L’INIZIATIVA
Una nuova dragonboat per la rinascita: Andos Gorizia lancia la raccolta fondi

Avviata una campagna di crowdfunding per acquistare una nuova barca a remi destinata alla riabi-litazione delle donne operate al seno. Già raccolto il 35% dell’obiettivo in soli quattro giorni.
L’avvio è promettente. In soli quattro giorni, la campagna di raccolta fondi lanciata dal comitato di Gorizia dell’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos Gorizia) ha già raggiunto — grazie a 90 donatori — il 35% del proprio obiettivo, fissato a 8mila euro. Lo scopo di questa operazione di crowdfunding, avviata in collaborazione con Civibank, è l’acquisto di una particolare barca a remi. Non una canoa qualsiasi, ma un «draghino», come lo chiama affettuosamente la vicepresidente di Andos Gorizia, Piera Cellie, riferendosi al dragonboat. Si tratta della lunga canoa tradizionale cinese, decorata con testa e coda di drago, e divenuta fondamentale per le attività di riabilitazione delle donne che hanno subito un intervento al seno sotto l'aspetto fisico, psicologico e sociale.
Tutto nasce nel 1996, quando il dottor Don McKenzie dell’Università della British Columbia di Vancouver decise di andare contro le teorie in uso fino a quel tempo, secondo cui, dopo il trattamento chirurgico del tumore al seno, la paziente non avrebbe dovuto sforzare la parte superiore del busto per il rischio dell'insorgere di linfedema (un gonfiore debilitante e doloroso del braccio corrispondente alla zona dell'intervento). Nel corso dei suoi studi, McKenzie individuò proprio nel Dragon boating la disciplina sportiva più idonea. Delle 24 donne a cui fu chiesto di seguire per cinque mesi questo sperimentale regime di allenamento, nessuna sviluppò il linfedema. I risultati promettenti del progetto furono pubblicati sulla rivista Canadian Medical Association Journal.
«Andos Gorizia, presente in città dal 1984, propone e organizza numerose attività per il più completo recupero psicofisico delle proprie iscritte — spiega la presidente Rosa Benedetic — Tra queste, il Dragon boat ha assunto un ruolo sempre più centrale, fino ad arrivare alla costituzione di una squadra, “Le Maldobrie – Le Mule del drago”, che si allena a Monfalcone nella sede della Lega Navale con la quale collabora da anni, su una canoa di 12 metri e mezzo, il cui equipaggio è composto da 20 rematrici, un timoniere e un tamburino».
Ma una barca non è più sufficiente. «Già oggi la nostra squadra è composta da più di 30 pagaiatrici — spiega Cellie — e sta aumentando. Inoltre, negli ultimi anni stiamo vedendo anche persone sempre più giovani». Stando ai dati riportati da Andos Gorizia, in Friuli Venezia Giulia si registrano ogni anno oltre 1.300 nuovi casi di tumore al seno. L'incidenza in regione è di 169 casi ogni 100mila abitanti all’anno: un dato superiore a quello del Nord Italia (162), del Centro Italia (142) e del Sud Italia (125). Ma la sopravvivenza a cinque anni è dell'89,4%, superiore alla media nazionale, che si attesta all'87,8%. «Un ulteriore “draghino” da dieci posti consentirebbe a tutte le Maldobrie di allenarsi insieme, traendone maggiore beneficio anche dal punto di vista psicologico».
«Mancano ancora 55 giorni al termine della campagna — rileva Mara Cernic, socia e collaboratrice di Andos — ed è possibile partecipare e seguirne lo sviluppo in tempo reale accedendo alla piattaforma online ideaginger.it, che garantisce la massima trasparenza in termini di tracciabilità e destinazione delle donazioni». L’accesso a questa piattaforma, attiva in tutto il territorio nazionale, è stato reso possibile partecipando a un bando ad hoc promosso da Civibank.
Attualmente, gli allenamenti della squadra di Andos Gorizia si svolgono due volte a settimana a Monfalcone, in mare e sul canale del Brancolo. Ma non è escluso che, una volta raggiunti gli obiettivi del crowdfunding, si possa vedere la flotta di dragonboat anche lungo altre sponde: «Un mio sogno — confida Cellie — sarebbe poter partecipare a una regata anche lungo l’Isonzo, qui a Gorizia, partendo dal primo punto accessibile dopo le rapide di Salcano per arrivare al parco di Piuma».
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