Oltre 7mila persone a Casa Rossa per i Massive Attack: un intenso spettacolo fra musica e le urgenze dell’attualità

Oltre 7mila persone a Casa Rossa per i Massive Attack: un intenso spettacolo fra musica e le urgenze dell’attualità

IL CONCERTO

Oltre 7mila persone a Casa Rossa per i Massive Attack: un intenso spettacolo fra musica e le urgenze dell’attualità

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 25 Giu 2025
Copertina per Oltre 7mila persone a Casa Rossa per i Massive Attack: un intenso spettacolo fra musica e le urgenze dell’attualità

Il gruppo di Bristol ha suonato per un’ora e mezza. Filmati d’archivio, effetti visivi e messaggi su Gaza, guerre, nuove tecnologie, potere e denaro sono stati protagonisti della performance.

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Sono passate le ore 9.30 di questo mercoledì 25 giugno e da Gorizia non è ancora giunta nessuna segnalazione su nuovi graffiti spuntati nella notte e attribuibili a Banksy. Che il famoso street artist sia un membro dei Massive Attack, dunque, non pare confermato dal concerto goriziano, ma la grande folla di oltre 7mila persone accorsa ieri sera a vederli e sentirli in piazzale Casa Rossa si è comunque portata a casa il ricordo di uno spettacolo intenso e di grande impatto.

Unica tappa nel Nordest del loro tour, il live a Gorizia del gruppo-collettivo di Bristol, attivo dalla fine degli anni Ottanta e considerato inventore a tutti gli effetti del genere trip hop, è cominciato attorno alle ore 22; in apertura, l’esibizione della giovane e peculiare cantautrice Dada’. Voci e ritmi ipnotici conditi con tappeti sonori ora fumosi e avvolgenti, ora decisi e abrasivi: questi gli ingredienti della proposta musicale guidata Robert "3D" Del Naja e Grant "Daddy G" Marshall, affiancati sul palco di Casa Rossa da altri cinque turnisti e dai loro collaboratori più iconici quali Elizabeth Fraser, Horace Andy e Shara Nelson.

Ad aprire la scaletta, dopo la proiezione di uno spot di Medici senza Frontiere, una versione quasi irriconoscibile di "In my mind" di Gigi D'Agostino, seguita subito dopo da "Risingson", uno dei brani del loro più noto album "Mezzanine". Dal disco del 1998 la band ha suonato anche altri pezzi iconici come "Inertia Creeps", "Angel" e "Teardrop", alternandoli ad altre loro composizioni e a inaspettate cover: Avicii ("Levels"), Tim Buckley ("Song to the Siren") e Ultravox (“ROckwrok”).

Ma, oltre all’intensità della musica dal vivo, a comunicare direttamente e visceralmente con il pubblico di Casa Rossa sono stati gli effetti video di sfondo a ogni brano, vero e proprio elemento protagonista della performance: filmati d'archivio, clip con effetti speciali unite in allucinati collage, ma anche frasi e messaggi rivolti direttamente agli spettatori e scritti nello stile del linguaggio informatico. Un mix dal carattere affascinante e a tratti apocalittico con il quale Massive Attack hanno voluto esplorare i meandri più tragici e disturbanti dell'attualità: dalle guerre allo sfruttamento dell'Africa per l'estrazione di terre rare, dall'effetto paralizzante delle teorie della cospirazione alla valanga superflua di notizie sul gossip, fino al lato oscuro di nuove tecnologie, algoritmi, social e a pungenti riflessioni sul potere del denaro e su cosa resta della nostra individualità in questo difficile presente.

Sui grandi ledwall del palco non sono mancate citazioni dirette a Putin, Trump e Netanyahu; su tutte la «pantomima online» del video sul "futuro" di Gaza condiviso dal presidente degli Usa e creato con l'intelligenza artificiale: una messa in scena nata «solo per farti arrabbiare ancora di più», hanno recitato le frasi sugli schermi. Ma anche a Elon Musk con i suoi esperimenti per Neuralink e alle due tragedie umanitarie in corso in Ucraina e nella Striscia, fra numerose clip d'archivio ritraenti le desolanti scene di distruzione nei due teatri di guerra, messaggi che citavano il numero di vittime fra la popolazione civile e le “cifre” del sostegno dei governi occidentali a Israele (questi ultimi, in particolare, mentre la band suonava “Safe from Harm”).

Lo spettacolo è durato all’incirca un’ora e mezza ed è stato accolto da copiosi applausi del pubblico al termine di ogni brano, nonché da alcuni fischi spontanei quando venivano proiettate frasi o immagini di alcuni dei più discussi leader politici del momento. E se anche nelle prossime ore nessuno scoprirà un Banksy tra le vie del centro o nei principali punti di confine con la Slovenia, si può comunque affermare che a Gorizia i Massive Attack hanno lasciato con decisione il loro segno.  

Foto Cinzia Lenardi

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