I fondi
1,5 milioni dal ministero per la Costa d'Avorio, l'impegno del Cvcs di Gorizia

I fondi arrivano dal Ministero dell'Interno per lo sviluppo del Paese subsahariano e il contrasto all'immigrazione clandestina.
Come è noto, il contrasto all’immigrazione irregolare è tra le priorità del governo Meloni fin dal suo esordio nel 2022. Un’attenzione che, però, non si limita al semplice controllo dei confini nazionali, spingendosi ben oltre il Mediterraneo. Lo dimostra il contributo da circa 1,5 milioni di euro con cui il Ministero dell’Interno ha recentemente finanziato un progetto del Centro volontari cooperazione e sviluppo (Cvcs) di Gorizia.
Come ha spiegato questa mattina il presidente del Cvcs, Corrado Scropetta, «si tratta di un progetto che, coinvolgendo partner nazionali e ivoriani, consentirà di creare in Costa d’Avorio una struttura di formazione professionale con relative opportunità di inclusione sociale in quel sofferente Paese». Paese in cui l’ong goriziana opera fin dal 1980 – anno della sua fondazione – e che rappresenta uno degli Stati dell’Africa subsahariana che più alimenta le rotte dei migranti disperati attraverso il deserto del Sahara e poi del Mediterraneo.
Il progetto mira proprio a contrastare le migrazioni irregolari dalle regioni ivoriane di Gbêkê e Haut-Sassandra incidendo sulle cause all'origine dei flussi, che sono per la gran parte riconducibili all'incapacità del sistema socioeconomico locale di porre in connessione le potenzialità di sviluppo del Paese con l'esigenza, soprattutto giovanile, di inserimento occupazionale stabile e duraturo. Non solo. Come rimarca sempre Scropetta, tra gli obiettivi del progetto c’è anche «la promozione dell’immigrazione legale e regolamentata, in particolare per motivi di lavoro e di studio, oltre alla tutela dei diritti e del benessere dei migranti ivoriani all’estero».
Il tutto si svilupperà attraverso percorsi di formazione professionale, di orientamento lavorativo, di avvio di attività imprenditoriali e di protezione sociale, al fine di incrementare le opportunità occupazionali nei territori d’intervento per i giovani under 25. A tutto ciò si affiancherà anche un’attività volta a «sensibilizzare e informare le autorità, le OSC, e la cittadinanza locale dei territori di intervento – così spiega la referente del progetto, Federica Ferro – circa i rischi dell’immigrazione irregolare per coinvolgerle attivamente nel contrastare questo fenomeno».
Le attività del Cvcs
«In 44 anni di attività – rimarca il presidente dell’ong, in carica dal mese di ottobre – il Cvcs ha operato senza scopo di lucro in diversi Stati collocati in più continenti, attraverso i propri progetti di sviluppo. Oltre alla Costa d’Avorio, infatti, siamo presenti in Burkina Faso e in Kenya dal 1982, in Bolivia fin dal 1984, in Tanzania dal 1990 e in Camerun. In Europa, nei primi anni 2000, siamo intervenuti in Romania con un progetto finanziato dal Mae per contrastare il fenomeno dell’alcolismo in collaborazione con i religiosi Verbiti, e in Kosovo, come partner tecnico della Provincia di Gorizia, per rafforzare le strutture cooperative agricole locali e, parallelamente, supportare la pacificazione interetnica».
Ma l’impegno dell’organizzazione – che può contare su circa 90 soci e uno staff di una decina di persone, tra dipendenti e volontari – non si limita solo all’estero. «Oltre a progetti di Servizio civile universale (Scu) – continua Scropetta – realizziamo interventi, percorsi e laboratori nelle classi delle scuole di ogni ordine e grado del territorio sui temi di educazione alla cittadinanza globale, ambiente, educazione digitale e intercultura».
Volontariato e filantropia
A dimostrazione della qualità del proprio lavoro, «il Cvcs nell’ultimo anno ha registrato un notevole salto anche nella quantità di fondi che si trova a gestire annualmente, passando da circa 200mila a oltre un milione di euro», aggiunge il presidente dell’ong. Ma essendo tutti i progetti co-finanziati da un ente pubblico per quote che si aggirano normalmente intorno all’80% del loro costo complessivo, diventa ancora più importante il ruolo delle donazioni, necessarie per consentire al Cvcs di coprire la quota residua con risorse proprie.
«È incredibile come il Cvcs sia una realtà nota e apprezzata più all’estero che nel territorio in cui ha sede», rileva Gabriele Magro, un volontario dell’ong goriziana. «Eppure, proprio in ragione delle sempre maggiori responsabilità a carico dell’organizzazione, diventa sempre più importante raggiungere i goriziani e attrarre le eccellenze locali. Non dimentichiamoci che ogni volontario del Cvcs è, a suo modo, un piccolo ambasciatore di Gorizia all’estero», conclude Magro.
Foto Tibaldi.
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