Merci e scambi tra Italia e Serbia, il nuovo accordo parte dal Collio

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Merci e scambi tra Italia e Serbia, il nuovo accordo parte dal Collio

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 16 Set 2023
Copertina per Merci e scambi tra Italia e Serbia, il nuovo accordo parte dal Collio

Ieri sera il protocollo a Villa Russiz, coinvolte Alpe Adria, Icop e Samer Shipping. Presenti esponenti dei due governi. Rete ferroviaria di 740 chilometri.

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Continua a rafforzarsi l’assetto logistico internazionale del Friuli Venezia Giulia. Lo si è detto al forum dei giorni scorsi a Trieste, il cui porto, secondo Zeno D’Agostino «non è più terra di conquista, ma protagonista», riferendosi alla scalata di Msc sulla società terminalistica tedesca Hhla. E lo si è ribadito ieri sera nel Collio di Capriva, a Villa Russiz, in occasione della firma del protocollo per lo sviluppo del corridoio ferroviario tra l’Italia e la Serbia. Un accordo che toccherà in particolare Monfalcone e Trieste.

Un meeting, quello organizzato ieri da Alpe Adria, che ha assunto quasi le dimensioni di un vertice bilaterale, essendo presenti il segretario di Stato del governo serbo, Mihajlo Mišić, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, oltre all'assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti del Friuli Venezia Giulia, Cristina Amirante, e al segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale, Vittorio Torbianelli.

Il progetto pilota
Il protocollo – firmato dall’amministratore delegato di Alpe Adria, Antonio Gurrieri, dal presidente di Icop, Vittorio Petrucco, e dal presidente di Samer & Co. Shipping, Enrico Samer – corona un progetto fortemente voluto da Gurreri per collegare tra loro l’interporto di Cervignano con il terminal intermodale di Inđija, nella Vojvodina meridionale. «Dalla prossima settimana vedremo partire da uno fino a tre treni al giorno, che, attraverso Trieste, porteranno grandi manufatti industriali, nonché merce in container e combinato fino a Belgrado e viceversa».

Una rete ferroviaria lunga 740 chilometri che consentirà di collegare la Serbia non solo direttamente all’Italia, ma anche alle principali destinazioni dell’Europa occidentale e settentrionale. Il corridoio, però, almeno in questa fase non passerà per Gorizia. Le merci, infatti, viaggeranno lungo la direttrice che passa per Monfalcone e Trieste.

Non solo. Aggiunge sempre Gurreri: «Oltre a una maggiore capacità di carico, rispetto al trasporto su gomma, la modalità ferroviaria consente una razionalizzazione dei costi e un non trascurabile abbattimento delle emissioni di Co2». Il progetto pilota, che si avvale del supporto di un partner industriale, Icop, e logistico, la Samer & Co. Shipping, consentirà, a partire già dalla prossima settimana, di «trasportare manufatti prodotti nel Nord-Est dell’Italia, utili alla realizzazione di grandi opere civili in Serbia».

Soddisfatto anche il padrone di casa Antonio Paoletti, qui non solo in veste di presidente della Fondazione Villa Russiz, ma anche come vicepresidente vicario di Unioncamere e presidente della Camera di commercio Venezia Giulia. «Il corridoio apre a interscambi importanti, che riguarderanno tutte le merci: non solo metalli, ma anche beni agricoli e altri prodotti dell’industria manifatturiera». Un elemento fondamentale ricordato anche dal vicedirettore esecutivo di Radio 24 Sebastiano Barisoni, chiamato a moderare l’incontro: «Teniamo presente che un corridoio, da solo, non serve a niente. Ma in una fase come quella attuale, i cui dati economici sono in calo e vedono anche un brusco rallentamento della Germania, è utile ogni cosa che agevoli o aiuti anche solo a prepararci all’interscambio, come le infrastrutture».

Il sostegno dei governi
Grande attenzione all’iniziativa, come si è detto, da parte delle istituzioni locali e nazionali dei Paesi coinvolti. «Per noi è importante che i nostri Stati collaborino – afferma Mišić – soprattutto considerando le necessità di un Paese piccolo come la Serbia». Per il segretario di Stato, infatti, vanno rafforzate soprattutto le relazioni commerciali tra i rispettivi imprenditori, non solo quelli grandi, ma anche quelli piccoli: «Un obiettivo che può essere realizzato solo attraverso una solida infrastruttura come il corridoio che andiamo oggi a inaugurare».

Posizione in linea con quella di Ciriani, che conosce molto bene il nostro territorio, essendo nato e cresciuto nell’ex provincia di Pordenone. «La logistica, la connessione, i trasporti, le autostrade, tutto ciò che è “corridoio” è nato insieme alla nostra Regione. Regione di confine, ma anche Regione cerniera. Non è un’espressione retorica: il porto lo dimostra per quanto riguarda le merci che arrivano da sud e che poi girano per il resto d’Europa, ma abbiamo anche una forte vocazione verso i Balcani occidentali».

Secondo il ministro, rafforzare i rapporti economici con la Serbia aiuta anche alla stabilizzazione dell’area, facendo così l’interesse sia della Regione che dell’Italia. «Si parla di un Paese con cui già esiste un forte interscambio economico che vale circa quattro miliardi di euro all’anno. Il made in Italy non viaggia solo attraverso i corridoi marini e tutto ciò che agevola lo spostamento delle nostre merci rafforza la nostra economia».

Ma l’economia è spesso un volano per rafforzare la cooperazione politica: «La Serbia ha una politica estera in parte diversa rispetto agli altri Stati europei – spiega Ciriani riferendosi ai suoi storici legami con la Russia – e, nonostante questo, ci ha chiesto di entrare nell’Unione Europea. Per questo è strategico rafforzare la nostra collaborazione anche sotto questo punto di vista».

Foto Daniele Tibaldi

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