Monfalcone ricorda l'Esodo: «Immane tragedia da usare come riflessione»

Monfalcone ricorda l'Esodo: «Immane tragedia da usare come riflessione»

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Monfalcone ricorda l'Esodo: «Immane tragedia da usare come riflessione»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 10 Feb 2023
Copertina per Monfalcone ricorda l'Esodo: «Immane tragedia da usare come riflessione»

Sul tema è intervenuta anche la senatrice Tubetti ricordando come «per anni le vicende sono state strappate dai libri di storia». Cappelli (Azione Cattolica).

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Anche Monfalcone ha commemorato il Giorno del Ricordo con una cerimonia molto partecipata dalle autorità, civili, militari e religiose, dalle associazioni d’arma e dalla cittadinanza, grazie anche alle letture delle poesie “Il bambino con la valigia” a cura di Luis Resuli del Comitato 10 Febbraio e “Le buche del Carso”, a cura di Massimo Pian dell’IPA.

“Italiani dimenticati in qualche angolo della memoria come una pagina strappata al grande libro della storia”, afferma Simone Cristicchi nel suo commovente spettacolo “Magazzino 18”. “Per questo la Giornata del ricordo è un’occasione per convertire la memoria di un’immensa tragedia in una riflessione e in un omaggio alle tante vittime”, ha aggiunto il sindaco Anna Maria Cisint nel corso delle celebrazioni per la giornata del Ricordo.

“Ricordo di quanti, colpevoli solo di essere italiani, hanno dovuto abbandonare la loro terra o peggio, si sono persi sul Carso, trucidati. Furono – così ancora Cisint – tutti martiri di un odio ideologico alimentato dalla volontà comunista di imporre il proprio dominio dittatoriale. Non c’è località esente da questa triste contabilità degli orrori titini: Albona, Parenzo, Cherso, Arsia, Dignano, Pisino, Buie, Rovigno, Pola e via via sino alla Foiba simbolo di questa strage, quella di Basovizza, dove nel maggio 1945, durante l’occupazione titina di Trieste, di Monfalcone e di Gorizia, i partigiani jugoslavi gettarono, nel modo più crudele, un numero imprecisato di italiani nella cavità profonda oltre 200 metri”.

Per Cisint è necessario “essere pienamente coscienti di ciò che è accaduto, se vogliamo realizzare, per il futuro dei nostri figli, un mondo diverso, dove l’odio sia sostituito dal dialogo e dalla voglia di camminare insieme”.

Sul tema è intervenuta anche la senatrice di Fratelli d’Italia, Francesca Tubetti: “È un giorno importante che ancora troppe volte viene svilito. È necessario si vada avanti nei rapporti di collaborazione con tutti i Paesi europei e balcanici, ma è altrettanto importante sia data la possibilità a figli e nipoti delle vittime di conoscere la fine dei propri cari e di poter portar loro un fiore. Per anni le vicende di esuli e infoibati sono state pagine strappate dai libri, liquidate al massimo con una citazione in quelli di storia. Una vergogna, sia chiaro, ma che non può essere dimenticata od omessa”.

Per il presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Paolo Cappelli è “sicuramente è occasione di fare memoria e ricordare. Ma, soprattutto, deve rappresentare un’occasione per riaffermare l’importanza dei princìpi di pace, uguaglianza e dignità delle persone. Diritti e valori, questi, alla base dell’Unione europea, che ci unisce tutti, consentendo di superare i confini e le visioni sovraniste del passato, e, proprio come affermò David Sassoli in occasione del suo intervento del 2019, quando si insediò come Presidente del Parlamento europeo: “L’Unione europea non è un incidente della Storia”. Si tratta – così ancora Cappelli – di una complessa e dolorosa vicenda della storia italiana del Novecento che a lungo è stata trascurata e che permette di non dimenticare tutte le cosiddette "pulizie etniche" e di ribadire il valore della pace”.

“Per la nostra realtà isontina è una giornata particolarmente importante, perché il dramma delle foibe ha segnato molte famiglie ed i ricordi di quei fatti sono ancora vivi nei ricordi di chi allora c’era. La giornata del ricordo deve essere allora un’occasione per fare memoria di quel terribile momento storico segnato dalle vendette e dal grande esodo che interessò allora oltre 350.000 persone, che per la loro etnia italiana furono costrette ad abbandonare le loro case dell’Istria e della Dalmazia e rifugiarsi in Italia”, conclude Cappelli.  

Foto Imelda Lamaj.

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