Monfalcone, l'accusa di Legambiente: «sulla riconversione industria e sindacati ancorati al passato»

Monfalcone, l'accusa di Legambiente: «sulla riconversione industria e sindacati ancorati al passato»

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Monfalcone, l'accusa di Legambiente: «sulla riconversione industria e sindacati ancorati al passato»

Di Redazione • Pubblicato il 26 Nov 2021
Copertina per Monfalcone, l'accusa di Legambiente: «sulla riconversione industria e sindacati ancorati al passato»

«La transizione ecologica è urgente e non ha bisogno dei combustibili fossili».

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“Dobbiamo constatare con amarezza che il Segretario provinciale del principale sindacato italiano ed il Presidente di Confindustria Alto Adriatico non hanno capito, o più probabilmente, fingono di non capire, che la decarbonizzazione, tanto decantata in ogni occasione, è imprescindibile, urgente e riguarda tutti i combustibili fossili, gas naturale compreso; e che una prospettiva diversa per l’area attualmente occupata dalla centrale di A2A, non è un’opzione, bensì una necessità vera e propria per Monfalcone e per l’intero sistema regionale”.

A lanciare la non lieve accusa è il circolo monfalconese di Legambiente, “Ignazio Zanutto”, dalle parole del presidente Michele Tonzar. “Se la CGIL (e la Regione, pure essa invitata e clamorosamente assente) avesse colto l’invito a partecipare al convegno organizzato sabato 20 novembre da Legambiente, avrebbe potuto ascoltare parecchie cose interessanti, che anche Confindustria non dovrebbe sottovalutare”, rileva il sodalizio.

Una centrale, quella A2A di Monfalcone, che si trova all’interno di una rete di potenza elettrica nella quale la stessa è “sovrabbondante, cioè non servono nuove centrali. Lo testimonia il fatto che l’impianto a carbone di A2A è praticamente fermo da un anno e che la centrale a ciclo combinato di Torviscosa, come il resto degli impianti analoghi in Italia, è utilizzata per poco più del 30%”. Tra i dati proposti da Legambiente anche il tema occupazione, con una centrale che, a regime, “darebbe impiego a poco più di 30 addetti”.

Nel sostenere con forza il sistema di accumuli, Legambiente ha voluto riservare ampio all’espansione delle attività portuali, con potenziamento del terminal autovetture per favorire l'import/export di autovetture e relativi servizi di montaggio e manutenzione e, in alternativa, il recupero della proposta di stazione marittima per l’attracco ferry e navi passeggeri o la destinazione ad area logistica per il traffico ro-ro-con, potendo contare anche su un adiacente secondo varco al porto”.

“Naturalmente – conclude il sodalizio - tutte queste possibilità non sorgono d’incanto, necessitano di approfondimenti e cooperazione dei diversi soggetti istituzionali ed economici per affrontare concretamente il futuro, dal punto di vista ambientale ma anche economico ed occupazionale”.

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