L'operazione
Le opere dello scultore e pittore Aristide Marcozzi acquisite dal Consorzio Culturale del Monfalconese

Il Consorzio Culturale del Monfalconese ha aggiunto alle proprie collezioni 160 quadri, 281 disegni, 2 sculture e circa un centinaio di tavole di progetti e documenti vari.
Il Consorzio Culturale del Monfalconese ha acquisito la raccolta di opere realizzate dal pittore e scultore Aristide Marcozzi, monfalconese di adozione, in seguito alla donazione dell'erede Laura Cauzer. Si tratta di 160 quadri, 281 disegni, 2 sculture, circa 100 tavole di progetti e vari documenti. Per il CCM si tratta di un ulteriore passo del percorso di salvaguardia e valorizzazione dell'arte del Novecento avviato già con l'acquisto e il restauro delle tele di Vito Timmel, oggi esposte al MuCa di Monfalcone. E' inoltre un'azione coerente con lo studio, in cui il CCM è pure impegnato da tempo, dell'arte gravitante attorno alle esperienze legate alla Permanente Forcessini di Monfalcone, punto di riferimento ed elaborazione durante gli anni ’50 e ’60 dello scorso secolo per un nucleo di artisti del territorio, di cui Marcozzi faceva parte. Il Consorzio conserva infatti il Fondo archivistico di Bruno Punter, nel 2019 ha realizzato nella Galleria comunale d'Arte contemporanea di Monfalcone la mostra monografica su Armando Depetris "A bassa voce" e quest'anno collaborerà alla realizzazione di una rassegna sul pittore Pino Furlan. A gennaio del 2020 il CCM ha infine organizzato un convegno dedicato all'arte isontina del '900 dal titolo "Le carte dell'Artista. Prospettive di ricerca e valorizzazione degli archivi artistici dell'Isontino" i cui atti saranno disponibili a breve.
La donazione concretizzatasi in queste ultime settimane nasce dal desidero dell'erede e nipote di Aristide Marcozzi, Laura Cauzer, di salvaguardare e valorizzare il lascito artistico dello zio. "Nel 2020 sono entrata in contatto, tramite Loredana Depetris, con l’esperto di storia dell’arte Luca Geroni, che quindi mi ha indirizzato verso il Consorzio culturale”, spiega Laura Cauzer, unica erede delle opere per decisione della moglie di Aristide Marcozzi, Franca Fornaro, scomparsa nel 2017. “In 17 anni dalla scomparsa dello zio non aveva toccato nulla nello studio in cui lavorava, nel palazzo in cui abitavano, nel centro di Monfalcone”, spiega la nipote. Aristide Marcozzi nasce a Padova nel 1926, ma già nel 1932 è con la famiglia nella sua città d'adozione Monfalcone. Il padre era amministratore della tenuta agricola Bennati a San Canzian d’Isonzo e la famiglia abitava in un grande appartamento nel palazzo d’angolo dove ora si trova la filiale Unicredit, a pochi passi dalla piazza principale della città. Uno spazio divenuto luogo d’incontro con gli amici con cui condivideva la passione per l’arte, nata, come raccontava alla nipote, nelle visite ai nonni materni a Venezia, e tale da portarlo a qualche furterello di colori nelle drogherie della città.
Già dagli anni Quaranta Aristide Marcozzi inizia a esporre i suoi quadri in mostre collettive tra Trieste, Padova e il territorio isontino. Nel 1949 si laurea in architettura a Venezia, sede di formazione e confronto anche pittorico grazie alla frequentazione delle edizioni della Biennale curate da Rodolfo Pallucchini. La prima mostra personale è del 1951 alla Permanente Forcessini di Monfalcone centro vitale dell'arte isontina che in quegli anni diviene in punto di riferimento di una giovane generazione di artisti tra cui Armando Depetris, Pino Furlan, Orlando Poian e lo stesso Marcozzi. Assieme a loro una cerchia di intellettuali tra cui il poeta Sergio Miniussi, che intesserà una profonda amicizia con Marcozzi, e il critico Bruno Punter, penna di riferimento del gruppo. L'arte del monfalconese di adozione raggiunge i primi consensi nei primi anni Cinquanta, quando viene selezionato per mostre e concorsi di livello nazionale a Terni, Roma, Trieste, Valdagno o San Marino.
“La sua pittura negli anni Cinquanta è dominata da un colore fortemente materico intriso però di una certa cultura barocca - spiega Luca Geroni - e proprio al Barocco di De Chirico rimanda anche la tavolozza autunnale, scurita probabilmente in chiave mitteleuropea. Il critico Bruno Punter sottolineò l’espressionismo tutto di colore e di pennellata e Marcozzi sostanzialmente non abbandonò più questa vena artistica, lasciandosi tentare anche dal surrealismo e dal simbolismo”. Con questo bagaglio di esperienze si affaccia a una svolta personale e artistica vissuta assieme all'amico Miniussi, di cui illustrerà le liriche. Dal 1957 infatti si reca a Parigi alla ricerca di nuova linfa per la sua ricerca pittorica, sostenendosi grazie a collaborazioni con studi di architettura e di grafica pubblicitaria. A Parigi intesse rapporti con alcune gallerie che espongono i suoi quadri. Chiusa la parentesi parigina nel 1962 Marcozzi rientra in Italia per lavorare prima all’Enciclopedia Motta, curando le voci relative ad architettura e arredamento, poi a Udine nello studio dell’architetto monfalconese Ezio Missio e quindi aprire a Palmanova, alla fine dei Sessanta, una società specializzata negli arredi d’interni con il fratello. Abita a Monfalcone con la moglie, sposata nel 1969, e riprende l'attività espositiva solo a metà anni Settanta in diverse rassegne d'arte in regione. Muore a Gorizia il 18 gennaio del 2000. Nel 2003 la città di Monfalcone gli dedica una mostra retrospettiva nella Galleria comunale d'Arte contemporanea di Monfalcone, curata da Andrea Bruciati.
Il CCM ora procederà alla catalogazione del Fondo Marcozzi e alla riproduzione fotografica dei disegni in vista di una prossima valorizzazione dell'artista nell'ambito dello studio e ricerca già avviati sulle esperienze gravitanti attorno alla Permanente Forcessini e con il convegno dello scorso anno. “E’ un ulteriore tassello del percorso di conservazione e valorizzazione del lavoro degli artisti locali - afferma il presidente del CCM Davide Iannis - che si inserisce inoltre in un progetto espositivo condiviso con l'amministrazione comunale di Monfalcone che vede nella Galleria comunale d’Arte contemporanea la presenza di esponenti di rilievo internazionale e di pittori che hanno vissuto ed operato nelle nostre comunità”. Un’azione quella svolta dal CCM che offre inoltre a operatori culturali del territorio opportunità di confronto e crescita professionale con positive ricadute economiche locali.
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