LE CRITICHE
Monfalcone, Asquini attacca Fincantieri e il Comune: «Qui comanda l’appalto, non lo Stato»

L’ex assessore critica il ruolo dominante del cantiere navale: «Sostituzione etnica e salari bassi, mentre il PIL cresce, con il Comune che collabora col governo per importare manodopera dall’estero».
Massimo Asquini, ex assessore alla sicurezza e attualmente referente delle provincia di Gorizia per Patto del Nord, si esprime preoccupato sulla posizione di Fincantieri nei confronti Monfalcone: «Al di là dei risultati elettorali, delle istituzioni regionali e statali -spiega il politico- è piuttosto evidente che chi detta legge a Monfalcone è Fincantieri S.p.a».
Un'azienda pubblica al 72% che non assume operai diretti, se non in numeri risibili da socialwashing, seppure ha nel cassetto - pare- 17mila domande di assunzione, ma che ricorre, per volontà e possibilità all'appalto e ad ulteriore concessione di subappalto: questi i dati citati nella nota.
«Una società che ha decretato una sostituzione etnica nel territorio monfalconese e portato paradossalmente la città giuliana ai più bassi redditi pro capite regionali - sottolinea Asquini-, ma contemporaneamente, al più alto apporto di Prodotto interno lordo».
Una forte critica anche all’attuale amministrazione comunale, già apostrofata negativamente nell’incontro di presentazione a Monfalcone del movimento “Patto del Nord”, dove Asquini è referente nella provincia di Gorizia.
«L'amministrazione comunale, in teorico conflitto con l'azienda, è parte dello stesso partito che con Piantedosi prende accordi con il Bangladesh per l'invio regolare di lavoratori» spiega l’ex assessore. Il riferimento è alla recente visita del ministero dell’interno a Dacca, fatto che negli scorsi giorni ha acceso un deciso botta e risposta nella politica locale.
«Insomma, nel Friuli Venezia Giulia siamo sì nella Repubblica fondata sul lavoro, ma che sia in appalto ed extracomunitario» la conclusione graffiante di Massimo Asquini.
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