Il progetto
Monfalcone, 48 milioni per la sanità del Basso Isontino

Un progetto di ristrutturazione organizzativa dell'intera sanità che vedrà anche la creazione di una Casa della Comunità a Grado.
Un investimento poderoso, quello presentato questo pomeriggio a Monfalcone dal direttore di Asugi, Antonio Poggiana, dal governatore della Regione Massimiliano Fedriga e dal vice Riccardo Riccardi. Si tratta di 48.787.863,98 euro totali per il Basso Isontino – Monfalcone e Grado – e oltre un miliardo per tutta l’ex provincia di Gorizia.
“L’idea deve essere quella di alcuni hub come la Casa della Comunità, luogo privilegiato per la progettazione ed erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociosanitaria: un’organizzazione capillare su tutto il territorio”, ha raccontato Poggiana. Il direttore ha anche illustrato quelle che, nel futuro a medio raggio, saranno le nuove strutture. Tra di esse vi è l’ospedale di comunità, una “struttura sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero”.
Entrambe faranno riferimento, nel progetto di risistemazione della sanità territoriale, alla Centrale Operativa Territoriale, una centrale diversa dal 112 che avrà “funzione di coordinamento della presa in carico della persona e di raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali”. In essa, dunque, saranno coordinate le attività territoriali sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e la rete dell’emergenza-urgenza
Sarà “una progressiva attuazione del cambiamento organizzativo ma anche maggior utilizzo delle professionalità” con la “Revisione dei protocolli e modelli organizzativi in uso nella presa in carico ma anche di monitoraggio della qualità interna”. In sostanza, “omogeneizzare modelli e percorsi, anche nell’organizzazione di professionisti”.
Monfalcone vedrà la creazione di tutte e tre le strutture, con un nuovo edificio per la Casa della Comunità che sarà creata nel bosco vicino l’ospedale per una spesa totale di circa dieci milioni di euro. Anche il San Polo vedrà alcune migliorie. “Attualmente la struttura ha trent’anni – ha sottolineato Riccardi – e mancano i certificati antincendio e antisismici. Bisogna evolvere la struttura compresi gli strumenti che si danno ai professionisti”.
Se gli interventi a Monfalcone riguarderanno l’ospedale, a Grado sarà recuperato l’edificio adiacente la Capitaneria di Porto per la creazione di una Casa di Comunità con una spesa di 1.593.395,00 milioni di euro.
Il progetto, dunque, è quello di puntare a una “forte sanità territoriale con una risposta della sanità domiciliare più seria e l’irrobustimento delle cure intermedie”. Riccardi ha anche sottolineato il problema, non da poco, della cura dei bambini che giungono profughi dall’Ucraina: “ci sono situazioni che i nostri ospedali non erano abituati a vedere – ha proseguito il vicegovernatore con delega alla salute – come l’alta incidenza oncologica pediatrica”.
“Non sono scelte collegate alla campagna elettorale”, ha esordito il governatore Fedriga. “Bisogna fare scelte in prospettiva: se ragioniamo solo in base a quanto possiamo inaugurare entro la prossima tornata elettorale non abbiamo visione. In questo ospedale, ad esempio, i lavori si concluderanno tra nove anni: anche se mi ricandidassi non riuscirei a tagliare il nastro”. Fondi regionali e nazionali, non solo Pnrr: “Avessimo applicato il Pnrr avremmo investito un quarto di quanto stiamo presentando ora. Un investimento da 50 milioni di euro è importantissimo per il sistema sanitario che è il cardine anche per la qualità della vita della società e del territorio”.
Il governatore ha anche rimarcato l’importanza della telemedicina. “È necessario potenziare territorio con la domiciliarità e le cure intermedie: non uno spreco di risorse ma un vantaggio per il cittadino. Parlare di telemedicina non è parlare solo di attrezzatura, che sono facilissimi da usare anche dagli anziani, ma la costanza del monitoraggio dei parametri fondamentali che riusciamo a garantire alla persona. Ciò grazie ai mezzi a disposizione. Attraverso gli alert possiamo garantire il più possibile che non ci sia un aggravamento. Cambiare l’approccio e la tutela della salute del cittadino che è cercare di evitare l’acuzie che peggiora la situazione e aggrava anche la pressione sul Servizio Sanitario”.
Il governatore ha concluso rimarcando come la regione sia la porta d’accesso per “il 60% di quelli che vogliono entrare nel nostro Paese” e che il Fvg deve “controllare la situazione sanitaria di chi arriva e in tal senso abbiamo già chiesto al Governo ulteriori forze”.
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