I nuovi vincoli bloccano la riqualificazione dei territori, perplessità a Gradisca

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I nuovi vincoli bloccano la riqualificazione dei territori, perplessità a Gradisca

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 04 Set 2021
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Sei amministrazioni comunali hanno presentato le proprie osservazioni. Domani scadono i termini, le posizioni.

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La forza sempre più violenta degli effetti atmosferici appare come la cartina di tornasole del cambiamento climatico. Capire come intervenire per tutelare l’ambiente ma salvaguardando anche il suo sviluppo è un aspetto sempre più pressante, su tutti i livelli amministrativi. Per questo, anche a livello locale il dissesto idrogeologico è un tema all’ordine del giorno, tanto che Gradisca d’Isonzo e alcuni comuni limitrofi si sono attivati per segnalare alcune criticità.

L’occasione è nata dalla revisione del Piano di gestione di rischio, che va rivisto ogni sei anni. Il tutto fa riferimento all’Autorità di bacino di Venezia. “Nell’ultimo aggiornamento - spiega l’assessore all’ambiente, Alessandro Pagotto - è stato cambiato il peso del piano rispetto agli strumenti urbanistici comunali. Già cinque anni fa, le varie amministrazioni locali avevano adeguato le proprie normative alle direttive inserite nel Piano stralcio per l'assetto idrogeologico” ossia il Pai.

Con questa nuova modifica, quindi, si introduce il Piano di gestione rischio alluvioni (Pgra) che eredita i vincoli già esistenti nel Pai e che si basa su previsioni scaglionate nei prossimi secoli. “Questo, però, ha norme tecniche di attuazione da recepire - evidenzia Pagotto - e ha ridefinito le zone. Ad esempio, Gradisca avrebbe mezza città che passerebbe sotto pericolo 2. Ci sono quindi norme a cui bisogna attenersi nelle attività urbanistiche ed edilizie”, tanto da congelare le attività.

“Fermo restando l’importanza che hanno questi piani per la tutela della salute e del patrimonio - chiarisce l’esponente della giunta - noi puntiamo l’attenzione su come viene fatto tutto ciò. Non si possono ridefinire delle aree dall’oggi al domani. In questo modo, si arriva al degrado di alcune aree perché non si potrà più intervenire, non potendo attuare il meccanismo corretto”. Questo sarebbe l’intervento per ridurre il pericolo, attraversare opere finanziate da enti regionali o nazionali.

“Bisogna dare il tempo alle amministrazioni di reperire i fondi e attuare poi gli intervenir necessari. Se alzo l’argine del fiume di un metro, riesco a ridurre il pericolo, ma ciò non è possibile se la norma mi impedisce fin da subito di intervenire”. Per questo, Gradisca e Villesse, Romans, Farra, Sagrado e Savogna hanno inviato una nota all’Autorità e alla Regione: “Il problema non è solo qui ma è di tutto il territorio”. Il piano è già stato pubblicato in Gazzetta ufficiale e i termini per presentare presentazione scadranno domenica.

Gli enti locali hanno quindi incontrato i tecnici della Regione, oltre che altri possibili portatori d’interesse, come Confindustria e l’Ordine degli ingegneri e architetti. Sul tema interviene anche il vicesindaco di Romans, Michele Calligaris: “Il piano ha grosse incidenze molto pesanti sui comuni e aver gestito la cosa insieme ha sicuramente rafforzato quest’azione. L’obiettivo è preservare il territorio ma anche evitare che ci siano incidenze negative sulle riqualificazioni edilizie”.

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