gli aiuti
Coperte e thé caldo ai migranti in stazione, la notte dei volontari a Gorizia
I volontari impegnati ogni sera, distribuendo coperte e viveri. Aumentati i flussi dalla rotta balcanica.
Il tabellone luminoso dei treni in arrivo e partenza inizia lentamente a svuotarsi, segnando le ultime corse che toccheranno Gorizia nella giornata che si sta spegnendo. Ai suoi piedi, inizia alla spicciolata un via vai di persone che osservano con gli occhi smarriti le indicazioni a led e le città contenute. Gli occhi rivolti in alto si spostano sul biglietto in mano, poi alla macchinetta automatica per cercare qualche indicazione ulteriore. Attorno a loro, le lingue più disparate e i volti stanchi, assonnati.
Ormai da qualche settimana, la stazione dei treni è diventata l’epicentro dell’interesse dei molti migranti che passano di qui. Il flusso è diventato evidente tra fine ottobre e inizio novembre, in particolare la sera quando tutti coloro che non possono lasciare la città per la mancanza di treni devono dormire all’addiaccio, in un riparo di fortuna. Ieri sera erano una quarantina accampate tra le panchine e altri angoli, una famiglia afghana è riuscita a trovare riparo nel dormitorio della Caritas almeno per quanto riguarda bambini e donne.
Francesca e Tamara sono lì ogni sera per portare coperte, cibo e un po’ di the caldo. Fanno parte del gruppo di volontari Insieme con voi-Gorizia solidale, alcuni di loro si erano già attivati nel 2017 per l’emergenza di galleria Bombi e negli anni precedenti. “Due settimane fa abbiamo avuto il picco di 80 persone che hanno dormito fuori - racconta Francesca Dijust, referente dell’iniziativa - e qualcuno vi rimarrà anche stasera. Solo una sera non c’è stato nessuno, spesso ci sono anche 50 o 60 persone, ieri ne avevamo 26”.
Alcuni stranieri restano il più possibile dentro la stazione, nelle sale d’attesa, consci che la loro corsa sarà solo l’indomani mattina. “La maggior parte è solo in transito, non si vuole fermare qui - spiegano le volontarie - arrivano il pomeriggio e l’indomani sono di nuovo in viaggio”. Le provenienze sono le più disparate: Burundi, Congo, Pakistan, Afghanistan, Egitto, Uzbekistan, Turchia e altre. Tre donne del Nepal chiedono come possono raggiungere Pordenone, laggiù hanno la famiglia ad attenderle.
Il treno, però, passerà solo dopo l'alba. A nulla valgono i tentativi di proporgli di passare la notte nel dormitorio riservato a donne e bambini in piazza Tommaseo, preferiscono coprirsi sulle panchine e aspettare le 6 del giorno dopo, quando passerà la loro corsa. Per subire un po’ meno il freddo, Tamara gli regala dei scaldamani, un piccolo aiuto contro il freddo comunque rigido. Come constatato dagli stessi volontari, ci sono stati aumenti dalla rotta balcanica, anche grazie alle frontiere più lascive in molti Paesi dei Balcani occidentali rispetto al passato.
Ci sono anche alcuni che arrivano in aereo dall’Africa alla Serbia, con quest’ultima che ha liberalizzato i visti per diversi Stati del continente. Dall’altra, c’è chi giunge dalla rotta di Lampedusa e poi risale lo Stivale: “Dicono che qui le commissioni siano più veloci rispetto ad altre ma non è vero. Si appigliano a questa speranza” rimarca Francesca. Mentre le due volontarie danno indicazioni a una famiglia afghana di 13 persone, tra cui 5 bambini, arrivano alla spicciolata altri uomini che prendono posto per la notte.
“Penso sia una questione di umanità - ancora la volontaria - se puoi non far dormire qualcuno fuori, bisognerebbe farlo. Anche in vista della Capitale europea della cultura, questa comprende anche il concetto di umanità”. Ogni sera distribuiscono le coperte e, in collaborazione con la Croce rossa, l’indomani vengono recuperate, lavate e igienizzate per poterle riutilizzare. “Anche solo per fidarsi di noi non è sempre facile, ci vedono una solo volta” ma alcuni rimangono anche più notti, nell’attesa di riuscire a trovare i soldi per partire.
La meta principale è Milano, alcuni passano però anche per Padova, Brescia, Vicenza e altri centri del nord Italia. Nel corso delle settimane, non sono mancate i messaggi di persone che vogliono aiutare donando qualcosa, un ragazzo si ferma con l’auto e consegna quattro sacchi di beni alle ragazze. Le volontarie rimangono ogni sera dalle 20.30 fino a mezzanotte, qualche volta anche all’una, dopo aver cercato insieme alla Caritas di trovare un alloggio dove possibile. Per tutti gli altri, c’è una notte al freddo e la ripartenza l’indomani.
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