la presentazione
«Monfalcone nella città metropolitana di Trieste», il Fvg secondo Zanin

L'idea tratteggiata dal presidente del Consiglio regionale, area unica da Pordenone all'Isonzo.
Da una parte una città metropolitana che va da Trieste a Monfalcone, con una forte vocazione verso ricerca, innovazione, turismo e terziario avanzato. Dall'altra un'area "ecopolitana" che comprenda il resto della regione, da Pordenone fino alla destra Isonzo, e che sviluppi le potenzialità dei suoi centri urbani piccoli e medi, dell'area agricola e della zona montana. È questo il possibile scenario di riorganizzazione territoriale tratteggiato da Piero Mauro Zanin, che ha partecipato ieri all'incontro online nelle vesti di presidente del Consiglio regionale ma anche di architetto.
L'occasione è stata la presentazione a livello nazionale del volume di Sandro Fabbro, docente di Urbanistica dell'Università di Udine, in un webinar organizzato dalla rassegna Urbanpromo. "Il Friuli Venezia Giulia - ha premesso Zanin - ha caratteristiche che si avvicinano al modello disegnato dal libro Ecopoli: un numero ridotto di abitanti, un'area metropolitana, ma anche aree interne scarsamente popolate che nella nuova era del post-pandemia, quando è andato in soffitta il modello della globalizzazione irrefrenabile che ci spingeva a guardare più al mondo che ai nostri territori, possono giocare un ruolo importante".
Il presidente della massima assemblea legislativa pensa soprattutto all'obiettivo dell'autosufficienza, "non in un'ottica di autarchia ma di transizione ecologica", e questo sia in termini di agricoltura che di produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili. E a queste carte da giocare va aggiunta la digitalizzazione - un'altra lezione imposta dalla pandemia - che oggi consente di lavorare per una grande multinazionale anche da territori isolati e poco abitati. Zanin ha inquadrato queste riflessioni nello sforzo di ridefinizione territoriale che la Regione sta compiendo dopo l'abolizione delle Province.
Il tutto nella convinzione che ci sia bisogno di un livello intermedio tra quello comunale e regionale. Ha fatto riferimento alla riforma del sistema istituzionale italiano anche l'autore di Ecopoli. "La deglobalizzazione in atto dopo la pandemia, connessa al disordine internazionale che ne è derivato - ha detto Sandro Fabbro - ci impone la scelta tra l'aspettare passivamente un nuovo ordine mondiale o l'attrezzarsi per far fronte alle turbolenze con le nostre risorse, con una resilienza territoriale che preveda filiere produttive più corte. Non bisogna abbandonare il territorio italiano che non è coperto da città metropolitane".
"Ci sono attualmente nove regioni che hanno la dimensione di circa 1 milione di abitanti e potrebbero diventare da subito aree ecopolitane, rete policentrica di piccole e grandi città integrata nel territorio, sufficientemente autonoma nella gestione delle risorse di base" ha concluso il docente. Alla presentazione online, coordinata dal segretario dell'Istituto nazionale di urbanistica Domenico Moccia, ha partecipato anche Patrizia Gabellini, docente del Politecnico di Milano.
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) +39 328 663 0311.

Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
