Pedalare alla scoperta di Gorizia, «vogliamo una pista sicura»

Pedalare alla scoperta di Gorizia, «vogliamo una pista sicura»

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Pedalare alla scoperta di Gorizia, «vogliamo una pista sicura»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 22 Ott 2023
Copertina per Pedalare alla scoperta di Gorizia, «vogliamo una pista sicura»

L'appello è per un percorso ciclabile che possa svolgersi senza interruzioni, e soprattutto con un percorso relativamente privo di rischi.

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Sulla falsariga dell’esempio di Brescia e Bergamo – capitali italiane della cultura di quest’anno - il comitato per la pista ciclabile di Go!2025 propone la realizzazione di una “ciclovia della cultura” che dalla stazione centrale raggiunga la piazza Transalpina, attraversando i centri nevralgici della città di Gorizia. Si è svolta puntando a quest’obiettivo, la pedalata di domenica partita dalla stazione ferroviaria di piazzale Martiri della Libertà e conclusasi sul confine tra Italia e Slovenia, con un bel sole a rallegrare il percorso. “Siamo un gruppo di persone che si battono per difendere l’idea della ciclabile in sede propria, in strada, che è ormai una realtà consolidata in tutte le città” dichiara Marko Marinčič del comitato.

Un percorso ciclabile che possa svolgersi senza interruzioni, e soprattutto che sia in grado di offrire un percorso relativamente privo di rischi. “Chiediamo solo due cose: continuità e sicurezza. Sui controviali ci sarebbe continua interruzione a ogni isolato”. La regione ha adottato il proprio biciplan fornendo a ciascun comune le coordinate relative alla realizzazione. Attuazione che – secondo i tecnici – nell’ipotesi di compimento sui controviali comporterebbe maggiori rischi e un tasso di incidentalità maggiore del 3,8% e dell’11% rispetto al percorso in strada. Un evento che ha seguito “un possibile tracciato della ciclabile da realizzare, a rappresentare la mobilità dolce di questa ciclovia” ha commentato Anna Cecchini.

Alessandro Puhali – presidente dell’associazione Stazione museo Trieste Campo Marzio - ha tenuto un primo intervento storico sulla stazione ferroviaria. Il gruppo si è poi diretto lungo corso Italia per fare tappa nei pressi di villa Venezia – progettata da Alessandro Pich nel 1898. Ad attenderli Davd Kožuh, storico dell’arte e curatore del museo del Lasciapassare/Prepustnica. Il quale ha illustrato ai presenti la storia delle ville goriziane e l’espansione del centro a opera dei Ritter. “Il motivo principale di questa biciclettata è far conoscere la città, un inizio per lasciare qualcosa di concreto alla capitale della cultura”, ha sottolineato Nevio Costanzo, membro del comitato.

“Una mozione presentata il 12 settembre dai due consiglieri Roberto Sartori e Andrea Picco e fatta propria dal sindaco Ziberna” – ha ricordato Anna Cecchini. Una proposta che mira a guardare oltre il 2025, affinché l’anno possa rappresentare un trampolino per il capoluogo isontino. “La mozione è stata adottata dal sindaco come gesto che possa essere un volano per qualcosa che verrà dopo” ha rimarcato Costanzo. L’invito ai cittadini è utilizzare il meno possibile l’automobile, per salvaguardare salute e ambiente. Statisticamente in auto si ritrovano 1,2 persone, per compiere uno spostamento di appena 2 chilometri.

Condividere l’auto, o spostarsi in bici, contribuisce ad abbassare i livelli di inquinanti nell’aria e il consumo di carburante. “Imparare ad andare in bici aiuta l’ambiente, il portafogli e la salute. Laddove anche i bambini – grazie alla ciclovia – sarebbero spinti a muoversi in maggior autonomia”, conclude. Il gruppo si è quindi spostato in piazza Vittoria, per approfondire con Diego Kuzmin l’architettura urbana dell’area centrale. “L’iniziativa si ricollega al convegno di venerdì 27 ottobre, che si terrà presso la sala Incontro di San Rocco – sottolinea Cecchini -. Un convegno transfrontaliero, per cui abbiamo invitato anche i due sindaci”. Il gruppo ha proseguito lungo via Ascoli, per fare tappa alla sinagoga. Dove Andrea Bellavite ha narrato la storia del tempio ebraico e del ghetto in cui è stato eretto.

“Il percorso è parte della rete ciclabile presente nel piano del traffico degli anni 2000 – racconta l’architetta Fabia Cabrini - Ed è il tratto più simbolico per la città. Già all’epoca si stava cercando di ridurre le auto per migliorare la qualità dell’aria e contribuire a pesare in misura minore sulla questione energetica. È parte di un tracciato già esistente, che non è stato fatto. Nessuno vorrebbe che piazza Vittoria tornasse a essere un parcheggio come vent’anni fa. I cittadini sono riusciti a trasformare la zona in area pedonale. La galleria Bombi è stata chiusa al traffico. C’era stato un conflitto fra una parte dei cittadini e l’allora sindaco Romoli".

"Alla fine, è stata presa la decisione di chiuderla. In politica ci vuole coraggio. La stessa Nova Gorica sta lavorando molto, sui percorsi pedonali e ciclabili, mentre Gorizia non si è ancora aperta, a quest’idea. Con questa biciclettata vogliamo sollevare un dialogo. Confrontiamoci. Quando due tre anni fa è stata attuata una sperimentazione in corso, è nata male, non poteva convivere con la realtà del traffico”. Su questo aspetto sarà possibile discutere durante la serata del 27 ottobre, quando l’architetta illustrerà il disegno della pista fatta nei primi anni 2000.

Un percorso che prevede una fila di parcheggi, un senso unico e uno spazio per la pista ciclabile. “Il numero degli abitanti di Gorizia è diminuito, per cui lo studio è ancora valido. Si propone come in origine, quando era stato previsto un senso unico su via duca d’Aosta e su corso Italia, due vie che hanno numerose strade laterali. I controviali del corso devono essere lasciati liberi per i caffè e le fiere. Mettere le piste nei controviali significherebbe fermarsi di continuo, invece così non ce n’è bisogno. Il futuro è questo”, conclude Cabrini. I ciclisti si sono spostati infine in piazza Transalpina, dove hanno approfondito la storia della stazione di Nova Gorica insieme a Matjaž Marušič, del consorzio per la ferrovia transalpina.

Quest'ultimo ha ricordato come - prima dell’ingresso della Slovenia in Europa nel 2004 – in luogo della piazza ci fosse solo una strada. Con lo stato austroungarico venne costruita una ferrovia nel nuovo quartiere progettato da Max Fabiani. “Si partiva per Vienna, Monaco, Berlino, Amburgo, ma anche Londra. C’erano collegamenti internazionali”, racconta Marušič. I nuovi confini tracciati dalla Prima guerra mondiale videro poi sfiorire la stazione, che divenne regionale. Binari che furono anche “un righello, per Nova Gorica. Perché Edvard Ravnikar ridisegnò le strade parallelamente ai binari” ancora Marušič.

La ciclovia proposta non rappresenta una novità, ma si basa sul piano del traffico vigente. “L’incarico era stato dato dalla giunta Valenti nel 2002, e in seguito approvata dalla giunta Brancati - sottolinea Marinčič. Un piano vigente, ma non ancora attuato. Noi chiediamo solo che la ciclabile sia sicura e continua. Sul come realizzarla, nessuna soluzione viene pregiudicata”.

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