L’OPERA D’ARTE
MĒTAsêm: a Cormons un’installazione artistica racconta i confini del Friuli

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025 l’opera sarà visitabile nella suggestiva cornice del parco della Fontana del Faet, dove prenderà vita un’esperienza immersiva che unisce narrazione sonora, arte visiva e riflessione identitaria.
Un viaggio tra pietre, lingue e miti: dal 28 giugno al 28 settembre 2025, il Parco della Fontana del Faet a Cormons sarà il cuore di MĒTAsêm, un’installazione artistica diffusa nata da una ricerca storico-antropologica sui confini del Friuli. L’evento è parte della sesta edizione di "Una boccata d’arte", progetto promosso da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua e Threes, che porta ogni anno venti artisti in venti borghi italiani.
L’inaugurazione è prevista per sabato 28 giugno alle ore 18:30, nella suggestiva cornice di via Faet 16, dove prenderà vita un’esperienza immersiva che unisce narrazione sonora, arte visiva e riflessione identitaria.
Il titolo dell’opera, MĒTAsêm, unisce due parole friulane – “mēta” di origine longobarda e “sêm” di derivazione slovena – entrambe con il significato di “pietra di confine”. Un simbolo ambivalente, che segna e insieme unisce, rendendo il confine un luogo di transizione, non di separazione.
Il cuore dell’installazione è un radiodramma quadrifonico, diffuso dalla fontana del Faet, dove prende voce il Diàbolos: creatura liminale tra spirito e metallo, che introduce un racconto in quattro lingue – tedesco, sloveno, friulano e italiano – a simboleggiare la complessità culturale del territorio.
Durante “l’ora blu”, il crepuscolo, le voci guidano i visitatori verso un luogo simbolico dei confini, dove sventola uno stendardo ispirato ai diagrammi di Voronoi e allo stile secessionista viennese, evocando memorie e paesaggi mitteleuropei.
Elemento centrale dell’opera è l’acqua, intesa come forza mitica e trasformativa, capace di rappresentare un’identità fluida, in continuo divenire. Le riflessioni artistiche si intrecciano con quelle di studiosi come Carlo Ginzburg e Dolfo Zorzut, a testimonianza di un racconto che unisce scienza, immaginario e territorio.
MĒTAsêm non è solo un’opera d’arte: è un invito a ripensare il concetto di confine, non come linea di separazione, ma come spazio vivo, dove identità, memorie e culture si incontrano e si trasformano.
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