nova gorica
Omaggio a Ljubka Šorli, poetessa della ribellione, della speranza e dell’amore
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Nella Galleria Frnaža a Nova Gorica, fino al 28 febbraio, si potrà riscoprire l'anima poetica e la vita dell'importante figura letteraria slovena.
La partecipazione all’inaugurazione della mostra fotografica e documentale in ricordo di Ljubka Šorli (1910-1993) è stata, ancora una volta, testimonianza di quanto sia vivo il suo ricordo. Una poetessa di grande sensibilità, che nella vita ha vissuto inenarrabili sofferenze causa la persecuzione fascista, ma la cui voce non ha mai proferito parola di odio e di vendetta. In occasione della Giornata della cultura slovena, nella Galleria Frnaža a Nova Gorica, la Comunità locale di Nova Gorica, in collaborazione con la locale Associazione Slavisti, il Centro scolastico Nova Gorica e la Casa per anziani Gradišče, ha dato vita ad una mostra sulla vita e l’opera di Ljubka Šorli. Il titolo della mostra "Ljubka Šorli fra di noi”.
Anima dell’iniziativa è Melanija Kerševan, che già in occasione dell’inaugurazione del busto sulla Erjavčeva ulica, il 26 aprile 2013, aveva curato una mostra analoga. Allora è stato concordato che nel trentennale della morte, a dieci anni dalla collocazione del busto e in concomitanza con la ristrutturazione della galleria, avrebbero ricordato la figura della poetessa con una mostra sulla sua vita e il suo percorso creativo: nel mese di febbraio, che potremmo definire il mese di Bratuž.
Dai pannelli esposti alle pareti possiamo veder scorrere la vita della poetessa: bambina prima, poi fanciulla spensierata nella natia Tolmino, e ancora, le immagini della profuganza a Jesenice quando, lungo l’Isonzo, imperversava cruenta la Prima guerra mondiale. Ci narrano, i pannelli, dell’incontro con Lojze Bratuž, coronato con il matrimonio nella chiesa di Tolmino e di momenti della loro vita insieme, a Gorizia.
Breve è stato il tempo in cui ha potuto godere della felicità di sposa e di madre dei figlioletti Lojzka e Andrej. Sulla vita di Lojze e Ljubka si calò ben presto la pesante mano omicida delle camicie nere. Lojze Bratuž, musicista, dirigente di coro, organista, il giorno di Santo Stefano, nel 1936, dopo la messa a Piedimonte, venne trascinato alla sede del fascio e costretto a bere una mortale miscela di olio e benzina. Morì dopo indicibili sofferenze il 16 febbraio del 1937. Per Ljubka Šorli ebbe così inizio un terribile calvario.
L’anno 1943 fu portatore di nuove sofferenze quando, dapprima la madre poi la sorella Marica, furono portate in internamento. A Ljubka Šorli toccò uguale destino. Il primo di aprile, infatti, la Banda Collotti irruppe nella sua casa in via Foscolo a Gorizia arrestando lei e Cilka, la donna che l’aiutava nell’accudire alla casa. I piccoli rimasero per tre giorni soli, con le camicie nere, fino quando al fratello di Lojze, Jožko, grazie all’intercessione del vescovo, fu permesso di prenderli con sé. Questo terribile episodio è descritto da Andrej Bratuž (1936-2011) in un compito in classe di italiano.
Il quaderno è stato trovato di recente nel garage della famiglia, in via Foscolo, dalla nipote Vera Tuta che, in occasione dell’inaugurazione della mostra, lo ha affidato alla responsabile della Biblioteca Nazionale e degli studi di Trieste e Gorizia, Martina Humar)
Durante la sua lunga Via Crucis a Ljubka Šorli furono inflitte, per mano di Collotti ed i suoi seguaci anche terribili torture fisiche, in via Bellosguardo a Trieste, oltre all’internamento nel campo di Sdraussina dove rimase rinchiusa fino all’8 settembre del 1943. Da qui il rientrò nella natia Tolmin dove si dedicò all’insegnamento, da sempre un suo sogno. La madre possedeva un negozio quindi Ljubka venne indirizzata verso una scuola commerciale, ma quando a Tolmino iniziarono a tenere corsi di sloveno per maestri alcuni conosciuti relatori come Anton Kacin e Vinko Belicic, al fine di affinare la propria lingua, non esitò ad iscriversi.
Dopo la liberazione, non essendo ancora funzionanti i mezzi di trasporto, Ljubka si recò tutti i giorni a Gorizia in bicicletta per frequentare un corso di sloveno. Il corso le aprì la strada per l’insegnamento. Si dedicò dapprima ai bambini delle montagne di Tolmino quindi, al rientro a Gorizia, nel 1946, divenne dapprima segretaria presso l’Istituto magistrale con lingua di insegnamento slovena, quindi, chiese le venisse affidato il ruolo di maestra. Insegnò dapprima a Števerjan-San Floriano e poi in diverse scuole del Goriziano, da Ronchi-Vermegliano, a Mirnik e Škrljevo.
