La situazione
Monfalcone, «risorse economiche insufficienti per personale e servizi»: cento Oss dell'Ambito sul piede di guerra

Sul tema si è interessato anche l'Osservatorio regionale sugli appalti chiedendo al Comune di Monfalcone il ritiro. Venerdì nuova riunione sindacali.
Si preannuncia già una battaglia – portata avanti dal centinaio di operatrici sociosanitarie attualmente impegnate nell’ambito del Basso Isontino tramite cooperative – per il bando di gestione che andrà a conclusione tra qualche settimana. Venerdì scorso la prima riunione a Monfalcone con una trentina di esse, tutte impegnate nell’assistenza quotidiana all’utenza più fragile del territorio, che ha anche avuto un piccolo strascico alla presentazione della lista della Lega con il ministro Valditara quando una di esse, venerdì 14 marzo, ha voluto far sentire la propria voce durante la presentazione. Nullo il risultato, «ma già lo sapevo, serviva però dare un messaggio», ha sottolineato alla nostra redazione a margine.
Una seconda riunione sindacale, alla presenza delle lavoratrici di tutte e quattro le cooperative coinvolte (Consorzio Fhocus, Codess Sociale, Codess Fvg, Itaca ed Euro & Promos) è prevista per venerdì 21 marzo. Si tratta del bando di gestione per i servizi domiciliari che, andando a scadenza naturale, era stato indetto e poi revocato a fine dicembre proprio su richiesta delle cooperative, quindi rimesso sul mercato a gennaio. Ma con gli stessi requisiti. Vi era stata una richiesta da parte delle cooperative di aumentare il budget per poter gestire gli oltre 400 utenti che, da Sagrado a Grado, sono seguiti quotidianamente.
«Le cooperative avevano chiesto – ci racconta un’operatrice che ha chiesto espressamente l’anonimato – di poter modificare l’apporto economico ma l’unica differenza tra i due bandi emessi è stata che nel secondo è richiesto il riassorbimento di tutte le operatrici in caso di vincita da parte di un’altra realtà, cosa che sembra essere certa».
«Le Oss vanno a soddisfare i bisogni primari di una persona, iniziando dall’igiene personale e dai luoghi dove vive. La richiesta era semplice perché già le cooperative vanno in perdita e ci rimettono. Purtroppo, quanto era stato richiesto non è avvenuto e le stesse cooperative hanno deciso, assieme, di non partecipare al bando», racconta ancora l’operatrice. Il risultato? La partecipazione di altre realtà che, se da un lato assorbiranno il personale dall’altra parte «non saranno in grado di garantire la stessa qualità di servizi mancando gli apporti finanziari. O aumenteranno la spesa per singolo utente».
Una prospettiva che non alletta le Operatrici sociosanitarie: «Su un centinaio di noi solo venti accetteranno le nuove probabili condizioni. Una situazione che si rifletterà prima di tutto sugli utenti dei quali spesso siamo confidenti, involontariamente, e con i quali si instaura un rapporto molto stresso. Per l’ennesima volta la nostra figura, che a sentire tutti è fondamentale, viene declassata. Lavoriamo per cooperative serie che ci fanno costantemente corsi di formazione e di aggiornamento e intersecando il lavoro con il Servizio Infermieristico Domiciliare e con gli Assistenti sociali, una creato in anni», conclude.
Sul tema si era espresso, a fine febbraio, anche l’Osservatorio sugli appalti e sugli accreditamenti territoriali. In una pec inviata il 14 febbraio il presidente, Paolo Bernardis, faceva sapere al Comune di Monfalcone in qualità di comune capofila dell’ambito e all’Osservatorio Nazionale sugli appalti e Accreditamenti, inviando il tutto anche per conoscenza a livello regionale, come «le risorse economiche messe a disposizione siano assolutamente insufficienti a coprire i costi di personale e organizzativi del servizio in appalto». La situazione evidenziata è che la base d’asta è di 6.254.589 euro e, a fronte di una manodopera dal costo di 5.956.524 euro ne avanzi un 4,77% del totale pari s 298.065 euro. «Le ore considerate per il calcolo complessivo del costo della manodopera, peraltro non soggetto a ribasso, risultano essere unicamente le ore di attività diretta: non sono quindi ricomprese le ore dedicato allo spostamento che vanno a ricadere nella voce “altro”».
Una voce che dovrebbe remunerare, tra le varie cose, il possesso di un sistema informatico e manutenzione e adeguamento, il riconoscimento al personale dei costi di spostamento mettendo a disposizione un automezzo a operatore o riconoscendo i costi di carburante, acquisto di divise, dotazione Dpi, attrezzatura e prodotti di igiene e sanificazione personale. A tutto vanni aggiunti i costi di formazione, assicurativi e di locazione di una sede sul territorio.
«Le valutazioni relative a una base d’asta totalmente incongrue sono validate», come scrive Bernardis che richiama la sentenza 2908 del 27 marzo 2025 del Consiglio di Stato secondo cui il prezzo della base d’asta deve «consentire un adeguato margine di guadagno per le imprese, nel rispetto dei principi di efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa». La richiesta, non ascoltata, era stata quella del «ritiro in autotutela della gara per le debite rettifiche».
Pec alla quale l’Osservatorio non aveva ricevuto risposta: «Le risorse economiche – scrive Bernardis in una nuova nota del 28 febbraio – messe a disposizione per il servizio triennale sono state assolutamente insufficienti a coprire i costi del personale e organizzativi del servizio in appalto. Non si può risparmiare sulla salute delle persone fragili – aveva concluso esprimendo – forte preoccupazione in merito al passaggio del personale dagli attuali gestori al futuro operatore economico».
Dal Comune, infine, si apprende che l'assessore competente Stefano Vita starebbe producendo una relazione dettagliata i cui contenuti saranno resi noti nei prossimi giorni. Sempre l'Ente fa sapere che Ambito Socio-Assistenziale e amministrazione comunale stanno lavorando sinergicamente sulla questione.
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