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Migranti accolti in parrocchia a San Rocco, pasto caldo per 43 persone

Gli stranieri nella struttura di via Venerio a Gorizia per dargli un riparo dalla pioggia, la cena cucinata dai volontari. Dormiranno nella Casa dei Cappuccini.
Piove e fa freddo. Sono da poco passate le 18 e finalmente i migranti che per mesi hanno patito e atteso in strada davanti all'ex valico di Casa Rossa a Gorizia, sono stati accolti al coperto e seduti a tavola per consumare un pasto caldo. Ad accoglierli è stata la parrocchia di San Rocco. Si tratta, al momento, di 43 ragazzi che, sorpresi, cominciano a sorridere e si dimostrano pieni di gratitudine. Per la notte alloggerranno nella Casa dei Cappuccini.
È una delle stanze attigue alla Sala Incontro ad accoglierli tutti. Qui i cinque volontari delle parrocchie di Sant'Anna e due del Duomo hanno preparato la cena e distribuito da bere. Assieme a loro, c'è chi da questa estate non li ha lasciati mai soli andando ben oltre le proprie possibilità. Maria, Orietta, Fulvio e Roberto non hanno mollato mai. Mentre vi scriviamo, è tutto in evoluzione. Si attendono quindi nuovi sviluppi nelle prossime ore.
Il tutto mentre a Roma l'arcivescovo di Gorizia e presidente della Caritas italiana, monsignor Carlo Redaelli, ha presentato il XXXII Rapporto immigrazione Caritas-Migrantes "in un contesto internazionale molto preoccupante. I recentissimi fatti successi in Israele, i morti da ambo le parti spesso bambini, gli ostaggi, il terrorismo, la reazione armata, la fuga della popolazione, il rischio di estensione del conflitto, ecc. sono sotto i nostri occhi e ci angosciano. Il tutto si aggiunge alla preoccupazione per la guerra in Ucraina e per le tante guerre spesso dimenticate in giro per il mondo".
Nel rapporto, curato da Caritas italiana e Migrantes, intitolato “Liberi di scegliere se migrare o restare”, si è ribadito come "oltre che dall’esperienza quotidiana, anche dagli approfondimenti e dai dati riportati in questa edizione del Rapporto, continuano a emergere le criticità dei percorsi di inserimento sociale non solo dei migranti appena arrivati in Italia, ma anche di quelli che vi risiedono e soggiornano da molti anni, soli o insieme alle proprie famiglie”.
“La questione non è solo garantire l’incolumità fisica di chi arriva comunque da noi e una prima dignitosa accoglienza, ma favorire un proficuo percorso di integrazione – ha proseguito Redaelli - sono tante le occasioni che potrebbero essere colte, da un accompagnamento più pragmatico e lungimirante dei percorsi di integrazione sociale dei migranti”. Potremmo avere, ad esempio, “una scuola più inclusiva per i tanti minori stranieri nati in Italia; e quindi giovani più formati e più valorizzati nel mercato del lavoro; famiglie meno povere, con meno bisogni di assistenza e più integrate nel contesto sociale; un più elevato livello di professionalizzazione, un’economia più dinamica, meno spesa sanitaria e, in definitiva, un migliore stile di vita”. E una società “in grado di dare voce e valorizzare anche l’apporto culturale dei migranti, una comunicazione più aperta a recepire le opinioni di chi proviene da altre culture e può fornire altre prospettive. Perché dunque non scommettere su questi obiettivi? Perché non cogliere le potenzialità di una maggiore e migliore integrazione sociale?”.
Ha collaborato Ivan Bianchi.
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