Un nuovo cammino unisce Aquileia a Sveta Gora

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IL PELLEGRINAGGIO

Un nuovo cammino unisce Aquileia a Sveta Gora

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 31 Ott 2024
Copertina per Un nuovo cammino unisce Aquileia a Sveta Gora

Un nuovo cammino transfrontaliero reso possibile dal programma Interreg. In primavera una guida bilingue per illustrare il percorso.

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Dalla strada della viandanza che trova spazio nell’opera del triestino Luigi Nacci, al saggio di Henry David Thoreau sul “Camminare”, molti potrebbero essere gli spunti per interpretare il cammino transfrontaliero “Aquileia – Sveta Gora”. Un percorso che si snoderà fra sentieri preesistenti come “iter goritiense” alla scoperta del territorio e dei suoi inestimabili tesori, da percorrere anche in inverno. Si è svolto nella serata di mercoledì - presso la sede dell’Associazione Nuovo Lavoro - l’incontro organizzato da GoriziAttiva per la presentazione del progetto finanziato da Small Project Fund Spf Go!2025 e che rientra nel Programma Interreg VI A Italia/Slovenia 2021 – 2027, dedicato a iniziative della Capitale europea della Cultura.

«È un progetto che vede come lead partner il santuario di Sveta Gora e come project partner la fondazione Socoba», spiega Mattia Vecchi, responsabile della comunicazione della Basilica di Aquileia nonché project manager per l’Italia del cammino che conduce dalla città dei patriarchi al Monte Santo. Un cammino che si divide in tre grandi tematiche: quella delle radici, delle ferite e della rinascita. «Si parte da Aquileia, sede delle nostre radici culturali e spirituali, per arrivare a Sveta Gora, dove dall’alto non è percepibile alcun confine fisico – specifica Vecchi - Ma passiamo anche attraverso le ferite e le cicatrici del Carso, per fare memoria delle profonde ferite che questo territorio ha dovuto vivere, in modo che tali atrocità non possano mai più ripetersi». Da Aquileia ci assale ancora il profumo del mare e della vicinissima Grado, che già i sentieri si dipanano attraverso i campi per raggiungere Sagrado in 28 chilometri, attraversando i borghi di San Lorenzo, Fiumicello, Pieris e San Canzian, fino a costeggiare le acque scure dell’Isonzo.

«Parliamo di turismo lento, questo incedere con calma alla scoperta di panorami inediti, borghi affascinanti e storia» riflette il moderatore Paolo Zuliani, che contrappone il turista al viaggiatore e al pellegrino. «Mentre il turista consuma con rapidità, il viaggiatore ha la necessità di creare un legame con il luogo che attraversa». Similmente la fruizione del pellegrino, che con il suo lento incedere si avvicina alla meta e al cuore di se stesso. «Piuttosto che un cammino di fede preferisco definirlo spirituale – rimarca Vecchi – perché si rivolge a tutti. Abbiamo vissuto due conflitti mondiali e un confine che dal 1947 al 2004 ha creato divisioni che vanno raccontate, anche solo camminando assieme».

Al fianco di Vecchi c’è Nace Novak, project manager e responsabile della basilica di Sveta Gora, grazie al quale è stato riaperto il centro “Pace e bene” con 28 letti per turisti e pellegrini. «Abbiamo aperto a metà giugno, e abbiamo avuto già tanti visitatori – constata – Fino a oggi forse 150 o 200, perché il progetto è nato poco tempo fa, quindi siamo molto soddisfatti». Un piccolo miracolo tutto da scoprire partendo dal mare, ma che è possibile seguire anche in tappe singole e con tempi diversi. E dal momento che il 2025 sarà anche l’anno del XXV giubileo che avrà come tema i “pellegrini di speranza”, il cammino si pone come occasione d’incontro nella diversità, sulla falsariga del Cammino celeste che costeggia la Slovenia fino a raggiungere il Monte Lussari.

