Nazario Sauro, quando la patria non è la stessa per tutti

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Nazario Sauro, quando la patria non è la stessa per tutti

Di Redazione • Pubblicato il 15 Ago 2025
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A 109 anni dalla sua morte, la storia del marinaio irredentista riapre il dibattito sull’identità nelle terre di confine.

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Il 10 agosto 1916, a Pola, veniva giustiziato Nazario Sauro. Per l’Impero Austro-Ungarico era un traditore, per l’Italia un eroe nazionale. A più di un secolo di distanza, la sua storia continua a dividere e a interrogare.

Nato a Capodistria nel 1880, allora territorio dell’Impero, Sauro crebbe come marinaio e irredentista convinto. Allo scoppio della Prima guerra mondiale attraversò

l’Adriatico e si arruolò nella Regia Marina italiana, mettendo la sua conoscenza delle coste e del mare al servizio dell’Italia. Catturato durante una missione nel luglio 1916, fu riconosciuto e condannato a morte per alto tradimento. Aveva 35 anni.

La sua vicenda non è solo una pagina di storia militare, ma anche un dramma umano. Lasciò la moglie Anna De Rin e quattro figli: Nino, Italo, Libero e Anita. Poche ore prima dell’esecuzione, scrisse al figlio maggiore una lettera che è rimasta nella memoria: “Caro Nino, quando saprai che tuo padre è morto per la sua patria, tu devi esserne fiero.”

Sauro resta una figura emblematica delle terre di confine: eroe per alcuni, traditore per altri. La sua vita ricorda che la patria può essere quella che ci assegna un passaporto o quella che portiamo nel cuore. Forse la vera sfida è raccontare entrambe le versioni, senza paura che si contraddicano.

In occasione dell’anniversario della sua morte, Voci dal Confine dedica oggi una puntata speciale a questa figura, disponibile sulle principali piattaforme di ascolto come Spotify cliccando qui, su Youtube qui e sul blog Vado a vivere a Gorizia.

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