Monfalcone, Amanda Sandrelli e la sua Lisistrata: «Parlo di guerra con ironia e sarcasmo»

Amanda Sandrelli porta in scena Lisistrata, «parlo di guerra con ironia e sarcasmo»

a monfalcone

Amanda Sandrelli porta in scena Lisistrata, «parlo di guerra con ironia e sarcasmo»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 25 Nov 2022
Copertina per Amanda Sandrelli porta in scena Lisistrata, «parlo di guerra con ironia e sarcasmo»

La recita martedì e mercoledì. Il maschilismo dietro al conflitto nell'opera di Aristofane.

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È Monfalcone la prima di cinque piazze del Circuito Ert Fvg a mettere in scena la vivace commedia di Aristofane “Lisistrata”, martedì 29 e mercoledì 30 novembre alle 20.45. Un testo classico interpretato con occhio contemporaneo e insieme rispettoso dell’originale, di cui Amanda Sandrelli è interprete perfetta. Ugo Chiti, per Arca Azzurra, riscrive il testo interpretando la classicità con uno sguardo critico verso il presente, pur senza mai tradire l’originale, con la sua lingua sapida e ricchissima che sembra fatta apposta per rendere la commedia nella sua interezza.

Lo fa trovando in Amanda Sandrelli una protagonista perfetta, una compagna fidata, che nelle scorse due stagioni ha portato con l’Arca Azzurra la sua Mirandolina in giro per i teatri di tutta Italia. Al suo fianco una compagnia di altissimo livello: Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Gabriele Giaffreda ed Elisa Proietti; tra loro, anche una brillante e ispirata Lucianna De Falco, nel ruolo della spartana Lampitò.

Lisistrata ci guarda dal lontano 411 a.C. – anno del suo debutto nel teatro di Dioniso ai piedi dell’Acropoli di Atene – e scuote la testa sconsolata di fronte a stupidità, arroganza, vanità e superficialità degli uomini. Lo fa attraverso un meccanismo teatrale modernissimo, dove molto si ride, ma che in maniera paradossale e insieme umanissima fa scoprire senza falso pudore, tra sghignazzi e continui doppi sensi, i meccanismi perversi dell’irragionevolezza umana. Addita senza ipocrisia, con un linguaggio diretto e divertentissimo, i vizi, le perversioni, il malcostume, la corruzione e le debolezze che ci portano da millenni a ritenere la violenza l’unico mezzo per risolvere i conflitti e appianare le liti.

Alle 20, al Bar del Teatro, l’incontro di presentazione al pubblico dello spettacolo per “Dietro le Quinte” è a cura del giornalista e critico teatrale Mario Brandolin. Si tratta del secondo anno di tournée e “tra il primo anno e il secondo è scoppiata la guerra in Ucraina: sappiamo che le guerre ci sono sempre state però erano altrettanto distanti quanto ugualmente atroci - racconta Amanda Sandrelli - Ma questa è più vicina però mediaticamente presente nella nostra vita quotidianamente".

"Ci siamo ritrovati a parlare di guerra con ironia e sarcasmo, perché questo fa Aristofane, e ci siamo trovati un po’ imbarazzati a prendere in giro le dinamiche guerresche. Sul teatro si parla dei massimi sistemi e di cose sempre attuali e in questo caso si parla di guerra ma soprattutto di pace, una pace attesa e invocata, sperata, che non è solo pace tra Sparta e Atene ma anche tra un certo tipo di maschilismo, ovvero prevaricazione e superiorità, e dall’altra parte una visione femminile che invece ribadisce il proprio punto di vista dicendo in modo molto chiaro".

"Forse – sono ancora le parole di Sandrelli - se si smettesse a usare questa mentalità ma usando una mentalità più femminile anche una guerra come Sparta e Atene potrebbe finire. La riscrittura di Ugo Chiti ha fatto in modo che tutto funzioni perfettamente cercando di mantenerli il più fedeli possibile. Essendo un classico è trasversale nei secoli, ma fa sia che sia perfettamente fruibile e comprensibile a tutti. Il pubblico esce con una domanda in più nonostante il sorriso sulle labbra”, racconta Sandrelli che rimarca alcuni punti della commedia forse un po’ più espliciti.

“Aristofane chiede alcune cose in scena come i falli eretti che da simbolo di potere maschile diventano un simbolo prettamente ridicolo. Ugo non può scadere nel becero nemmeno volendo e quindi anche il linguaggio e l’uso del toscano permette alcuni termini che potrebbero essere più volgari e invece lo sono molto meno. È una ricerca linguistica molto raffinata”.

“Credo che Aristofane si divertirebbe molto: il classico deve essere riportato al tempo contemporaneo anche se c’è sempre il rischio di modernizzarlo e di snaturarlo. Si è un po’ spolverata l’opera, bisogna farlo con rispetto e con coscienza. Non serve modernizzare o portare all’estremamente moderno l’opera ma fare sì che culturalmente i modi, i vestiti e le scene possano portare agli spettatori dicano qualcosa. Credo sia il modo giusto di riportare i classici al pubblico”, conclude Sandrelli che a Monfalcone sente aria di casa, essendo suo padre nato proprio nella Città dei Cantieri. “Ricordo di essere venuta a Monfalcone molte volte a trovare la zia, è sempre un piacere”.

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