È morto Mario Dessenibus, anima della vita cattolica di Ronchi dei Legionari

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Il personaggio

È morto Mario Dessenibus, anima della vita cattolica di Ronchi dei Legionari

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 01 Nov 2021
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Classe 1929 si è spento nella serata di sabato 30. Attivo in politica e in varie associazioni si è sempre speso per la comunità locale e provinciale.

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Ronchi dei Legionari perde un altro pezzo di storia, un altro personaggio che ha significativamente costruito per il bene della comunità e del proprio paese. Si è spento nella serata di sabato 30 ottobre Mario Dessenibus (nella foto, in centro), da sempre impegnato nell’ambiente cattolico ma non solo. Classe 1929 era un Ronchese doc della famiglia detta dei “Culavvi” che, nei tempi storici più recenti, gestivano terre e stalle sia di proprietà loro – non, dunque, mezzadri – sia per altri enti come la parrocchia. Da oltre 130 anni, secondo alcune ricerche di Silvio Domini, la famiglia, originaria probabilmente di Chiopris, è stabile nella città bisiaca, prima nella zona della chiesetta della Santissima Trinità e poi in via IV Novembre.

Giovanissimo, Mario entra nel cotonificio di Vermegliano e viene successivamente assunto in Cassa di Risparmio a Gorizia, dove ha lavorato fino alla pensione. Ha assunto nel tempo vari incarichi in diocesi e in città, nell’Azione Cattolica e nelle Acli, divenendone anche presidente provinciale. Non è mancato l’impegno politico con la Democrazia Cristiana sia nel consiglio comunale di Ronchi dei Legionari che nel consiglio provinciale.

Proprio per i meriti riceve anche l’onorificenza “Pro Ecclesia et Pontifice” richiesta per lui da monsignor Mario Virgulin mentre nel 2019 l’allora parroco, don Renzo Boscarol, gli consegna il Premio della Bontà (in foto).

“Una persona sempre molto gioviale – lo ricorda il figlio Luigi – e a cui faceva piacere stare con le persone ed era molto legato alla fede. È stato lucido fino alla fine”. La data delle esequie, che si terrà comunque in settimana, non è stata ancora fissata. Lascia la moglie, Giuseppina, i due figli Luigi e Piero, quattro nipoti e un bisnipote. E, sicuramente, un grande vuoto in via IV Novembre dove, assieme alla famiglia, annualmente costruiva un presepe a tema sociale e di pungente attualità, dalla profuganza alla guerra. 

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