Monfalcone, le sentenze del Consiglio di Stato non chiudono il dibattito sui Centri Islamici: le voci

Monfalcone, le sentenze del Consiglio di Stato non chiudono il dibattito sui Centri Islamici: le voci

LE REAZIONI

Monfalcone, le sentenze del Consiglio di Stato non chiudono il dibattito sui Centri Islamici: le voci

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 03 Apr 2025
Copertina per Monfalcone, le sentenze del Consiglio di Stato non chiudono il dibattito sui Centri Islamici: le voci

Tra letture contrastanti e appelli al dialogo. Ecco i commenti su diritto di culto e sulle responsabilità delle istituzioni. Ne parlano Latorraca,Konate,Morsolin, Saullo e Moretti.

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Pur avendo carattere definitivo, le sentenze del Consiglio di Stato emesse ieri generano diverse reazioni. Dopo la conferenza stampa di stamane tenuta dall’amministrazione comunale assieme all’avvocato Teresa Billiani, in una nota, il legale delle comunità musulmane, Vincenzo Latorraca divulga una nota nella quale dichiara che - pur prendendo atto che sono stati accolti gli appelli del Comune di Monfalcone - «si ritiene doveroso sottolineare che, per quanto riguarda le decisioni relative alle sedi dei Centri culturali Darus Salaam e Baitus Salat, emerge un unico profilo critico costituito dal carico urbanistico».

Per Latorraca «la tesi difensiva sostenuta dalle associazioni appellate che hanno affermato la possibilità di insediare negli immobili la propria attività associativa, tra cui anche il culto, è stata implicitamente confermata». «Secondo la disciplina del piano regolatore attualmente vigente è dunque ammissibile l’insediamento di luoghi di culto nelle zone in cui operano le associazioni – continua il legale dei Centri - pertanto, non vige alcun divieto come ha invece sostenuto il Comune». La lettura del difensore delle comunità islamiche insiste quindi in relazione all’incremento del carico urbanistico.

«L’afflusso di un numero consistente di persone avrebbe determinato un aumento del carico, con la conseguenza che, comportando un cambio di destinazione d’uso, si rendeva necessario un titolo edilizio – spiega Latorraca - ne consegue che, lungi dal costituire la conclusione della vicenda, le decisioni rappresentano un punto di partenza. È chiaro che con il rilascio del titolo sarà possibile consentire un maggiore afflusso e quindi esercitare l’attività anche con un numero più elevato di persone».
Sintetico e ottimista è Bou Konate, presidente onorario del Darus Salaam il quale – “leggendo la sentenza” - comunica che le sentenze dimostrano il fatto che l’Italia sia un Paese libero e democratico con una delle migliori Costituzioni al mondo e un sistema giudiziario solido. Konate ritiene che i problemi non siano le imposizioni del burka, il velo o la legge islamica e chiede che si smetta di puntare sul terrorismo psicologico per lasciare lo spazio al dialogo sui veri problemi della città.

Di rispetto delle sentenze e di necessità di una pacificazione della città riferiscono i consiglieri i consiglieri uscenti de La Sinistra per Monfalcone, Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo secondo i quali «la città è ormai lacerata e divisa in tifoserie avverse». «Qualunque fosse stato il verdetto una parte della città ne sarebbe stata scontenta perché la politica di questa amministrazione in questi anni invece di promuovere il dialogo ha alimentato lo scontro – sono le loro parole – e risolto il contenzioso legale, il problema del diritto di culto rimane comunque intatto come prima di iniziare questa strada. Adesso la soluzione del problema di trovare un posto dove pregare per una comunità ampia come quella musulmana, che non si può ignorare, rimane comunque un problema aperto e delle istituzioni».

«Lo dice la stessa sentenza d’altro canto nella premessa “sulle autorità pubbliche grava il duplice dovere, in positivo, di prevedere e mettere a disposizione spazi pubblici per le attività religiose e, in negativo, di astenersi dal frapporre ostacoli ingiustificati all’esercizio del culto nei luoghi privati e dal discriminare le confessioni nell’accesso a quelli pubblici”, confermando il dovere di un ruolo attivo del Comune nel trovare soluzioni idonee» specificano Morsolin e Saullo convinti che «la destra ha usato la città come ring e palcoscenico per una visibilità mediatica nazionale».

I candidati – auspicando l’urgente attivazione di canali costruttivi di dialogo - riferiscono pure di «un preoccupante clima di contrapposizione, pericoloso e alimentato anche da chi amministra». «È necessario oggi più che mai ricomporre le divisioni. Solo il centro sinistra può farlo, con dialogo e capacità di creare coesione, perché la destra ha ormai bruciato, in questi mesi, ogni possibilità di confronto pacifico» così in chiusura gli esponenti di MCS.

«Le sentenze, che entrano nel merito amministrativo dei ricorsi, vanno rispettate, ma la prossima amministrazione dovrà definire la questione senza approcci né politici né ideologici. Sarebbe irresponsabile alimentare conflitti o contrasti dannosi». Lo afferma il candidato sindaco per il centrosinistra Diego Moretti. «La situazione in cui si trova oggi Monfalcone è figlia di un insieme di azioni risalenti negli anni, nelle quali la Lega ieri e oggi ha responsabilità chiare, dalla legge Bossi-Fini, al controllo politico di CdP (proprietaria del 76 per cento di Fincantieri) che fa capo al ministro dell'Economia, Giorgetti, e al massiccio ricorso ai subappalti, al fatto che Fincantieri non può farsi carico delle ricadute sociali della propria attività. A Monfalcone, poi, è la stessa Lega locale che da anni illude il territorio promettendo di liberare Monfalcone dall'islamizzazione, questione che va gestita senza demagogia ma con il fatto che Costituzione e leggi della Repubblica italiana si rispettano, sempre e da parte di tutti».

La questione resta un nodo irrisolto per il dem Sani Kamrul Hasan Bhuiyan «Dove possono pregare migliaia di cittadini musulmani che vivono e lavorano in città?» domanda. «Il rispetto delle norme è essenziale, ma imporre divieti senza offrire alternative non è una soluzione. La libertà di culto è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione e non può essere ostacolata senza proporre risposte concrete - conclude Sani - oggi più che mai è necessario un dialogo tra Comune e comunità musulmana per trovare un punto d’incontro che concili il rispetto delle regole con le esigenze reali della popolazione. Monfalcone è una città di tutti, e solo attraverso il confronto si può costruire una convivenza basata su rispetto e inclusione

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