Nuova vita alla Sbaiz, il futuro dell'ex lager in mano ai cittadini di Visco

Nuova vita alla Sbaiz, il futuro dell'ex lager in mano ai cittadini di Visco

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Nuova vita alla Sbaiz, il futuro dell'ex lager in mano ai cittadini di Visco

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 30 Apr 2022
Copertina per Nuova vita alla Sbaiz, il futuro dell'ex lager in mano ai cittadini di Visco

Il percorso per riconvertire l'ex caserma e lager, raccolta di idee anche con le scuole.

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Un progetto che non vuole essere calato dall’alto, ma aperto a tutta la cittadinanza. Ieri sera, il Museo del confine di Visco ha ospitato il primo incontro conoscitivo per la riqualificazione dell’ex caserma Luigi Sbaiz, dismessa oltre 20 anni fa e che nel corso del Novecento ha vissuto diverse vita: campo per i profughi dei paesi sulla linea del Piave, deposito di artiglieria e fabbrica di filo spinato, nonché il più grande ospedale militare attendato d’Italia nella Grande guerra. Uno dei ricordi più dolorosi, però, è quello legato al lager fascista per le popolazioni slave dal febbraio al settembre 1943.

Un’area enorme di circa 70mila metri quadrati, ingestibile da parte di una singola realtà comunale. Ancora di più se quella in questione conta meno di mille abitanti e l’amministrazione locale si trova sguarnita dell’ufficio tecnico e con il segretario a scavalco. Per questo, la giunta della sindaca Elena Cecotti ha deciso di affidare il percorso al consulente Cristian Sedran, ex primo cittadino di Muzzana del Turgnano e già attivo in diversi progetti in aree a rischio spopolamento. Insieme a lui, il team dello studio Carpe diem, che punta a un progetto partecipato per capire le esigenze e desideri dei cittadini.

Il primo step è iniziato con con gli studenti delle scuole medie, chiamati a ragionare su quali possibili impieghi potranno trovare qui sede. Dalle loro idee verrà quindi allestita una mostra, per arricchire il dibattito all’interno del piccolo comune. “Alcune parti della caserma sono già utilizzate - spiega la prima cittadina -, in particolare le aree esterne con le esercitazioni della Croce rossa e il progetto del museo delle ambulanze, insieme al campo per cani da salvataggio. Questi due elementi saranno valorizzati, pensando anche ad altre iniziative”. Il nuovo sprone in questo senso è dato dai fondi del Pnrr ed europei.

Il settennato dell’Unione europea parte infatti quest’anno e sono attesi numerosi bandi sul fronte della rigenerazione urbana. Come evidenziato dagli esperti, tra i primi punti c’è l’aspetto della bonifica, a partire dalla rimozione dell’amianto e di altri residui potenzialmente pericolosi e di cui ancora non si ha contezza. Un primo quadro delle idee dei cittadini è stato fornito dai questionari a cui hanno risposto 65 nuclei familiari su circa 300, ponendo in luce la necessità di azione legate al sociale, inclusione, qualità della vita e la volontà di investire sul futuro. Aspetto, questo, ripreso anche dal vicesindaco Mauro Ongaro.

“Bisogna pensare cosa fare per il futuro - ha evidenziato l’esponente della giunta -, altrimenti non ne usciamo fuori. Poi metteremo la storia al centro. Il treno dei fondi non va perso, non è il momento di fare polemiche e discussioni”. Il riferimento è alle richieste di tutela in toto dell’area, per il suo valore storico e simbolico, ma l’obiettivo è mettere al centro il tutto per riconvertirlo. Affinché anche la gestione non sia solo un costo a carico del Comune, condividendo gli obiettivi anche con le amministrazioni limitrofe. Per questo, a inizio maggio ci sarà anche un incontro con i sindaci della zona, pensando a soluzioni condivise.

Diversi spunti sono emersi dal gruppo di cittadini presenti, insieme anche ad alcune perplessità visto che la questione si protrae da anni. L’obiettivo del team, hanno rimarcato, non è quello di calare dall’alto una proposta ma formulare diversi studio di fattibilità, prevedendo anche un cronoprogramma in termini di spesa e tempistiche. Documenti che potranno essere già spesi per chiedere contributi economici ai diversi enti, i quali potrebbero essere pronti già verso la fine del 2022. Una volta individuate le possibili soluzioni, divise a loro volta in 5 o 6 lotti, si procederà quindi anche a studiare le linee di finanziamento.

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