Nel 1967, quando venne bandito il concorso per maestri di lingua slovena, ottenne il ruolo di insegnante nella scuola elementare di via Randaccio, dove rimase fino al pensionamento. Nel mentre creava poesie. Ne scrisse oltre mille, raccolte in sei quaderni.
Tornando alla mostra, un pannello raccoglie le sillogi delle sue poesie, pubblicate in lingua slovena fin dal 1957, quelle dedicate al marito, quelle dedicate ai bambini, pubblicate dal Pastirček di cui fu redattrice per 40 lunghi anni. Ci si può, inoltre, rendere conto dei prestigiosi riconoscimenti ottenuti, fra i tanti, quello del Papa Giovanni Paolo II Pro Ecclesia et Pontefice (1979). Si possono leggere le struggenti lettere scritte dopo la morte del marito, quando era rinchiusa in carcere, e quelle da lei ricevute. La scuola slovena di Ronchi porta il suo nome.
La curatrice Melanija Kerševan ha evidenziato come il ricordo della poetessa sia vivo anche a Tolmino: sulla facciata della sua casa c’è una lapide a ricordarla, un busto invece sulla casa dove visse più tardi, quando la sua mamma dirigeva il negozio (ora sede della Caritas); la tomba della famiglia Bratuž-Šorli nel cimitero di Gorizia è opera del pittore Tone Kralj. Dall’anno 2014 porta il suo nome la scuola elementare di Vermegliano.
Nella visita alla mostra ci accompagna Ljubka Šorli stessa, con i suoi scritti, le sue poesie. Filo conduttore l'intervista radiofonica alla poetessa su Radio Trst A a cura di Marija Češčut, avvenuta fra il 14 ottobre e il 9 dicembre 1975. L'intervista è stata pubblicata negli annali «Colloqui del cuore, Nova Gorica, 2002”. Vera Tuta Ban ha ricordato con parole sentite la figura della zia, il suo percorso di vita, la sua poesia e il suo messaggio: Anche la sofferenza - non importa quanto essa sia grande- - può essere lenita, se si innalza il livello spirituale della propria vita. Per se stessa cercava la salvezza nella poesia e al prossimo elargiva a piene mani il tesoro che portava dentro di sé.
Vera Tuta Ban ha inoltre messo a conoscenza i presenti del progetto culturale sull’utilizzo della casa di Ljubka Šorli, vuota dalla morte della figlia Lojzka (1939-2019). Il progetto prevede che la casa dei quattro membri della famiglia Bratuž divent «Casa della poesia e della musica». Il pianoterra potrebbe essere dedicato all’accoglienza dei visitatori, dei ragazzi delle scuole, di singoli e di gruppi dove verrebbe illustrata la vicenda di Lojze Bratuž, Ljubka Šorli, Lojzka ed Andrej. A disposizione degli ospiti i loro libri, le opere, la musica… Questa parte storica della casa, così come anche il giardino sarebbero adeguati ad accogliere iniziative culturali, anche estive e serali.
La proposta è stata favorevolmente accolta dalla Repubblica di Slovenia che potrebbe acquistare l’edificio; con i contributi europei alla Regione per il progetto Gorizia-Nova Gorica 2025, invece, si potrebbe provvedere alla ristrutturazione, al fine di adeguarlo alle nuove funzioni.
Le stanze del piano superiore potrebbero essere utilizzate per ospitare per periodi più o meno lunghi artisti o studiosi che desiderassero creare o effettuare ricerche, in tranquillità, esigenza fortemente sentita negli ultimi tempi. Il progetto gode dell’attenzione delle due maggiori organizzazioni slovene in Italia: L’Unione Culturale Economica Slovena e la Confederazione delle Organizzazioni Slovene.
La nipote Vera Tuta Ban ha comunicato ai presenti, altresì, che entro l’estate vedrà la luce, presso l’Editoriale Stampa Triestina, la raccolta di poesie dal titolo Pesmice z razglednice (Poesie dalla cartolina). La famiglia possiede infatti tutta una serie di cartoline che la poetessa inviava ai nipoti Vera e Igor a Sistiana e Vojko Simčič figlio della cugina Silva Božič a Idrija. A volte veniva attratta da qualche bella cartolina esposta nella Katoliška knjigarna sul Travnik e, ispirata dal tema della cartolina, vi scriveva una poesia che inviava ai nipoti. Ce ne sono una trentina che nella raccolta saranno illustrate in modo da conservare il messaggio contenutovi. Le poesie non sono mai state pubblicate e potranno portare gioia ai bambini delle scuole elementari.
La mostra rimarrà aperta fino al 28 febbraio dalle ore 9 alle ore 15.
Traduzione dallo sloveno a cura di Aleksandra Devetak.
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