«Negli ultimi vent’anni nella nostra regione sono nati diversi cammini, ma il primo transfrontaliero nacque 25 anni fa per sollecitudine del comune di Nova Gorica – nota Zuliani – Parliamo del Cammino dei tre Santuari mariani», che da Tarvisio passa attraverso Kranjska Gora fino a raggiungere Castelmonte. «Per lo più i sentieri erano preesistenti», precisa Novak, che partendo con Vecchi nel mese di giugno ha raggiunto Sveta Gora insieme ad altre persone che si sono via via aggregate durante il cammino. «Siamo partiti in tre e siamo arrivati che eravamo una decina», commenta Vecchi con grande entusiasmo. Una rete di percorsi e sentieri che offrono al turismo lento la possibilità di godere delle meraviglie e rientra nel celebre cammino culturale di Cirillo e Metodio. «Sappiamo bene che i sentieri medievali sono stati i primi strumenti di conoscenza – osserva Zuliani – Le radici dell’Europa sono legate a questi percorsi realizzati da persone e anche questo avrà la funzione di ampliare le connessioni fra le popolazioni».

Se la prima tappa collega Aquileia a Sagrado, la successiva conduce fra le balze del Carso segnato dalle cicatrici della Prima guerra mondiale, dove le pietre spaccate cedono il passo a trincee e buche di granate esplose. Dall’ungarettiana San Martino si raggiunge San Michele e quindi Brestovec, per ritrovarsi poi al monumento di Cerje e al Castello di Merna. Sono 24 i chilometri di questa tappa, contro i 13 della terza, che da Merna sfocia nel capoluogo isontino, dove s’apre lo scrigno del parco Basaglia, il borgo San Rocco e quindi il Duomo e altre meraviglie architettoniche. Dalla rinomata piazza Transalpina si attraversa il ponte di Salcano per poi inerpicarsi verso Monte Santo nella quarta e ultima tappa. È quassù che fra le chiome degli alberi canta il vento, narrando insieme ai singulti dei cardellini le storie di quella Grande guerra ormai passate in sordina.
Se a 682 metri di altezza sono stati creati 28 posti letto in due dormitori - oltre ad appartamenti che potenziano l’offerta - qualcosa di simile si sta preparando a Gorizia, dove intanto si sta pensando di allestire 50 posti letto. Previsto per il cammino il cosiddetto “testimonium”, ad attestare il percorso compiuto come per la tradizionale “compostela” ricevuta per quello di Santiago. «La credenziale è stata apposta ieri, è sui rulli della stampa – rivela Vecchi – È preferibile richiederla anche ai soli fini statistici».

«Il cammino di Santiago è cambiato molto rispetto a vent’anni fa – interviene Zuliani - Una volta i rifugi erano collocati a distanza di circa venti chilometri, oggi si trovano anche a cinque e non serve prenotare. Mentre il Cammino celeste rischia la saturazione e più di 1500 persone all’anno non riesce ad assorbire». A unire Italia e Slovenia come il cielo e la terra in un unico vincolo è il simbolo antichissimo del nodo di Salomone. Il logo del progetto rappresenta sia il simbolo pagano dei mosaici paleocristiani di Aquileia che l’unione fra natura umana e divina. «Ci piaceva l’idea che le due nature slovena e italiana non potessero essere scisse – ribadisce Vecchi - La meraviglia è stata sfruttare un simbolo antico per un progetto attuale, a mostrare l’unità nella diversità e il senso del camminare assieme».

Per la prossima primavera verrà poi realizzata una guida scritta da Novak e Andrea Bellavite, che dialogheranno insieme a Vecchi in forma di documentario. «Il pellegrino che acquisterà la guida avrà una narrazione a due voci, in lingua italiana e slovena», conclude Vecchi. Previsti per l’inverno corsi di formazione per giovani guide, per agevolare l’esplorazione del territorio da parte dei turisti. «Ciascun sentiero racconta la sua storia, anche quello dal quale è sorto il santuario di Monte Santo», osserva per concludere il presidente di GoriziAttiva Pierpaolo Martina. Non resta che scrivere la storia futura con i nostri passi, attraversando boschi e acque lungo quel sentiero che in ogni lingua conduce alla pace. 

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