Il progetto
Pieris, il murales che chiede un linguaggio più consapevole e rispettoso. Il pensiero di ragazzi e ragazze

Partendo dal 'Manifesto della comunicazione non ostile' i professionisti hanno ascoltato i giovani su quali fossero per loro le parole ostili e quelle gentili parlando anche di conseguenze.
Quando si dice “bisognerebbe ascoltarli”, il risultato è questo: un murales di quasi 5 metri di altezza per 2,5 di larghezza all’interno dei corridoi della scuola secondaria di primo grado di Pieris. Un murale che colora, ma che fa soprattutto riflettere sul significato delle parole e sul loro ruolo nella vita di una persona. È Wallme3, realizzato grazie alla stretta collaborazione che, ormai da più di tre anni, caratterizza il rapporto tra il Centro giovani di Pieris (Servizio del Comune di San Canzian d’Isonzo gestito dalla Cooperativa Murice di Gorizia) e la scuola. Anche quest’anno il progetto WallMe ha trovato “la sua carta bianca” tra i corridoi, portando una ventata di colore fresco. Un progetto inserito in OnTheRoad, progetto della Cooperativa LeSerre di Udine con finanziamento dal Dipartimento per le politiche della famiglia e realizzato all’interno della Scuola secondaria di primo grado di Pieris.
Grazie alla docente di arte Rosella Virgin, l’educatrice e designer Claudia Cantarin, rappresentante della Cooperativa Murice, e il writer Andrea Antoni alias StyleOne, ragazzi e ragazze hanno partecipato a una serie di laboratori pomeridiani per accompagnare gli alunni, una quindicina, nel mondo della Street art e dell’arte, ma soprattutto avvicinarli alla tematica di quest’anno. Partendo dal “Manifesto della comunicazione non ostile”, redatto da Parole O_stili con l’intento di promuovere una cultura del linguaggio più consapevole e responsabile, i professionisti hanno ascoltato i ragazzi su quali fossero per loro le parole ostili e quelle gentili, concentrandosi inoltre su quali su quali potessero essere le conseguenze su chi le riceve. Da questo confronto sono nate alcune riflessioni che hanno portato alla creazione delle prime bozze e poi alla vera e propria realizzazione del disegno sul muro. Scotch carta, pennelli, colori, guanti e vasetti sono stati gli strumenti che hanno accompagnato gli studenti in questa opera faraonica che, auspicabilmente, potrà stimolare anche i loro compagni di scuola coetanei e futuri, e perché no, dei docenti, a una riflessione sull’uso delle parole.
«Troppo spesso, ultimamente, sento i ragazzi usare le parole senza dare loro il vero significato, in modo leggero e provocatorio che, se da un lato è tipico dell’età dell’adolescenza, dall’altra li rende potenti di armi pesantissime. Progetti come questo servono per fermarsi e capire, prendere tempo e fare un esercizio di empatia, mettendosi nei panni dell’altro e acquisire la consapevolezza che l’idea che le parole non producano ferite visibili è solo un’illusione», così Claudia Cantarin, educatrice del Centro di Aggregazione di Pieris e professionista incaricata del progetto. Il murale aspetta ora una degna inaugurazione come sarebbe dovuto alle vere opere d’arte.
«Sono molto contento che nel progetto artistico i ragazzi abbiano deciso di sviluppare questi importanti temi, dimostrando una notevole sensibilità», così Mattia Piemonte, assessore allo Sport e alle Politiche Giovanili del Comune di San Canzian d'Isonzo. «Oggi più che mai, nell'epoca dei social, del post-pandemia e dell'intelligenza artificiale, bisogna ascoltare questi ragazzi e fornire loro gli strumenti più adatti per costruirsi un futuro sano e sereno», conclude.
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