LE LEZIONI
Munaro torna a Grado, da aprile il corso aperto a tutti

L’artista torna nel suo atelier per insegnare i segreti del mestiere.
Matite, carta, tele e pennelli. Ma soprattutto, la capacità di trasformare un’intervista in una chiacchierata fra amici. Anche il compianto Bruno Pizzul, soleva dirlo: «Di Vincenzo Munaro mi ha sempre sorpreso la straordinaria propensione al rapporto personale, al contatto umano». E sarà proprio Munaro, che per metà dell’anno abita nel bellunese e con i primi tepori della primavera ridiscende nella sua Grado, ad aprire i battenti ai tanti appassionati d’arte che intendano apprendere le tecniche, per creare opere con le proprie mani. «Dopo dieci anni, ritorno a offrire corsi d’arte in galleria», esordisce con grande entusiasmo dalla cittadina sul mare.
L’artista conta di partire nella prima settimana di aprile con un corso di grafica e pittura due volte a settimana, schiudendo così le porte del suo amato studio in via Marina al civico 33. «Già dieci anni fa li avevo tenuti, e così li ripropongo – spiega - fornendo elementi di pittura con le diverse tecniche, soprattutto le basi. Quando avevo la scuola a Belluno, venivano da me chiedendomi d’insegnargli a dipingere a olio. Ma prima è necessario acquisire le basi, a partire da come s’impugna una matita».
Un corso della durata minima di due settimane aperto a tutti, che prevede anche uscite per ritrarre la laguna “en plein air” e apprendere i segreti del mestiere. «Andremo a disegnare fuori, uscendo col motoscafo per disegnare ciò che si vede, concludendo l’intero corso con una mostra di quanti hanno partecipato». Un rientro in grande stile nella sua Grado «per educare all’arte» i turisti in vacanza, o quanti semplicemente intendono affinare le proprie abilità manuali. «Quando insegnavo a Belluno per quattordici anni, alcuni mi chiedevano di fargli esporre subito. Ma bisogna apprendere i rudimenti, e andare avanti. È come lavorare con la china, io ne ho consumato tanta. Se si sta qualche anno senza usarla dopo si ha paura».
Diverse, le procedure con le quali ci si potrà cimentare: dallo studio della tecnica autonoma con la matita, con cui imparare a disegnare e a ottenere chiaroscuri, a come si esegue l’acquerello in quattro fasi. «Si imparerà a fare quattro soggetti simili, partendo dalla prima fino alla quarta fase. E poi faremo ritratti, mentre io lavorerò con loro. Faremo lavori semplici ma anche complessi, come l’uso della penna a biro, con cui ho realizzato diverse opere. Come “Le cattiverie di Belluno” su carta rigida risalente agli anni Ottanta, una carta reperibile solo in Austria. Sono miliardi i segni da eseguire, poi si toglie il grasso della penna e si ottiene qualcosa di simile a un’incisione».
Molte le sue opere alle quali gli allievi stessi potranno far riferimento. «Nessuno è negato. È questione di esercizio. Se si impara a far qualcosa si prende gusto. Studieremo acquerello e acrilico. Per l’acquerello, le quattro fasi fondamentali, tenendo a mente che non si disegna con la matita. Perché a rimanere bianca è solo la carta, si inizia subito con la stesura dei cieli». Una procedura che prevede di bagnare la stessa carta dentro la bacinella, per ammorbidirla. «Si stende la prima fase, senza pestare, reggendo con leggerezza. Poi, ci sono le licenze artistiche: i segni che puoi dare con libertà come faceva Picasso, il genio dei geni, nel periodo rosa e nel periodo blu. È questa, la grandezza. Quando mai nell’Ottocento si poteva fare una figura con segni? Picasso lo fa, e in maniera non dissimile si usa l’acquerello. E poi, non si può partire subito e fare uno scorcio o un paesaggio, ma tentando di comprendere come creare trasparenze. Allora s’impara».
Al corso seguirà a fine maggio un approfondimento del suo libro “Vita, arte, emozioni” - edito da G/M - con traduzione simultanea in lingua inglese, che verrà letto al pubblico gradese e ai numerosi turisti che prendono d’assalto l’Isola del Sole. «È stato pubblicato anni fa – precisa - ma è utile per narrare le tappe della mia vita a tedeschi e austriaci. Pensa che l’ho scritto prendendo appunti all’antico caffè San Marco, stando seduto là fino alle tre del mattino», racconta come fosse ieri. Un volume di 27 capitoli che ha inizio con un incontro speciale, in quel tortuoso cammino che fra svariate vicissitudini lo condusse al successo.
Da ottobre a gennaio Munaro terrà invece una mostra a Umbertide, dove nel 1975 realizzò il “Monumento alla Resistenza”, composta da quattro grandi pannelli di bronzo collocati s’una fontana. «Avrebbe dovuto farlo un geometra venuto via in seguito al disastro del Vajont – ricorda - ma il destino doveva andare in maniera diversa, perché il poveretto morì, e la commissione venne affidata a me. Umbertide è stato uno dei centri della Resistenza, e io trent’anni dopo sono riuscito a portarlo a compimento. Ho dovuto correre come un matto, poi è stato inaugurato il 3 settembre del ’75, sotto l’alto patrocinio di Pertini. Lì terrò la prima delle cinque mostre antologiche delle mie opere giovanili», conclude. Per informazioni e iscrizioni contattare il numero 3397148271 o inviare una mail a vincmun47@gmail.com.
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