Nasce a Gorizia nasce il ‘Collio da uve autoctone’, undici cantine riscoprono l’identità del territorio

Nasce a Gorizia il ‘Collio da uve autoctone’, undici cantine riscoprono l’identità del territorio

L'INIZIATIVA

Nasce a Gorizia il ‘Collio da uve autoctone’, undici cantine riscoprono l’identità del territorio

Di REDAZIONE • Pubblicato il 11 Lug 2025
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Il nuovo gruppo di produttori rilancia la tradizione storica del bianco del Collio, vinificando solo Ribolla gialla, Malvasia istriana e Friulano. Presentazione ufficiale a Casa Krainer con degustazione delle nuove annate.

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Quale luogo migliore di Casa Krainer, in via Rastello, per celebrare un ritorno alle origini? Nell’ex ferramenta liberty – uno degli spazi storici più evocativi della città – mercoledì è stato presentato ufficialmente il gruppo Collio da uve autoctone, che ora conta undici produttori. Un progetto giovane, ma che affonda le radici nella storia più profonda del vino goriziano.

A raccontarlo, anche un’etichetta dei primi del ’900 del “Coglianer – Görzer Weisswein”, proiettata durante l’evento: un bianco del Collio amato in particolare dai consumatori austriaci, ottenuto allora da un vero uvaggio, con varietà mescolate nei filari e raccolte insieme, in cui spiccava la Ribolla gialla. Già nel 1888, alla prima Fiera dei Vini di Trieste, la Società agraria di Gorizia presentò un “Vino Bianco Collio 1887”, testimoniando la centralità di questo territorio nel panorama vinicolo austro-ungarico.

Nel secondo dopoguerra, con la ricostruzione della viticoltura, si affermarono anche Malvasia istriana e Tocai friulano, i tre vitigni che nel 1968 furono ufficialmente inseriti nel disciplinare della Doc Collio. Negli anni, le percentuali e le regole si sono evolute, ma è proprio attorno a queste tre varietà – tutte autoctone – che si stringe oggi il nuovo progetto.

Nato dal basso, dall’iniziativa di quattro produttori, poi cresciuti fino agli attuali undici, Collio da uve autoctone si propone di offrire un vino corale e identitario. Le regole sono semplici ma precise: utilizzo della bottiglia Collio Collio, uscita sul mercato dopo almeno 18 mesi dalla vendemmia, solo Ribolla gialla, Malvasia istriana e Friulano (con quest’ultimo in prevalenza), e possibilità di affinamento in legno.

«Abbiamo fatto un passo indietro come singole aziende per farne uno in avanti come gruppo» è stato il messaggio condiviso dai produttori, in uno spirito collettivo che mira a riportare al centro il territorio, prima del marchio. Per loro, non serve nemmeno chiamarlo “Collio bianco”: il nome “Collio” è già sinonimo del miglior bianco d’Italia.

A Casa Krainer erano presenti Kristian Keber, Fabjan Muzic, Andrea Drius (Terre del Faet), Alessandro Dal Zovo (Cantina Produttori Cormòns), Fabijan Korsic, Maurizio Buzzinelli, La Rajade, Marcuzzi, Vigne della Cerva, Ronco Blanchis e Manià. Una squadra variegata, ma unita da una stessa idea di eleganza, complessità e autenticità nel calice.

Dopo la presentazione, i più di quaranta ospiti – tra giornalisti, sommelier, chef, ristoratori ed enotecari – hanno potuto degustare le nuove annate, quasi tutte 2023 e alcune 2022, nella sala al piano terra di Casa Krainer, accompagnati dai finger food firmati da Chiara Canzoneri.

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