la cerimonia
Medaglia d'onore a Romanese, soldato di Mariano prigioniero dei nazisti

Consegnata la beneremenza in ricordo dell'uomo, internato in Polonia. L'iniziativa a Farra.
Fu catturato durante la Seconda guerra mondiale, dopo che l'Italia annunciò l'armistizio con gli Alleati. Dopo l'8 settembre 1943, Silvano Romanese - militare di Mariano del Friuli - venne internato nel campo di prigionia Stalag 307, situato nella Fortezza di Deblin-Irena, in Polonia. A ricordo di quel tragico periodo, oggi la figlia Alessandra è stata ricevuta dal Prefetto di Gorizia, Raffaele Ricciardi, in occasione della Giornata della memoria. Nel Palazzo del governo, ha quindi ricevuto la Medaglia d'onore.
L'onorificenza è stata attribuita alla memoria del padre, conferita dal presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati durante il conflitto mondiale nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Accompagnata dal sindaco di Mariano, Luca Sartori, ha quindi ricevuto l'encomio nel corso della breve cerimonia, svoltasi nel rispetto delle misure previste dalla perdurante emergenza pandemica e alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine.
Ricciardi ha quindi ricordato le indicibili sofferenze provate dai soldati italiani internati nei campi di prigionia tedeschi dopo l’8 settembre 1943. A ricordo della Giornata, inoltre, l'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha espresso in una nota la propria "fraterna vicinanza alla Comunità ebraica romana ed italiana in occasione" della ricorrenza. "La comunità giuliano-dalmata - ha scritto la presidente Donatella Schürzel -, che piange vittime innocenti e la perdita della propria patria, è ben consapevole della necessità di tramandare la conoscenza informata e obiettiva dei tragici e nefasti avvenimenti del secolo scorso".
"La Comunità ebraica dell’Adriatico orientale è, inoltre, legata al popolo della diaspora adriatica dalla scelta per l’italianità compiuta in epoca risorgimentale, oltraggiata poi però dalla proclamazione delle leggi razziali proprio a Trieste, città simbolo dell’irredentismo e sede di una delle più importanti comunità ebraiche in Italia. Chi dimentica l’orrore della Shoah e dei crimini contro l’umanità non solo offende le vittime, ma ne facilità il ripetersi: noi di sicuro non dimentichemo" conclude il messaggio.
Tra le diverse iniziative sul territorio, invece, la scuola primaria di Farra d'Isonzo ha voluto commemorare i deportati in maniera particolare. Viste le limitazioni imposte dal Covid e l’impossibilità di portare il pubblico a vedere i lavori dei bambini, le insegnanti si sono adoperate per trovare una soluzione creativa: creare un cartellone a cielo aperto in modo che tutti potessero vederlo, fermarsi e riflettere anche attraverso dei piccoli pensieri scritti dai alunni. Un murales con i gessetti è comparso sul muro di cinta del giardino antistante la scuola, addobbando il cancello e la ringhiera con tanti pensieri e stelle di David.
Le riflessioni sono state precedute da alcune letture di libri della biblioteca di Farra sull’argomento della Shoah. Poi, i bambini hanno raccolto le idee e trasposto su carta quello che hanno interiorizzato. Frasi brevi, semplici, ma che hanno colpito al cuore i cittadini di Farra che si sono fermati a leggere i pensieri dei bambini. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” questa è la frase di Primo Levi che campeggia sul cartellone a cielo aperto.
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