Nascere a Monfalcone, le mamme si raccontano: «Modello da esportare»

Nascere a Monfalcone, le mamme si raccontano: «Modello da esportare»

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Nascere a Monfalcone, le mamme si raccontano: «Modello da esportare»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 25 Mag 2022
Copertina per Nascere a Monfalcone, le mamme si raccontano: «Modello da esportare»

I racconti di chi ha scelto il Punto nascita bisiaco, Cisint: «Deve rimanere qui».

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Le urla dei bambini hanno riempito la sala con la loro vita appena colta. Ieri pomeriggio, oltre un centinaio di neonati, mamme e papà si sono ritrovati nell’Auditorium dell’ospedale di Monfalcone per confrontarsi e raccontare le proprie storie legate al Punto nascita. Un percorso di condivisione che ha richiamato persone da tutta la provincia di Gorizia e non solo, ponendo l’accento su cosa rappresenti la struttura per un’area fino alla Bassa Friulana e sul quale non si sono mai assopite le polemiche politiche.

Aspetto, questo, ripreso anche dall’assessore al welfare di Gorizia, Silvana Romano, nel suo intervento iniziale, evidenziando che “le polemiche non sono mai venute da noi”. In ogni caso, la sindaca Anna Maria Cisint ha rimarcato il lavoro svolto: “È un modello da esportare, deve rimanere qui e abbiamo già diversi progetti in mente con Asugi”. Salutando la platea, il direttore della direzione medica di Area Isontina, Daniele Pittioni, ha ricordato di aver vissuto in prima persona la chiusura di Gorizia e i successivi sviluppi: "Ha dimostrato a tutti che è il futuro".

Investimenti, quelli portati al San Polo, che hanno riguardato in particolare le cure e assistenze a neonati e mamme nei primi mille giorni dal parto. Un periodo questo, come chiarito dai pediatri di libera scelta, che è fondamentale per evitare future malattie e problemi alla salute. Attenzione particolare verso le donne, con una media del 10% che nel post-gravidanza soffre di depressione post-parto: “Serve una famiglia serena e la piena capacità di gestire le situazioni” è stato evidenziato, grazie anche alla collaborazione con il consultorio.

Proprio quest’ultimo svolge un ruolo chiave con tantissimi casi, come hanno testimoniato anche alcune mamme intervenute. Come Ilaria Leonardon, mamma di Nicolò e Mattia, seguita dalla ginecologa proprio in consultorio: “Mi hanno seguita come se fossi di casa, per ogni problema potevo sempre chiedere aiuto. La prima persona che ha saputo che ero incinta la secondo volta è stata l’ostetrica, la stessa della prima. Lei mi ha seguito fino alla sala parto”. Diverse anche le esperienze per mettere al mondo i bambini, scegliendo anche la soluzione in acqua.

C’è poi il discorso dell’allattamento, ripreso anche da Federica Augelli, mamma di Sole: “Il personale ha riconosciuto una mia richiesta di aiuto inespressa. Sono stata accompagnata in questo percorso” grazie all’empatia instauratasi all’interno del nosocomio. Anche Gloria Tonut, mamma di Nina e Paola, ha voluto raccontare la propria esperienza, in particolare la seconda avvenuta nel febbraio di quest’anno, quando è risultata positiva al Covid dopo il parto. “Sono rimasta in ospedale solo 12 ore, è stato strano ma l’attenzione delle infermiere non è mai mancato”.

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