Marco Cappato a Gorizia per il suicidio assistito, «battaglia di civiltà»

Marco Cappato a Gorizia per il suicidio assistito, «battaglia di civiltà»

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Marco Cappato a Gorizia per il suicidio assistito, «battaglia di civiltà»

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 01 Giu 2023
Copertina per Marco Cappato a Gorizia per il suicidio assistito, «battaglia di civiltà»

L'ex leader dei Radicali oggi in città per la raccolta firme a sostegno della legge regionale sul fine vita, «continua la disobbedienza civile».

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Subito dopo la tappa triestina di stamattina, il tour di Marco Cappato per la campagna “Liberi subito” è proseguito anche a Gorizia. L’incontro di questo pomeriggio, avvenuto nel bar Aenigma e promosso dell’associazione Luca Coscioni, era a sostegno della proposta di legge regionale di iniziativa popolare per accedere al suicidio assistito. «Abbiamo già raccolto 3mila firme – ha dichiarato con ottimismo l’attivista milanese –, siamo sempre più vicini all’obiettivo delle 5mila sottoscrizioni, affinché la nostra proposta arrivi in Consiglio regionale».

«Una persona, in Friuli Venezia Giulia – se ne occuperà molto a breve Filomena Gallo nelle prossime settimane – anche qui c'è una persona che ha chiesto la verifica delle condizioni e che non ha ottenuto una risposta» ha quindi rivelato.

Quella di Cappato è una battaglia di lungo corso, che aveva trovato nuova linfa vitale grazie all’ormai celebre sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale. Infatti, con quella sentenza la Consulta aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale, nella parte in cui non escludeva la punibilità, a determinate condizioni, di chi agevolasse l’esecuzione del proposito di suicidio. Una norma, quella del codice penale, che rispecchia anche nella terminologia, come osservato da Cappato, «la volontà del legislatore del 1930 di affermare la supremazia dello Stato sull’individuo».

«Con la sentenza del 2019 – ha osservato la coordinatrice della campagna in Friuli Venezia Giulia Raffaella Barbieri – il nostro ordinamento ha implicitamente riconosciuto il diritto ad autodeterminarsi». Ma non basta. Sempre Barbieri ha infatti aggiunto: «Rimangono ancora molti ostacoli. Come nel diritto anglosassone, andiamo avanti a colpi di sentenze, quando invece abbiamo bisogno di una nuova normativa che garantisca tempi certi e chiare procedure affinché chi ne avesse bisogno possa ottenere e vedere riconosciuto il proprio legittimo desiderio di porre fine alle proprie sofferenze».

A esporre il desolante quadro è stato lo stesso Cappato, che ha ricordato come «negli ultimi quattro anni solo una persona ha potuto beneficiare del proprio diritto a un aiuto a morire, nelle Marche». Mentre per diversi altri casi molteplici sono gli ostacoli burocratici emersi, che vanno dai tempi lunghissimi di risposta dell’autorità sanitaria, a rimandi a una normativa inesistente per la costituzione di un comitato etico ad hoc, che si affianchi a uno già esistente, ma discrezionalmente ritenuto «incompetente».

Da qui la necessità di una legge regionale che istituisca una commissione etica permanente, limiti a un massimo di venti giorni i tempi di risposta, in caso di richiesta del farmaco per l’autosomministrazione della morte volontaria, e garantisca la gratuità del servizio. Una lotta che l’associazione sta portando avanti in tutto il Paese e che sta ottenendo dei primi importanti risultati in Veneto. È stato il consigliere regionale Enrico Bullian (Patto) a rimarcare come «proprio in quella Regione, governata dal centrodestra, a larga maggioranza sia stata approvata una mozione per rendere praticabile il fine vita, e che lo stesso presidente Luca Zaia si sia espresso favorevolmente».

Nel tentativo di accelerare i tempi di attuazione, Bullian ha quindi affermato di aver intenzione di presentare un disegno di legge regionale, identico a quello approvato in Veneto, con la speranza che trovi il favore anche della maggioranza della nostra Regione, che condivide il medesimo colore. Iniziativa appoggiata già da diversi consiglieri dell’opposizione, tra cui la dem Laura Fasiolo, presente anche lei all’incontro di oggi: «Ce la possiamo fare nel momento in cui si trovano collaborazioni in tutto l'arco dei vari “parlamenti” – riferendosi a quello nazionale e ai consigli regionali –. Credo che ci siano nuovi presupposti per portare avanti una battaglia di civiltà a cui dobbiamo credere tutti quanti».

Una battaglia, quella per la legalizzazione dell’eutanasia, che «se dovesse fallire nelle aule legislative – ha assicurato Cappato – continuerà in ogni caso con lo strumento della disobbedienza civile: in 90 anni nessuno è stato mai condannato. Attualmente ci sono ancora quattro processi in attesa e in tutto siamo 27 “associati a delinquere”; se dovessero fallire le strade per un referendum o per via legislativa, potrebbe trasformarsi in una vera e propria azione di classe». Terminato l’incontro nel capoluogo isontino, il viaggio di Cappato è proseguito poi per Pordenone, alle 18, e si concluderà questa sera a Udine, alle 21.

Foto Daniele Tibaldi

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