Un nuovo fondo per la Biblioteca del Seminario di Gorizia, dono della famiglia Sgubin

Un nuovo fondo per la Biblioteca del Seminario di Gorizia, dono della famiglia Sgubin

Il gesto

Un nuovo fondo per la Biblioteca del Seminario di Gorizia, dono della famiglia Sgubin

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 10 Giu 2024
Copertina per Un nuovo fondo per la Biblioteca del Seminario di Gorizia, dono della famiglia Sgubin

La professoressa Rosalia Sgubin ha donato all’ente due faldoni di documenti interessanti per lo studio della storia locale.

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Nelle biblioteche, soprattutto in quelle che hanno una lunga storia, a volte si fanno delle scoperte inaspettate. È stato così che riordinando l’imponente patrimonio librario del professor Eraldo Sgubin, indimenticato preside della scuola media di Lucinico e per vari anni vicepresidente della Filologica per il Goriziano, è emersa una scatola di cartone con vari manoscritti che andavano dal tardo Cinquecento agli inizi del primo Novecento. Si trattava del fondo di don Desiderio Spagnul che i parenti del sacerdote avevano consegnato alcuni anni fa al professor Sgubin, conoscendo la sua fama di appassionato di storia locale.

Don Desiderio Spagnul per alcuni anni all’inizio del Novecento aveva avuto il beneficio della Chiesa della Beata Vergine del Soccorso di Cormons e, all’arrivo delle truppe italiane nel 1915, come altri sessanta preti dell’arcidiocesi di Gorizia, era stato arrestato e internato in Italia per tutti gli anni della guerra. Per molti anni fu economo del Seminario teologico di Gorizia, monsignore dal ‘39 e nel ‘44 per quattro mesi resse la parrocchia di Cormons come vicario arcipretale. Morì nell’aprile del 1945.

Il materiale presente nel suo fondo è veramente eterogeneo ed è anche difficile da capire come sia giunto in suo possesso perché non risulta che avesse particolare interesse per la storia e per la ricerca di archivio. Tra i vari manoscritti, l’unico dattiloscritto è datato 1936, siglato da don Francesco Spessot, e risulta essere il testo di quanto da lui pubblicato nello stesso anno col nome “Cenni storici della chiesa della B.V. del Soccorso di Cormons nel 3° centenario di sua fondazione”.

Vari documenti riguardano Cormons, le sue famiglie nobili, come i Del Mestri, i Neuhaus, gli Ungrispach, e le sue chiese. Molti manoscritti sono sicuramente di mano di don Blasutic, che dal 1872 al 1897 aveva avuto il beneficio della Chiesa della Beata Vergine del Soccorso e i cui interessi di storico locale sono testimoniati dal ponderoso materiale presente nell’archivio parrocchiale di Cormons. Di notevole interesse sono tre fascicoli denominati “Sunti” in cui è riportata, tra l’altro, una fitta corrispondenza tra membri della famiglia Del Mestri riguardo la sollevazione dei Tolminotti, una vera corrispondenza di guerra. Significativa anche la presenza di uno “Statuto del Capitanato di Gorizia” del 1605, copiato a mano con scrittura settecentesca e di un fascicolo sui Gesuiti a Gorizia del 1666, scritto in tedesco con il gotico corsivo del Seicento. A questi documenti di ambito locale se ne aggiungono altri settecenteschi che riguardano S. Vito al Tagliamento, Sesto al Reghena, Beano, etc.

È molto interessante il gruppo di testi, quasi tutti manoscritti del secondo Settecento che fanno riferimento alla Università della Tisana. La “Terra della Tisana” non era solo una indicazione geografica, che univa paesi come Latisana, San Michele al Tagliamento, Ronchis e Lignano, ma fu anche una realtà amministrativo-istituzionale di derivazione feudale appartenuta prima al Conte palatino di Gorizia, poi a diverse famiglie nobili veneziane consorziate fra loro. Interlocutore prima dell'autorità comitale poi della composita nobiltà giurisdicente fu l’“Università” che era espressione della borghesia commerciale portuale arricchita dai traffici e di coloro che esercitavano le “arti” o mestieri del porto.

Altri documenti sono poi “Gravami e ricorsi del Capitolo della Collegiata di Udine contro i decreti del Visitatore Apostolico Cesare de Nores 1574-86”, ma anche un Decreto del 1797, anno del famoso trattato di Campoformido, del Comitato di salute pubblica sull’esercizio dell’attività notarile nel Friuli Centrale. Spicca per la sua eleganza il giuramento di Professione di fede di Martius Andreuccius, cioè Marzio Andreuzzi, udinese e poi vescovo di Traù, di fine ‘500 con firma e sigillo di Rinaldo Ressano, vicario e procuratore dell’Abate di Pinerolo, che era zio di Andreuzzi e che ne favorì l’irresistibile ascesa. A questi si aggiungono una lettera con sigillo del Patriarca di Aquileia Dionysius Delphinus del 1733 e un altro documento pure con sigillo di Nicola Frangipane Protonotario Apostolico a Francesco Cernazai del 1862.

In fondo allo scatolone, insieme ad altri manoscritti che qui non vengono citati, si sono rinvenuti tre piccoli quaderni di carta bambagina, scritti a mano, con elegante grafia, in friulano. I titoli in copertina sono “Istruzions catechistichis sore il simbul dei Apuestui, Sore il simbul in general”; “Del second precet de Glesie”; “Sore il nono articul dal simbul”. Sono sicuramente, vista la numerazione, la parte superstite di un progetto più ampio e testimoniano come nei secoli passati fosse comune l’uso del friulano per il catechismo e nella liturgia prima che il fascismo intervenisse a proibirlo. Al Seminario di Gorizia erano addirittura previsti esercizi di prediche in friulano.

Proprio per l’eterogeneità e la ricchezza dei materiali contenuti in questo fondo la figlia del professor Eraldo, la professoressa Rosalia Sgubin, ha deciso di consegnarlo per intero alla Biblioteca del Seminario di Gorizia affinché queste carte, che sono sopravvissute a rivoluzioni, guerre mondiali e varie epidemie, incontrino finalmente gli studiosi che sappiano farle parlare. 

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