Nada partita da Duino per aiutare in Zambia, «lì il dolore arriva per ultimo»

Nada partita da Duino per aiutare in Zambia, «lì il dolore arriva per ultimo»

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Nada partita da Duino per aiutare in Zambia, «lì il dolore arriva per ultimo»

Di Giulia Cernic • Pubblicato il 23 Gen 2024
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La giovane è partita a dicembre per un spedizione umanitaria e medica in Africa, dando una mano con alcuni colleghi in un ospedale in Zambia.

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Ognuno con piccoli gesti cerca di fare del bene nel proprio piccolo, ma ci sono anche persone speciali che decidono di donare più tempo, conoscenze, esperienze per il bene degli altri. Una di queste è Nada Tavčar (nella foto, al centro), giovane di Duino che dopo la laurea alla facoltà di Medicina a Lubiana ha deciso di partire per una spedizione umanitaria e medica in Africa. La scorsa domenica, davanti la folta platea presso la Sede dei cori, ha raccontato la sua esperienza dialogando con Martina Bearzi del Gruppo giovanile di Duino (Dmk).

Tavčar, 28 anni, è partita per l’Africa nel dicembre 2022 e con cinque compagni di università ha offerto il suo aiuto presso l’ospedale di Nangoma, in Zambia. Vi è rimasta qualche mese. Principalmente ha lavorato nel reparto di ginecologia e ostetricia, dove ha visto nascere tantissimi bambini in condizioni completamente diverse da quelle a cui siamo abituati in Europa.

«Lì è tutta una questione di sopravvivenza, il dolore arriva per ultimo – ha spiegato la giovane medico - Da noi in ospedale si fa di tutto per non far sentire dolore al paziente, lì le madri non dovevano gridare né lamentarsi durante il parto, altrimenti rischiavano di essere picchiate dalle infermiere».

Tra le cose che Nada ha imparato in Africa c’è l’utilità del “citenge”, semplice pezzo di stoffa che soprattutto le donne portano sempre con sé e utilizzano principalmente come vestito. All’occorrenza, però, il “citenge” diventa utile per coprirsi e proteggersi dalle situazioni di scarsa pulizia in diversi luoghi, anche in ospedale, o si trasforma in copricapo per poter portare pesi sulla testa.

Le mamme lo utilizzano anche per legare i figli sulla schiena e con il peso svolgono tutti i tipi di faccende: «Ho provato a portare un bambino sulla schiena come fanno le mamme in Africa ed è una sensazione bellissima». Ha quindi spiegato che i bambini stanno molto fermi quando vengono legati in quella posizione, altrimenti sanno bene che rischiano di cadere, perché non esiste nessun tipo di sicurezza o cintura particolare per evitarlo.

Riguardo all’apporto dato in loco, «i fondi che abbiamo raccolto prima di partire e che avevamo a disposizione per aiutare le persone erano limitati. È stato difficile dover scegliere dove investire la somma quando avevamo davanti a noi tante persone bisognose e tanti investimenti da fare». Il gruppo di giovani giunto da Lubiana si è consultato con i medici e gli infermieri dell’ospedale, hanno valutato le diverse possibilità e alla fine hanno scelto di fare due grandi ordini di medicinali e comprare un ultrasuono.

Inoltre, hanno dedicato una parte di risorse per la riparazione della lavatrice del nosocomio: «Dopo un guasto avvenuto tre anni prima, non hanno avuto modo di riparare la lavatrice, quindi i panni non erano puliti come dovrebbero. Questo ha causa ulteriori difficolta e malattie». Un piccolo investimento è stato fatto anche esclusivamente per i bambini del posto: i volontari hanno aiutato ad arricchire le conoscenze del più piccoli comprando dei libri e delle carte geografiche.

La giovane ha deciso di non fermarsi qua e di continuare ad aiutare le persone in Africa anche da casa. Le numerose foto che Nada ha collezionato durante i sei mesi di spedizione sono oggi acquistabili e il ricavato della vendita verrà devoluto a due importanti progetti che sostengono le popolazioni nel Continente nero: Still I rise (progetto innovativo per l’istruzione) e Malaria Consortium. Per l’acquisto e dare il proprio contributo alla causa, basta contattare la giovane volontaria al +39 345 588 2332.

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