IL DOCUMENTO
Monfalcone, in arrivo il Patto per il Lavoro: «Cambiare il modello produttivo degli appalti»
Incontro in municipio tra i vertici del settore, «sulla questione stranieri stiamo raggiungendo il limite di sostenibilità umana e sociale».
Si compie una ulteriore tappa nel percorso del "Progetto Monfalcone" che il sindaco Anna Maria Cisint ha lanciato nelle scorse settimane con i ministri e viceministri responsabili dei dicasteri del Lavoro, dell'Interno e della Sostenibilità Ambientale e che ha come obiettivo un profondo cambiamento del modello produttivo di Fincantieri. Al tavolo del Patto per il Lavoro che si è tenuto questa mattina, il sindaco Cisint ha ottenuto la piena sintonia e l'appoggio dell'assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, ma anche quello delle parti sociali e delle associazioni imprenditoriali di Confindustria, degli artigiani e commercianti.
Tutti i componenti si sono manifestati concordi sull'esigenza di rivedere il sistema dei subappalti e il ricorso all'utilizzo generalizzato di operai stranieri con tutte le distorsioni che si determinano sotto l'aspetto contrattuale e i riflessi che ricadono sulla città derivanti anche dall'impiego di lavoratori islamici, privi della conoscenze linguistiche e con comportamenti - anche sul luogo di lavoro - spesso incompatibili rispetto alle nostre regole.
In apertura d'incontro, il sindaco Cisint ha richiamato le tre questioni di fondo portate al tavolo ministeriale romano e ha formulato una serie di precise richieste. In primo piano il tema dei subappalti che "non solo hanno portato alla rottura dell'equilibrio del mercato del lavoro locale, ma sono un disvalore per la stessa azienda in quanto non garantiscono alcuna qualità produttiva in un settore così importante come quello delle navi da crociera". "A ciò si aggiunge il ben noto fenomeno di dumping salariale e contrattuale favorito dall'impiego massiccio di manodopera povera prevalentemente dal Bangladesh".
Infine, secondo la prima cittadina, esiste il problema del raggiungimento del limite di sostenibilità urbana e sociale per la città della presenza straniera "dovuto sia alla dimensione demografica e abitativa che sta superando i 30 mila abitanti, sia all'islamizzazione spinta che introduce pratiche di vita in contrasto con le nostre regole e modelli di convivenza civile".
Nel dibattito poi, da più parti, è stato posto l'accento sulla necessità di creare i presupposti per l'impiego di manodopera locale attraverso una diversa politica retributiva e della qualità del lavoro per rispondere alla domanda di chi è alla ricerca di occupazione. L'assessore Rosolen ha anche citato due casi di crisi aziendali - Wartsila ed Electrolux, con le relative imprese dell'indotto - che testimoniano una situazione dell'offerta da governare in maniera diversa rispetto all'indiscriminato ricorso all'utilizzo di risorse provenienti dall'estero.
Di fronte alle proposte dei sindacati per favorire l'interscambio di manodopera fra imprese, il sindaco Cisint ha inoltre ricordato il modello in atto nel settore portuale che consente di dare risposta ai diversi momenti di fabbisogno, ma anche quanto avviene nel cantiere di Saint Nazaire con un reclutamento atto a garantire i diritti salariali e lavoro ai disoccupati del territorio.
"Il ricorso agli immigrati dei paesi poveri - ha rilevato ancora Cisint - danneggia le nostre piccole realtà aziendali, che si sentono mortificate da un sistema di dumping nei subappalti che mette fuori gioco l'indotto locale e regionale". Le diverse posizioni espresse saranno ora sintetizzate in un documento che verrà predisposto dal Comune volto ad "una condivisione sulle cose concrete da fare e non solo su auspici generici", come ha polemicamente sottolineato il sindaco Cisint nelle sue conclusioni.
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