IL PATRONO
«Non c’è martirio cristiano laddove non c’è carità», Ronchi in festa per San Lorenzo

La messa solenne è stata officiata dal primo consigliere presso la Nunziatura Apostolica in Italia, monsignor Mauro Cionini. Il Premio alla Carità è andato alle Caritas di Metlika e della città.
Celebrata a Ronchi dei Legionari la festa patronale in onore di San Lorenzo. Il tradizionale appuntamento è stato vissuto assieme alle comunità gemellate di Metlika e Wagna. La solenne concelebrazione eucaristica è stata presieduta dal primo consigliere presso la Nunziatura Apostolica in Italia, monsignor Mauro Cionini e concelebrata dal parroco monsignor Ignazio Sudoso riuniti attorno alle Mensa assieme ai confratelli dell’Unità Pastorale, al parroco di Wagna e a quello di Romans d’Isonzo, monsignor Michele Centomo. A prestare servizio, anche il diacono ronchese, Vincenzo Persi.
La liturgia è stata sostenuta dal canto dei Sacri Cantores Theresiani diretti da Vanni Feresin con all’organo, Ivan Bianchi. Queste voci si sono unite a quelle del coro parrocchiale coordinato da Alessandro Pierobon. Presenti le amministrazioni comunali, le autorità militari locali e i rappresentanti delle associazioni.
Monsignor Cionini ha introdotto la sua omelia parlando della popolarità dei Santi «che appartengono al cuore dei fedeli. Facendo riferimento a puntuali testimonianze storiche ed artistiche, il celebrante ha evidenziato quanto Lorenzo «ha celebrato la santità di Dio» con il suo martirio avvenuto dopo quello di Papa Sisto Secondo del quale era diacono. «Lorenzo ha acceso immaginario e cuore – continua il celebrante – ha trasmesso carisma, ha acceso la misericordia di Dio e di tanti altri Santi». Dopo aver tracciato la connessione esistente tra martirio e carità, Cionini ha invitato tutti a riconoscere che «non c’è martirio cristiano laddove non c’è carità».
«L’invito di Lorenzo – prosegue monsignor Cionini – è quello di aderire alla Fede che ha mosso il cuore dei martiri, dei grandi Santi della Chiesa, delle persone, dei sacerdoti dei costruttori di comunità». Quindi il monito a non considerare i martiri puramente come vittime dei carnefici e un secondo aspetto relativo alla carità identificabile nel martire che prega per tutti i peccatori e anche per coloro che lo portano al supplizio. Facendo poi riferimento alle guerre in corso, il celebrante ha posto l’attenzione sulla narrazione che si fa della povera gente «vittima, usata non per fare un richiamo alla responsabilità e alla pace ma per far indignare ancora di più l’opinione pubblica e giustificare la guerra».
«Il sangue non deve versare invano ma “gridare” alla giustizia da chiedere a Dio – conclude Cionini – la carità stessa di Lorenzo è il cuore del Signore. Carità è rinvestirsi della debolezza di Cristo, qualcosa che si accosta alla libertà umana».
Come da tradizione, anche quest’anno non è mancata la consegna di un riconoscimento in memoria di don Renzo Boscarol, uomo della carità. Nel segno dell’anno speciale contrassegnato dalla Capitale Europea della Cultura, del premio sono state insignite la Caritas della gemellata Metlika e quella della città di Ronchi. La borsa di studio in memoria di monsignor Mario Virgulin è stata destinata all’Istituto Teologico affiliato alla Facoltà Teologica del Triveneto. A prendersene cura sarà don Franco Gismano.
L’occasione dei festeggiamenti patronali ha permesso anche di compiere ulteriori gesti: il ricordo dei 60 anni di sacerdozio di don Umberto Bottacin, parroco di Maria Madre della Chiesa e un segno di riconoscenza rivolto alla maestra Gianna Visintin, cittadina ronchese che lo scorso 2 giugno è stata nominata Cavaliere della Repubblica. Al celebrante è stato donato il quadro raffigurante la Pala d’Altare della chiesa parrocchiale. L’opera è stata creata e confezionata dal fotografo Federico Leban.
Di gratuità e servizio ha parlato nel suo intervento il sindaco di Ronchi, Mauro Benvenuto. «L’esempio di San Lorenzo oggi ci parla ancora – sono le parole del primo cittadino - ci ricorda che la vera ricchezza è l’umanità condivisa, il bene fatto in silenzio, la speranza costruita insieme. Questa comunità ha radici profonde e, allo stesso tempo, legami che vanno oltre i confini: il rapporto fraterno con Wagna e Metlika, qui oggi rappresentate, è un segno concreto di come la storia, la fede e l’amicizia possano diventare semi di pace e futuro».
«C’è qualcosa di speciale in Ronchi – ancora Benvenuto - lo vediamo negli occhi dei volontari che non si stancano mai, nelle mani dei genitori che costruiscono il futuro per i figli, nei gesti quotidiani dei nostri artigiani e commercianti, nei sorrisi dei nostri anziani, che ci insegnano il valore del tempo e del silenzio. E persino nei momenti difficili, quando sembra di camminare controvento, questa città trova sempre la forza di rialzarsi, stringersi, andare avanti insieme. Costruire richiede tempo, fiducia e responsabilità. Molte cose le abbiamo già realizzate insieme, altre sono in cammino, e altre ancora attendono di nascere. Come in ogni processo vero, servono ascolto e confronto».
«Capisco che a volte possa esserci impazienza – specifica il sindaco - ma vorrei ribadire: non bisogna affrettarsi. Le critiche, se mosse con rispetto e spirito costruttivo, sono una risorsa: aiutano a migliorare, a correggere ciò che non funziona, purché abbiano tutte lo stesso obiettivo: il bene comune».
La signora Marija Črnugelj, segretaria della Caritas parrocchiale di Metlika, ha portato infine i saluti del parroco Primož Bertalanic. Il loro sodalizio è una delle più antiche organizzazioni caritative parrocchiali della Slovenia. Fu fondato durante la guerra civile in Croazia e Bosnia Erzegovina, cioè più di 30 anni fa. A quel tempo molti profughi cercarono rifugio e aiuto in Slovenia e in particolar modo nel comune di Metlika che è sul confine con la Croazia. Per questo, loro sono ancora grati al Comune di Ronchi che nel 1992 prestò il suo aiuto soprattutto per quanto riguarda gli indumenti che vennero raccolti dai cittadini ronchesi.
Per quanto riguarda la loro attività comunale, i volontari la svolgono al meglio delle loro possibilità con l'aiuto costante a coloro che si trovavano in varie difficoltà. Il loro compito è anche quello di promuovere la carità, l'ascolto delle problematiche e la giustizia sociale, sensibilizzando anche la comunità alla solidarietà. «Gesù ci disse che avremo sempre i poveri tra di noi, ed è vero» così la signora Črnugelj.
Al termine della celebrazione, i presenti hanno vissuto un momento conviviale nel parco adiacente la chiesa. Un appuntamento curato dalla Pro Loco e dai volontari parrocchiali mentre i Campanari del Goriziano hanno detto: «Ci siamo» dando voce ai sacri bronzi del campanile che hanno comunicato la gioia del giorno festivo.
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