«Abbiamo riportato Arduino a casa». Redipuglia scopre due Pietre d'Inciampo

«Abbiamo riportato Arduino a casa». Redipuglia scopre due Pietre d'Inciampo

L'evento

«Abbiamo riportato Arduino a casa». Redipuglia scopre due Pietre d'Inciampo

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 27 Gen 2022
Copertina per «Abbiamo riportato Arduino a casa». Redipuglia scopre due Pietre d'Inciampo

La cerimonia per i due deportati che non fecero mai ritorno a casa, Arduino Trevisan e Sergio Marcuzzi alla presenza della delegazione da Scandicci.

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Da Scandicci a Redipuglia, tornando a casa per ricordare chi, dai campi di concentramento, non fece più ritorno. Questo il viaggio compiuto da Barbara Trevisan per ricordare lo zio, Arduino Trevisan, deportato al campo di Leonberg dal quale non fece mai ritorno. Un dolore che, in quel periodo, ha coinvolto numerose famiglie e che si è ripercosso nella vita familiare. “Mio padre avrebbe voluto riportare a casa i resti del fratello, cosa impossibile dal momento che era stato gettato in una fossa comune. Ma la pietra di oggi gli consente di farlo tornare a casa”. Così Barbara, attorniata da parenti, familiari, associazioni del paese ma anche da una delegazione del comune di Scandicci dove vive.

Barbara, stella della pallavolo, ha intrapreso nel 2010 un percorso alla ricerca della storia della propria famiglia, per ricostruire il passato e capire le proprie radici. Ne è nato un viaggio sulle tracce del padre e dello zio negli anni bui delle deportazioni. Anche loro con il triangolo rosso, anche loro, su due strade diverse ma ugualmente ferrate, verso un destino che sarebbe stato comune. Ma Arduino era riuscito a ritornare. Con difficoltà aveva cercato di nascondere le ferite che non erano mai andate via. E che erano ritornate a bruciare quando la figlia Barbara aveva intrapreso le proprie ricerche storiche. Culminate con la posa delle pietre di oggi non senza un’evidente commozione da parte dei familiari.

Al civico 112 di Via Terza Armata a Redipuglia ora riposa la memoria di Arduino Trevisan mentre di fronte alla lapide dei caduti per la Libertà anche Sergio Marcuzzi. Una cerimonia toccante alla presenza del sindaco, Cristiana Pisano, e dell’omologo di Scandicci, Sandro Fallani, accompagnato dall’assessore alla Cultura e alla Memoria, Claudia Sereni.

“Anche con il periodo Covid è necessario ricordare e tramandare la memoria – ha ricordato Pisano – come abbiamo fatto anche per il 25 aprile. Eravamo in tre ma c’eravamo”. Il sindaco ha espresso la necessità di guardare ai giovani e alle scuole “con ancora più attenzione.”.

Le ha fatto eco il primo cittadino toscano: “Non è solo un dovere della memoria ma anche civico, per ricordarci che siamo tutti cittadini europei”. Il ricordo di Fallani è andato anche alle elezioni del Presidente della Repubblica. “Spero – ha concluso Fallani – che chi venga eletto sia il Presidente di tutti”. 

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