Londra, nei coffee house le basi del capitalismo. Dalla Londinium alla prima città globale dell’era moderna

Londra, nei coffee house le basi del capitalismo. Dalla Londinium alla prima città globale dell’era moderna

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Londra, nei coffee house le basi del capitalismo. Dalla Londinium alla prima città globale dell’era moderna

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 31 Mag 2025
Copertina per Londra, nei coffee house le basi del capitalismo. Dalla Londinium alla prima città globale dell’era moderna

L’incontro fra Ben Wilson e Vito Bianchi nella sala dell’Ugg incanta èStoria: archeologia e ricerca tra Gorizia e Cambridge.

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Dai grattacieli di Canary Wharf Londra si estende a perdita d’occhio mostrandosi in tutta la sua straordinaria bellezza. Oltre il Tamigi s’innalza verso il cielo lo Shard, poco più in là il Walkie-Talkie, il 30 St Mary Axe e, delicatissimo come una tela di ragno, il London Eye. Una bellezza sorta sulle rovine dell’antico Impero Romano, che iniziò a colonizzare le terre paludose nel 43 dopo Cristo. «Tutto era partito da un guado fluviale sul Tamigi – spiega lo scrittore e archeologo Vito Bianchi – dove i Romani costruirono il Londinium». Si è svolto all’Ugg nella giornata di oggi – 31 maggio – l’incontro “Londra città aperta” coordinato da Maria Vittoria Adami con la partecipazione del ricercatore di Cambridge Ben Wilson.

Dopo aver bonificato le paludi, le vie acquatiche divennero importante crocevia che assurse a emporio internazionale. A raccontarlo è Tacito attraverso le notizie “fresche” del suocero Giulio Agricola, lo stesso che conquistò la Britannia. Una vocazione al commercio che si sarebbe rilanciata nel tempo, nonostante gli attriti delle genti indigene verso i propri dominatori. Tanto che l’imperatore Claudio si sentì costretto a inviare Aulo Plauzio, già governatore di un territorio abitato da popolazioni celtiche chiamato Pannonia. «Plauzio fu un personaggio vicino al Friuli Venezia Giulia – precisa – che costruì la strada fra Trieste e Fiume». A spingere per la sua scelta fu la dimestichezza con i celti, propensi a ribellarsi alle tassazioni imposte. Così fece Boudicca, regina degli Iceni e moglie di Prasutago, il quale lasciò in eredità le terre alle due figlie e all’imperatore Nerone escludendola dall’asse ereditario. «Indispettita, coalizzò le tribù celtiche contro i Romani distruggendo l’attuale Saint Albans - prosegue Bianchi – ma la rivolta verrà domata da Giulio Agricola. La capitale reca ancora tracce archeologiche, inestimabili radici storiche che spuntano da sottosuolo». Com’è accaduto qualche mese fa con il rinvenimento della Basilica civile, riemersa in piena City presso Gracechurch Street sotto lo sguardo stupefatto di archeologi e studiosi. Perché è nel cuore finanziario di Londra che «permangono le radici della Londinium».

Mentre il Mitreo venne scoperto negli anni Cinquanta proprio sotto l’attuale sede di Bloomberg. Il tempio sorgeva sul letto di un fiume andato perduto e riuniva in sé il mito del Sol Invictus. A questo vanno ad aggiungersi i mosaici riportati alla luce a Southwark e, nella stessa area, il mausoleo funebre ritrovato lo scorso anno. «Non deve stupire l’area funeraria – avverte Bianchi – perché i Romani vietavano di seppellire i defunti nel pomerium, corrispondente a circa 132 ettari». Secondo le tradizioni romane i defunti venivano sepolti lungo le strade che immettevano alle città affinché venissero ricordati. Verso l’anno Mille il polo di Westminster iniziò ad espandersi a Sud-est con il convento benedettino, che Edoardo il Confessore volle omaggiare impegnando un decimo dei suoi averi nella costruzione della chiesa.

Dopo la morte del sovrano altri popoli scesero a conquistare Londra, in primis i Normanni capeggiati da Guglielmo il Conquistatore. Che con la battaglia di Hastings del 1066 inaugurò il nuovo regno, erigendo castelli a difesa e dominio dei territori. Nella città iniziò anche la costruzione della celebre Torre Bianca, che sarà il nucleo fondante dell’attuale Torre di Londra. «Doveva rappresentare la commistione di due elementi - rimarca - quello normanno con la pietra di Caen e quello anglo con l’arenaria del Kent». Sul principio che coniuga i due caratteri si fonderà lo stesso regno del nuovo sovrano, che si farà chiamare “Rex Normanglorum” alludendo ad angli e normanni. «Londra è stata influenzata dalla presenza di diverse popolazioni – ha osservato Wilson – ma all’inizio è stata una città marginale da cui si esportava lana verso il resto d’Europa». La Rivoluzione inglese portò un cambiamento radicale, ma l’idea più innovativa la seminò un mercante di Costantinopoli. Nel 1650 allestì un baracchino fuori dalla cattedrale di Southwark, dove vendeva una strana bevanda scura: dando così inizio all’era dei coffee house.

I centri non erano soltanto luoghi in cui consumare bevande, ma veri e propri punti d’incontro in cui scambiarsi informazioni finanziarie o scientifiche. «I caffè dell’epoca hanno portato grandi sconvolgimenti geopolitici – sottolinea – contribuendo alla crescita del Paese e portandolo a divenire grande potenza coloniale. Fu nei caffè che si gettarono le basi del futuro capitalismo». Eclatante il caso delle assicurazioni, che nacquero nel Lloyd’s Coffee House. Quella che divenne culla dell’omonima compagnia diffusa a livello mondiale. Persino la Borsa ebbe origine nel caffè: il celebre Jonathan’s Coffee House, che accoglieva un viavai di azionisti ed era accessibile a tutti. «Non erano ambienti esclusivi – ribadisce – e solo più tardi vennero istituzionalizzati. Londra era una città più fondata sulle finanze e meno sulle élite, dove lo scambio di energie rappresentava un ronzio costante, che rendeva la città simile a un alveare di api laboriose». Un’alchimia basata s’una commistione di forze, che portò quella che una volta era l’antica Londinium a diventare la prima città globale dell’età moderna. «Le città – conclude – non sono mai entità predeterminate, ma continuano a trasformarsi. Perché sono luoghi resilienti in grado di rinnovarsi, in cui si scrive la storia delle civiltà». 

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