L'odio del fascismo contro Luigi Fogar, il vescovo del dialogo nella Gorizia del Ventennio

L'odio del fascismo contro Luigi Fogar, il vescovo del dialogo nella Gorizia del Ventennio

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L'odio del fascismo contro Luigi Fogar, il vescovo del dialogo nella Gorizia del Ventennio

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 21 Mar 2021
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Sacerdote, educatore e vescovo di Trieste e Capodistria, morì lontano dalla sua città. Il racconto di Vanni Feresin.

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Luigi Fogàr nacque a Peuma, un sobborgo della città di Gorizia, il 27 gennaio 1882. Il padre era un facoltoso agricoltore e commerciante, sostenitore del partito irredentista italiano. Frequentò le scuole elementari della Lega Nazionale promosse dai liberal-nazionali. Completò gli studi al ginnasio di Merano tenuto dai Benedettini e, nel 1903, si iscrisse da seminarista alla facoltà teologica dell’Università di Innsbruck, dimorando nel collegio dei gesuiti. Venne ordinato sacerdote nel 1907 nella chiesa dell’Università di Innsbruck.

Nel 1908, il Principe Arcivescovo di Gorizia monsignor Francesco Borgia Sedej lo nominò vicerettore del Seminario minore, insegnante nello stesso e catechista del ginnasio tedesco. Durante gli anni della Prima guerra mondiale, si rifugiò a Lubiana ospite dei gesuiti. Dopo il conflitto, si occupò con grande alacrità d’animo degli internati italiani a Graz. Nella stessa città diresse il convitto degli studenti italiani profughi. Nel 1917 si laureò in teologia all’univesità tirolese e, nel 1918, rientrò a Gorizia dove venne chiamato dalle autorità italiane a far parte del governo provvisorio della provincia isontina.

Nel 1921 rifiutò la carica di Segretario del Partito Popolare di don Luigi Sturzo e nello stesso periodo l’Arcivescovo Sedej lo nominò suo Segretario, affidandogli anche l’incarico di “padre spirituale” del seminario teologico. Nel 1922 si occupò della fondazione del Circolo Goriziano cattolico “Per crucem ad lucem” e l’anno successivo, il 14 ottobre, venne nominato vescovo di Trieste e consacrato nel Duomo di Gorizia dallo stesso Sedej. Per un contrasto con lo Stato italiano, pur essendo stato nominato dal Papa il 2 luglio del 1923, prenderà possesso della Cattedra di San Giusto solamente nel marzo del 1924 e, successivamente, di quella di San Nazario a Capodistria.

Già nel 1926, le gerarchie fasciste attaccarono ferocemente il suo operato per quanto concerneva le popolazioni slave e nel 1932 fu costretto a inviare un memoriale, nel quale descriveva i soprusi del regime nella Venezia Giulia verso i cattolici slavi. Alla fine del 1933, il Prefetto di Trieste promosse una campagna denigratoria nei confronti di Fogàr, sulla stampa locale e nazionale, reclamando l’allontamento del vescovo accusato di essere antifascista.

Il 3 gennaio del 1934, parlando non ufficialmente ai sacerdoti di Gorizia, li rimproverava dei loro atteggiamenti “non cristiani” nei confronti dei confratelli slavi. Questo discorso verrà ripreso dal regime fascista e sarà l’atto di accusa fondamentale al suo operato pastorale. Nel 1935 venne aggredito dalle squadre fasciste a Capodistria, dove si era recato a cresimare, nei mesi successivi numerose altre celebrazioni presiedute da Fogàr saranno disturbate da gruppi di fascisti e nel 1936 il cardinale Rossi gli manifestò la volontà papale di ricevere le sue dimissioni, cosa che avverrà il 29 ottobre di quell’anno.

Gli ultimi trent’anni della sua vita li passerà a Roma con il titolo di Arcivescovo di Patrasso e Canonico della basilica di San Giovanni in Laterano. Alla fine della Seconda guerra mondiale, rifiuterà la nomina a Nunzio Apostolico in Austria e Germania e anche il ritorno a Gorizia come metropolita. Morì il 26 agosto del 1971 e fu sepolto nella basilica di San Giovanni al Laterano.

Nella foto: Luigi Fogar nel gennaio 1923 (Dizionario bibliografico dei friulani/Wikipedi); cartolina del 1930 di piazza della Vittoria di Gorizia (Collezione Mischou/Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia)

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