LA POLEMICA
Bagnanti vestiti in acqua, «Monfalcone riferimento per integrità nazionale»
Dopo il caso scoppiato in luglio a Marina Julia, la vicenda si è ripetuta al Pedocin di Trieste scatenando la reazione del sindaco Dipiazza. Le parole di Cisint.
Non si placano le reazioni legate alla vicenda del "bagno in mare vestiti" che, nella seconda metà di luglio, ha tenuto banco per diversi giorni, sia a livello locale che nazionale. Questa volta ad esporsi sul caso è stato il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza il quale poche ore fa è intervenuto a seguito dei malumori espressi dai bagnanti italiani nei confronti di alcune persone musulmane che al lido triestino del Pedocin sono entrate vestite in acqua.
La reazione del primo cittadino giuliano è equiparabile a quella avuta dall'omologo di Monfalcone, per quanto riguarda Marina Julia. Sostanzialmente, Dipiazza ha chiesto il rispetto delle "abitudini locali" a chi arriva in Italia. Vale la pena ricordarlo: ad ora non esiste però alcun divieto specifico e nemmeno alcun regolamento che stabilisce come accedere in mare.
Mentre i politici triestini di destra studiano nuove regole possibili da introdurre, ancora una volta, anche la sinistra del capoluogo di regione insorge. Tornando in Bisiacaria, dopo le prese di posizione espresse dal sindaco Anna Maria Cisint, cominciano a farsi sentire le reazioni negative dei cittadini e degli operatori degli stabilimenti balneari che hanno definito come "una pratica incivile" quella di andare vestiti in mare.
“Ora che la mia denuncia ha avuto a livello locale un certo risultato - rileva il sindaco Cisint -perché è calato il numero di questi casi, sono orgogliosa di aver avuto la risolutezza di rompere l’ipocrisia di tolleranza verso usi e costumi contrari a ogni senso civico. Oggi le ragioni e le contestazioni che abbiamo sollevato a Monfalcone potranno esser presi a modello in altri litorali della regione e italiani, affinché si alzino altre voci come la mia che considerano inaccettabile il fatto che chi arriva nel nostro Paese non rispetti le nostre abitudini e le nostre regole, la nostra identità al contrario di quanto avviene per i connazionali che frequentano una nazione islamica dove sono sottoposti a rigide limitazioni vessatorie e anacronistiche della propria libertà".
"In realtà - scrive ancora la prima cittadina - questo delle spiagge è solo un aspetto di una battaglia della nostra civiltà e tradizione che voglio portare sino in fondo per contrastare il sistema di cessazione della donna da ‘medioevo’ che vige in certe comunità. Si sta facendo strada una logica che vuole imporre l’islamizzazione dei nostri territori diffondendo le pratiche peggiori dei luoghi di provenienza di questi stranieri, nei quali le donne vivono ancora in una condizione di sottomissione, mortificazione e sudditanza”.
Ma l'attenzione dell'amministratrice leghista non riguarda solo le spiagge. Questo vale per tutto il contesto cittadino. "Infatti - spiega ancora Cisint - se da un lato si va in acqua vestite, nelle vie del centro è generalizzato l’uso della copertura integrale del volto, guanti compresi. Escluse dal lavoro, le donne sono subordinate alla vita in casa, mentre le giovani musulmane, a loro volta, vengono limitate nella carriera scolastica e subiscono la pratica dei matrimoni da minorenni, largamente abusata in alcuni Paesi come il Bangladesh".
"Fa specie che la sinistra, accecata dal pregiudizio, si opponga alla nostra azione volta all’insegna di una integrazione che gli stessi stranieri rifiutano ostentatamente” rivendica ancora il sindaco che specifica ancora una volta di monitorare costantemente il controllo dei flussi migratori, di lavorare a nuove regole sui ricongiungimenti, alla promozione della manodopera locale, "ma anche agli interventi sui fattori culturali e ai comportamenti inaccettabili, contrari al nostro comune sentire e alle nostre regole”.
Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale Enrico Bullian (Patto), che rileva come questo sia "l’ennesimo episodio a dimostrazione di quanto la nostra società abbia abbassato la propria capacità di riconoscere e rispettare le libertà altrui. Che disagio provoca il fatto che alcune persone vadano a fare il bagno con questo o quel vestito? L’asticella dell’intolleranza si è purtroppo alzata a livelli preoccupanti. Che le istituzioni comunali e la politica regionale continuino, poi, ad esasperare i toni e a occuparsi con questa enfasi di come vadano al mare delle persone musulmane lo trovo sconcertante, entrando addirittura in un ginepraio regolamentare nel quale sarà difficile districarsi".
Nella foto: la manifestazione a Marina Julia contro le parole del sindaco Cisint
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