L'INTERVENTO
Paolo Mieli a Gorizia per riflettere sull’Europa di oggi: «In 5 anni abbiamo rivissuto la storia dell'Umanità»

Il giornalista ha dialogato con Ivan Portelli e Mauro Ungaro sul complesso quadro che ci circonda. «Tutto quello che stiamo vivendo porterà a un’epoca di grande salto per l'uomo».
Ieri sera il Kulturni Center Lojze Bratuž di viale XX Settembre a Gorizia ha ospitato il giornalista e saggista Paolo Mieli, che ha dialogato insieme a Mauro Ungaro direttore di Voce Isontina, e Ivan Portelli, presidente dell’Istituto di Storia Sociale e Religiosa. Il loro intervento rientrava nella rassegna “Europa, culture in dialogo. Superare i confini per essere Capitale di una Cultura europea”promossa dalla Chiesa di Gorizia all’interno della Capitale europea della Cultura – Go!2025.
Mieli ha voluto intrattenere con i presenti un dialogo familiare, riflettendo con personale sincerità sul tema della cultura e sull’odierna situazione dell’Europa. «L’Europa si trova oggi in una situazione di debolezza politica» come ha definito Portelli, ma Mieli ha affermato che considera personalmente «una fortuna vivere in un periodo come questo». «Non pensiate che io assista senza dolore a ciò che accade nel mondo – cercando di non apparire cinico, Mieli ha così intavolato il suo discorso – c’erano però dei problemi latenti nella nostra vita che avevamo dimenticato. Il primo è stato la fine della guerra fredda: una guerra finita con la caduta dell’Urss su se stessa; un’Europa che ha tentato di ricostruirsi a ridosso di questi avvenimenti» spiega. «Dopo due guerre mondiali d’incanto l’aria è cambiata e non c’è stato lo spazio per prendere consapevolezza di noi finché Dio ci ha mandato prima la pandemia e poi le guerre e allora ci siamo dovuti risvegliare».
«Dal 2020 a oggi a ognuno di noi si è dovuto singolarmente di rivivere la storia dell’umanità: siamo stati obbligati, con uno shock iniziale a cominciare una nuova vita». Così, dunque, sembra che l’Europa si trovi di nuovo a vivere come negli anni ’30, quando la guerra, seppure in sordina, era in realtà già iniziata. «La gente viveva come noi, perché l’inizio della seconda guerra mondiale fu molto lento: una parte dell’esteriorità sapeva che si stava vivendo una cosa enorme, un’altra vedeva la vita scorrere come tutti i giorni». Qui arriva, secondo Mieli, la parte cinica, perché tutte le volte che l’uomo si è dovuto confrontare con grandi crisi o avvenimenti come quelli che oggi affiancano la nostra quotidianità, questi si sono, infine, risolti, permettendo un grande scatto nell’umanità: si può pensare, ad esempio, al Rinascimento che ha seguito le epidemie del Trecento, o all’Illuminismo e la rivoluzione industriale nate dopo i periodi duri del Seicento. «Sembra che la vita abbia bisogno di questi condizionamenti per ritrovare se stessa e compiere il salto. Tutto quello che stiamo vivendo ci ha riportato alla realtà, coi piedi per terra, e porterà a un’epoca di grande salto nella storia dell’umanità».
La fragilità europea si è rivelata anche tramite il progressivo disimpegno americano sotto l’amministrazione Trump: ora l’Europa è sola e chiamata a farsi carico della propria sicurezza. In questo caso il riarmo promosso da Ursula von der Leyen, sostiene Mieli, non è un progetto bellico ma una strategia di deterrenza: armarsi per non dover mai usare le armi, per evitare di restare disarmati di fronte a chi non ha scrupoli. Un po’ come la bomba atomica: un’arma «fondamentale che fu tristemente testata su Hiroshima e Nagasaki, ma che è stata poi il mezzo per tenere il mondo in un relativo stato di pace».
I paesi più preoccupati della minaccia russa e quindi anche i più favoreggi al riarmo, sono quelli che hanno sperimentato il comunismo. «I russi aggrediscono un piccolo pezzo di terra per vedere la capacità di resistenza del paese. Quando questa viene meno avanzano per prendere un altro pezzo. Oggi quello che i paesi più consapevoli immaginano è che qualcosa del genere possa accadere in Polonia o paesi baltici» spiega Mieli. E cosa succederebbe, infatti, nel caso di un’aggressione a un piccolo Paese come la Lituania? Per i russi sarebbe una messa alla prova dell’articolo 5 della NATO, che prevede che ogni Paese aderente al trattato debba intervenire se un’altro viene attaccato. La risposta è quasi prevedibile: i paesi più lontani e meno toccati dalla questione non interverrebbero. «Come ci siamo comportati nella guerra dei Balcani? – domanda Mieli – Abbiamo aspettato gli aerei americani. Lì si è vista l’Europa nella sua versione peggiore».
Ora che l’Europa è sola si trova anche più divisa: prima c’era il comunismo, ma dopo di quello non c’è più stata alcuna meta. Nessuna costruzione di una società, sempre pensando che ci sarebbero stati gli USA a costruire qualcosa, come a dire «ci penserà papà a riempire le mie carezze e le mie debolezze». Adesso che l’Europa è “senza padre”, «la Germania è l’unico Paese che può unificarla – afferma Mieli – per la sua forza, l’indole e il carattere». La Germania, nata dieci anni dopo il Regno d’Italia, nel 1871, «ha provato a unificare l’Europa con la forza per due volte provocando due guerre mondiali. Dopo un decennio dalla caduta del muro era di nuovo già in grado di riunificare l’Europa». Nonostante gli scetticismi e le paure della vittoria dei neo-nazisti o dell’eventualità di nuovi autoritarismi, la Germania è l’unica «locomotiva» davvero in grado di trainare l’Unione. «Io preferisco avere una Germania a guida dell’Europa – dichiara Mieli, perché questa può – concepire un futuro e renderci una parte moderna come ciò che sono stati gli USA per sessant’anni».
Il quadro attuale, come già definito in apertura all’incontro è complesso e apparentemente grigio. Mieli però ha esortato i presenti a «fare l’impossibile per mettere i vostri figli e nipoti in condizione di vivere con uno spirito aperto e proiettato verso il futuro». Così conclude «non dovete dare loro un senso di cupo pessimismo che viene da ciò che vedete in tv, ma un senso di rassicurazione. Questo periodo ci obbliga a sciogliere i grumi che abbiamo dentro di noi, per affrontare il futuro».
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.


Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
