al Trgovski dom
Minoranza slovena ancora poco tutelata, modelli e proposte a Gorizia

A inizio novembre la III conferenza per la tutela della minoranza. Proposte per cambiare la rappresentanza.
Un lavoro ancora ampio da fare, recuperando quanto non fatto in passato. È stato questo uno dei moniti lanciati ieri mattina a Gorizia, dopo l’analisi su quanto fatto negli ultimi anni per la tutela della minoranza slovena. Al Trgovski dom di corso Verdi si è tenuta un’anteprima di quella che sarà la III conferenza regionale, in programma tra il 2 e 19 novembre a Trieste (prevista già nel 2020), evidenziando i risultati ottenuti dall’approvazione della legge 16 del 2007. Un percorso ancora zoppo, come rimarcato da Igor Gabrovec, vicepresidente del Consiglio regionale.
I risultati dei diversi gruppi di lavoro sono stati illustrati da Devan Jagodic, direttore del Slovenskega raziskovalnega inštituta (Istituto di ricerca sloveno). In particolare, sono emerse alcune criticità nel supporto alle diverse realtà territoriali, a partire dall’erogazione dei fondi che arrivano solo negli ultimi mesi dell’anno. In questo modo, le somme vanno spese in fretta ai fini della rendicontazione, con problemi conseguenti a un loro uso ottimale. Auspicato, poi, che la commissione regionale consultiva accresca il proprio ruolo nei confronti delle tematiche.
Idea, quest’ultima, sostenuta anche dal presidente della V commissione, Diego Bernardis, così come quella dell’istituzione di un Garante: “È un’idea intelligente non solo per la minoranza slovena ma anche per quella friulana. La commissione consultiva dovrebbe indirizzare le scelte, mi impegnerà per accelerare il percorso”. Concorde anche lui che dal 2017, data dell’ultima conferenza regionale, “siamo rimasti al palo”. Per Gabrovec, alcune cose sono andate anche indietro, come i fondi erogati ad associazioni e gruppi che sostengono l’origine propria della parlata slava nelle Valli.
Le risorse per le comunità della Val Canale e Val Resia, disciplinate dall’articolo 22 delle legge 26, sono state peraltro quasi dimezzate. Appello anche per incrementare i fondi a scuole e istituzioni di quella fascia confinaria. Jagodic ha quindi toccato il tema dell’Ufficio centrale per la lingua slovena, che dovrebbe assumere il ruolo primario per i servizi relativi. Tra le perplessità, però, emerge la sensazione di assenza di contatti con la “periferia”, senza una pianificazione a lungo termine. Scarso anche il turno over nelle associazioni di riferimento.
Alla fine, la percezione è che il modello organizzativo attuale sia superato, anche se democratico e trasparente. Per fare un passa avanti, sono due le proposte avanzate: l’elezione diretta dei rappresenti della comunità, in una sorta di “parlamento”, o una confederazione tra le organizzazioni principali. Idee ancora da sviluppare, prima di arrivare a una presentazione pubblica nei dettagli. Nel frattempo, ci sarà la seduta dei lavori a Trieste, a cui parteciperà anche Pierpaolo Roberti, assessore regionale alle Autorità locali assente ieri per un impegno improvviso.
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