La musica di Seghizzi donata a Gorizia, l'amore che segnò la città

La musica di Seghizzi donata a Gorizia, l'amore che segnò la città

S di SEGHIZZI AUGUSTO CESARE

La musica di Seghizzi donata a Gorizia, l'amore che segnò la città

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 02 Gen 2022
Copertina per La musica di Seghizzi donata a Gorizia, l'amore che segnò la città

Il celebre compositore moriva 89 anni fa. La sua vita dedicata alla musica.

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5 gennaio 1933. Nella notte, morì il compositore e musicista goriziano Augusto Cesare Seghizzi. Era nato a Buie nel 1873 in una famiglia di musicisti. La famiglia si trasferì a Gorizia per breve tempo nel 1874 e definitivamente dal 1888. In questo periodo intermedio Augusto visse anche a Trieste dove iniziò gli studi musicali col padre Angelo, il quale, dopo il rientro della famiglia a Gorizia, trovò impiego a Terni come maestro di cappella. Nel 1897, dopo la morte del padre, Augusto Cesare dovette prendere in mano, assieme alla madre Luigia de Colombani, le redini della famiglia in quanto primogenito e unico figlio maschio.

La sua attività di compositore si alternava a quella di esecutore: veniva infatti invitato a collaborare alla realizzazione di concerti, in cui suonava il pianoforte all’interno di circoli ed associazioni culturali presenti in gran numero in città. Nell’ottobre del 1894 venne assunto come organista nella chiesa di Sant’Ignazio. Nel 1897 divenne organista anche nella chiesa dei Santi Vito e Modesto, fra l’acclamazione della gente, che accolse festante il Maestro il giorno della presentazione ufficiale. Nel 1900 iniziarono i successi, primo fra tutti la composizione di un inno popolare che riceverà un inatteso successo di pubblico confermato anche dalle critiche lusinghiere apparse sulla stampa locale.

Anche grazie a questa grande notorietà, nel 1902, venne nominato organista nella chiesa Cattedrale. Nello stesso anno incontrò e sposò Palmira Pizzioli, figlia del proprietario del Caffè Europa, uno dei locali più frequentati di piazza Grande, che sarà la fedele compagna della sua vita e che gli darà due figli, Natale e Cecilia, entrambi musicisti. Nel 1904 oltre al normale, ma intenso, lavoro di composizione, iniziò ad insegnare nella Civica scuola di musica, continuando le sue attività fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1915 Seghizzi venne internato nel campo dei profughi meridionali a Wagna di Leibnitz, qui trovò subito lavoro diventando insegnante nella piccola scuola allestita temporaneamente nella sala del refettorio.

Nel periodo trascorso a Wagna abbozzò una serie di composizioni per coro ed orchestra, che costituiranno il nucleo originale e fecondo di quelle «Gotis di Rosade» che restano, fino ad oggi, un piccolo monumento musicale dell’elaborazione del materiale popolare in lingua friulana. Nel novembre del 1918, al termine della guerra, la famiglia fece ritorno a Gorizia, e dopo aver affrontato i disagi del rientro in una casa che sembrava ormai estranea, il maestro ricominciò a lavorare in Duomo come direttore del coro. Quest’attività corale trovò grande favore in ambito cittadino tanto da formalizzarsi nella costituzione di un coro con un repertorio soprattutto popolare in lingua friulana.

Della sua attività di kappelmeister della Cattedrale restano decine di trascrizioni per coro e orchestra di messe e mottetti (di autori italiani e tedeschi) che venivano eseguiti durante i grandi ponificali presieduti dal principe arcivescovo. Nel frattempo anche la scuola di musica ricominciò le sue attività e Augusto venne nominato insegnante di pianoforte. Seghizzi iniziò a dirigere anche il coro del borgo Piazzutta, formato da un gruppo di amici, e ad insegnare all’Istituto Magistrale: canto corale alla mattina e pianoforte al pomeriggio. In questo periodo si dedicò moltissimo alla composizione di brani con testi di carattere popolare, utilizzando in particolare le parole del poeta 234 235 - corista Tite Di Sandri.

Un passaggio importante nella sua carriera di compositore sarà l’incontro con il poeta e filosofo gradese Biagio Marin; numerose liriche verranno musicate e ancora oggi eseguite. Gli anni Venti lo videro impegnato nella produzione di musica popolare friulana (celebri diverranno ben presto le cinque rapsodie «Gotis di rosade»), soprattutto grazie al lavoro che svolse con il coro della Società Alpina (che in seguito diventerà il Coro Seghizzi) distaccandosi dalle attività proprie del Cai.

Alla fine degli anni Venti, Seghizzi partecipò con successo a vari concorsi con il coro, a Roma e Modena, ma queste attività iniziarono a stancarlo troppo, così decise di seguire l’esempio di un suo amico musicista e partire per le Americhe come pianista su di un piroscafo, assieme al figlio Natale. L’anno dopo preferì però tornare nei luoghi della sua infanzia e trascorrere quindi l’estate a Lussino; al suo ritorno le attività con il coro e nella scuola di musica vennero interrotte. Seghizzi morì non ancora sessantenne nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 1933.

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