Monfalcone presenta un ricorso contro la riconversione di A2A, «un progetto sbagliato»

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Monfalcone presenta un ricorso contro la riconversione di A2A, «un progetto sbagliato»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 26 Gen 2022
Copertina per Monfalcone presenta un ricorso contro la riconversione di A2A, «un progetto sbagliato»

Alcune lacune giuridico-amministrative hanno spinto l'amministrazione a muoversi con l'avvocato Billiani. Sul piede di guerra anche gli imprenditori.

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Il Comune di Monfalcone impugna il decreto “Via” al progetto presentato dalla A2A avente ad oggetto la realizzazione di una “nuova” centrale alimentata a Gas. “Il ricorso si è reso necessario per ragioni squisitamente giuridico/tecniche”, spiega in prima battuta il sindaco, Anna Maria Cisint, nel ringraziare il gruppo di lavoro del Comune, capitanato dall’Assessore Sabina Cauci e dall’avvocato Teresa Billiani, che, oltre a sostenere la contrarietà alla realizzazione della centrale, ha fatto proprie le ragioni ambientali, sanitarie e occupazionali che sostengono non solo la procedura legale, quanto le idee di sviluppo della Città.

Ieri sera alle 22 circa è stato notificato il ricorso al Presidente della Repubblica promosso dal Comune contro il decreto dei Ministeri della Transizione Ecologica e della Cultura, n. 382, dd. 24.09.2021, con il quale questi ultimi hanno espresso giudizio di compatibilità ambientale in ordine al progetto presentato da A2A avente ad oggetto la realizzazione a Monfalcone di una “nuova” centrale alimentata a gas.

Trattandosi di una nuova centrale, anziché di una modifica alla precedente, secondo il Comune, “non si può affermare che dal 1° gennaio 2026, giorno dopo alla scadenza dell’Aia, ci saranno migliorie in termini di CO2, perché l’Aia vigente e relativa alla esistente centrale a carbone prevede comunque che la stessa dovrà essere chiusa entro il 31.12.2025”.

Il progetto della nuova centrale non è stato realizzato facendo il confronto degli inquinanti con “l’alternativa zero”, bensì con le attuali emissioni. Infatti, “la nuova centrale a gas produrrà le stesse quantità di emissioni di CO2 della vecchia centrale a carbone, pari a circa 2,4 milioni di tonnellate. Completamente fuori parametro europeo. Per ottenere l’abbattimento di emissioni i Ministeri hanno previsto di far funzionare la centrale a gas a singhiozzo”, ha raccontato il sindaco Cisint che ha rimarcato: “Stiamo facendo una battaglia giustissima a tutela della salute, dell’ambiente e dello sviluppo del territorio.

Non solo, in quanto la costruzione del metanodotto, necessario per il funzionamento dell’intero impianto, andrà a impattare e non poco sulla vita dell’economia della zona per la presenza di attività medio-piccole come quelle nautiche e non, presenti sul territorio da tempo. “Lo considero inaccettabile perché il livello occupazionale è a favore della prospettiva di valorizzazione della nautica e portualità”, commenta il Sindaco.

Presenti anche i rappresentanti di alcune aziende locali che hanno espresso le loro serie preoccupazioni in merito, specialmente le osservazioni per evitare il danno economico che potrebbe derivare dall’esproprio dei loro terreni derivante dall’eventuale realizzazione del metanodotto. Di fatto alcune proprietà hanno ricevuto, nell’ultimo periodo, hanno ricevuto l’avviso di avvio del procedimento per il vincolo preordinato all'esproprio. E ciò ha allarmato, e non poco molti imprenditori che ora hanno inviato le loro segnalazioni. “Un’ingiustizia”, ha rimarcato il sindaco Cisint.

Marisa Garonzi, amministratore unico di Marina Lepanto, ha fatto leva anche sulla storicità della presenza. “Non è giusto – ha ricordato – che dopo 18 anni di lavoro ci venga tolto quello che abbiamo guadagnato”. Le ha fatto eco Alberto Cattaruzza, amministratore delegato di Nautec, presente con il presidente Michele Brusca. “Siamo sconcertati e basiti, non capiamo le motivazioni per questo esproprio che porterebbe a gravi danni per l’occupazione delle Marine”. Enrico Olimpo di MMX Technology ha ricordato gli investimenti che la sua società ha fatto sul territorio nell’ultimo periodo. “Così facendo – conclude – saremo costretti a ridimensionare i nostri progetti se non impossibilitati nel realizzarli”.

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