Monsignor Cocolin, «profeta dei tempi e uomo di dialogo»: i suoi diari in un libro

Monsignor Cocolin, «profeta dei tempi e uomo di dialogo»: i suoi diari in un libro

L'opera

Monsignor Cocolin, «profeta dei tempi e uomo di dialogo»: i suoi diari in un libro

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 09 Ott 2022
Copertina per Monsignor Cocolin, «profeta dei tempi e uomo di dialogo»: i suoi diari in un libro

Gremito il Kulturni Dom con tanti aneddoti raccontati da chi ha lavorato fianco a fianco con il presule.

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“Un profeta, non nel senso che prevedeva il futuro ma che non si rassegnava al presente con le sue difficoltà”. Così monsignor Armando Zorzin, vicario generale dell’arcidiocesi di Gorizia, ha voluto sintetizzare non solo gli anni da segretario al fianco di monsignor Pietro Cocolin ma anche la lettura dei diari personali del presule, raccolti in una pubblicazione da Pierpaolo Gratton e presentata venerdì sera al Kulturni Dom di Gorizia. Una pubblicazione, uscita per la casa editrice Forum, che Gratton ha curato in anni di lavoro e che ha visto trasformarsi gli scritti personali dell’arcivescovo goriziano in un libro nel quale si riscopre il lato umano di don Pietro, “Rino”, per gli amici, un “vescovo che voleva fare il parroco”, unito a una serie di interviste, quindici, che consentono di ricostruire il tessuto umano e sociale del periodo, oltre che comprendere meglio l’operato pastorale di monsignor Cocolin.

La presentazione, la terza dopo Ruda e Saciletto, paese natale di Cocolin, ha raccolto amici, parenti ed ex collaboratori: “Non lasciatemi solo”, una richiesta, fatto il 26 giugno 1967, al momento dell’annuncio della sua nomina, ma anche il titolo dell’intero libro. La prefazione è di Andrea Bellavite, che ha moderato anche l’incontro, introdotto da Igor Komel, presidente del Kulturni Dom. “Cocolin è stato all’inaugurazione del Kulturni nel 1981 ed è sempre stato avanti nel dialogo tra italiani e sloveni, tra le due parti della diocesi e del confine. Ha dato tanto – così ancora Komel – e spero possa essere un esempio”.

“Nel libro – ha sottolineato il sindaco di Ruda, Franco Lenarduzzi – si legge tutta l’ansia di un parroco che diventa vescovo e deve prendere su di sé un’eredità non semplice”. Un libro che raccoglie “tasselli di microstoria partendo dai «ricordi, cari come l’anima», scritti a partire dal 1937 e che avrebbero dovuto fungere da guida ed esempio per gli anni successivi”, ha voluto ribadire Norma Zamparo, della casa editrice Forum.

Importante l’intervento di Andrea Bellavite, che ha ricordato una sua udienza proprio da monsignor Cocolin due giorni prima che spirasse: “Mi disse – ha ricordato il direttore della Socoba – che per una uomo che si accingeva a diventare prete nella diocesi di Gorizia era fondamentale imparare lo sloveno, cosa che, poi, ho fatto. Quarant’anni dopo quanto lui aveva immaginato si è avverato con Go2025 ma anche con i passi in avanti che abbiamo compiuto nel dialogo”. Per Bellavite, il lavoro “parla della nostra storia e molti potranno ricordare e riconoscere tra le righe questo grande personaggio”.

L’autore, Gratton, ha diviso l’opera in quattro parti, seguendo i racconti dello stesso Cocolin, ovvero l’infanzia e le difficoltà del mondo contadino friulano, l’epoca del seminario, l’esperienza da parroco e, infine, l’opera pastorale. “Cocolin è stato un vescovo che ha saputo guardare oltre il confine, che spesso attraversava a piedi per andare a trovare i parenti, parlando in italiano, friulano e sloveno alle nostre genti. Ma ha anche guardato avanti avviando l’opera missionaria, scelta anche osteggiata da una parte del clero ma che ha saputo anticipare di otto lustri i messaggi attuali di Papa Francesco”, ha ricordato Gratton. Una visione “progressista ma ben radicata nel territorio, come i due convegni di Grado e Aquileia che aveva preparato per poter guardare al futuro della diocesi e dell’intera regione europea”, ha concluso l’autore.

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