Madonna sfregiata dall'Isis, la statua salvata arriva a Gorizia

Madonna sfregiata dall'Isis, la statua salvata arriva a Gorizia

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Madonna sfregiata dall'Isis, la statua salvata arriva a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 24 Ott 2022
Copertina per Madonna sfregiata dall'Isis, la statua salvata arriva a Gorizia

L'opera esposta ieri in cattedrale, oggi a Monfalcone. Il racconto delle violenze subite.

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È riuscita a sfuggire alla furia distruttiva dello Stato Islamico, diventando un simbolo oltre all’aspetto religioso. Da qualche giorno, Gorizia ospita la statua della Madonna giunta da Batnaya nella parrocchia di Mosul, in Iraq, oggetto di profanazione durante l’avanzata dell’Isis nel 2014 e ritornata integra grazie al lavoro dei fedeli. A portarla in riva all’Isonzo è stato il Centro missionario diocesano, in concomitanza con la settimana che ha portato alla Giornata missionaria mondiale caduta ieri, domenica 24 ottobre.

“L’obiettivo era valorizzare l’Ottobre missionario - spiega don Giulio Boldrin - con qualcosa di diverso dal solito. Abbiamo voluto aprire gli orizzonti rispetto all’impegno quotidiano della diocesi”. L’assist è stato offerto dalla Fondazione Aiuto alla chiesa che soffre, con la quale i contatti sono stati avviati già due anni fa ma la pandemia ha rallentato il tutto. Alla fine, il prezioso manufatto è riuscito ad arrivare in città e ieri è stata esposta in cattedrale, durante la messa con i gruppi scout, dopo averla accolta a San Nicolò di Monfalcone.

L’opera, di fattura recente e ricomposta dopo essere stata decapitata dai terroristi, ha quindi già toccato la basilica di Sant’Eufemia a Grado, la chiesa dei Santi Martiri Canziani e alla Marcelliana di Monfalcone. Già oggi, alle 15, la Madonna tornerà nella cittadina bisiaca - a San Nicolò - per l’adorazione eucaristica, mentre martedì sarà il turno di San Lorenzo a Ronchi dei Legionari, alle 18. L’ultima tappa saranno le chiese del Santissimo Nome di Maria di Capriva e di Sant’Andrea Apostolo di Moraro, mercoledì mattina.

“La Madonnina - prosegue don Giulio - sta viaggiando da giugno 2021 in vari diocesi e sensibilizza su questa realtà. Insieme a lei ci ha raggiunto anche un prete iracheno, don Martin, arrivato venerdì per la veglia e restando con noi fino a domenica. Ci ha raccontato la testimonianza di quando l’Isis è arrivata nella piana di Ninive e tutti loro sono fuggiti”. Si punta così a raccontare come vive la popolazione cristiana caldea in Medio Oriente, che mantiene tutt’oggi riti e liturgia in aramaico, oggetto di vessazioni dai fondamentalisti islamici.

Foto Sergio Marini

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