo zidini
se ‘na imigrazion
zòvina e poreta

zerca ‘n mei logo
par vivar, par cressar,
par murir

Restemo zidini
se cui oci del tenp
vedèmo le unbrìe

dei nostri veci
talpassar tere foreste
a zercar de vivar mei.

Foto di Fabio Bergamasco.

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