Liberazione, Anpi davanti alla stazione di Gorizia: «Chi dissente è il nuovo nemico»

Liberazione, Anpi davanti alla stazione di Gorizia: «Chi dissente è il nuovo nemico»

la celebrazione

Liberazione, Anpi davanti alla stazione di Gorizia: «Chi dissente è il nuovo nemico»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 25 Apr 2024
Copertina per Liberazione, Anpi davanti alla stazione di Gorizia: «Chi dissente è il nuovo nemico»

Questa mattina il ricordo dei partigiani italiani e sloveni caduti, davanti alla targa in stazione. Di Gianantonio: «Tentativo di cancellare il 25 aprile».

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Una cerimonia breve ma sentita, capace di legare il passato con il suo carico di dolore alla preoccupazione per il presente: non solo per la deriva della democrazia ravvisabile in Italia ma anche per le difficoltà a connettere le guerre in corso con le cause che le hanno prodotte. Le celebrazioni per la Festa della Liberazione organizzate da Anpi a Gorizia sono iniziate nella prima mattinata, con una sorta di pellegrinaggio attraverso le lapidi che segnano alcuni dei luoghi più significativi della lotta partigiana.

Partite dal carcere di via Barzellini, le commemorazioni si sono quindi spostate nel piazzale delle Milizie in Castello e quindi, alle 9, nel piazzale della Stazione dove una corona d’alloro con tricolore è stata apposta alla targa intitolata “Ai caduti nelle battaglia partigiana di Gorizia del settembre 1943”. La precarietà delle condizioni meteo ha forse condizionato la scarsa partecipazione del pubblico, in cui si riconoscevano la consigliera regionale Laura Fasiolo e i consiglieri comunali Marco Rossi, Franco Perazza e Andrea Picco.

Nel suo intervento, la presidente dell’Anpi di Gorizia Anna Di Gianantonio ha espresso il rammarico per la frammentazione della memoria e della storia, dimostrata dal fatto che la Liberazione non venga ricordata da cerimonie volute dall’amministrazione, come se la fine della dittatura fascista avesse interessato solo una parte della popolazione. E questo è particolarmente grave che accada a Gorizia, una città «dove i nazisti ebbero la loro Villa Triste in via Cadorna in cui torturarono uomini e donne, dove ci fu il più grande numero di deportati nei campi di sterminio, dove i reduci della X Mas, quelli che arrestarono Vilma Braini e la chiusero in via Barzellini, vengono ricevuti dalle autorità comunali».

Nonostante la portata dei crimini legati al fascismo, a ricordare l’importanza della Liberazione a Gorizia è quindi solo l’Anpi, sodalizio che riunisce circa duecento persone cui vanno ad aggiungersi i trenta iscritti della sezione di Piedimonte-Podgora e i settanta di quella di Sant’Andrea-Štandrež. Discutibile, ha rimarcato il sodalizio, l’atteggiamento delle istituzioni al riguardo soprattutto alla luce del prossimo appuntamento con la Capitale europea della Cultura, che cade in un momento in cui la storia viene usata per tracciare delle demarcazioni nette fra cosa sia degno e cosa indegno di essere ricordato, atteggiamento che finisce per investire anche l’attualità più stretta.

Prosegue Di Gianantonio: «Abbiamo capito il funzionamento dell’algoritmo alla base del discorso storico revisionista. Esso si basa su due elementi: il primo è quello di raccontare la storia a pezzi. Da noi tutto inizia il primo maggio 1945, prima non c’era nulla e questa idea si è applicata anche alla guerra in Ucraina e nel massacro in Palestina. Anche qui prima del 24 febbraio 2022 e del 7 ottobre 2023 non c’è stato nulla, non esiste la storia non esistono responsabilità, cause e conseguenze, scompare la diplomazia. Secondo aspetto è la criminalizzazione di chi la pensa in modo diverso: chi dissente non è un interlocutore che esprime il suo pensiero, ma un complice dei crimini commessi. Chi dissente è il nuovo nemico interno, come un tempo era lo slavo-comunista».

Alla luce di questo si sceglie dunque di ricordare le foibe, l’esodo e Norma Cossetto mentre la morte della sua compagna di scuola Milojka Strukelj, l’occupazione nazista, la deportazione di migliaia di antifascisti sono persone e momenti che si vuole vengano riassorbiti nell’anonimato della storia. Il tentativo di cancellare il 25 aprile è, secondo Di Gianantonio, il sintomo dell’intenzione di modificare la Costituzione per proporre riforme autoritarie come il presidenzialismo e l’autonomia differenziata cui si sposa l’idea di mettere a tacere la stessa Anpi.

«L’altra settimana Roberto Menia ha cercato di far passare un emendamento che sospendeva ogni contributo ad Anpi come associazione combattentistica» e questo nel momento in cui «le manifestazioni del 25 aprile e i cortei sono ostacolati e relegati in zone periferiche delle città d’Italia. Il governo sa bene che cancellarci sarebbe un risultato molto buono per riscrivere la storia e mettere in discussione nei fatti il carattere antifascista della Costituzione».

Per contrastare questi tentativi, l’associazione deve necessariamente rinforzarsi così da non vanificare il coraggio dei giovani che si sono sacrificati per la libertà. A Gorizia, intanto, Anpi si sta muovendo per realizzare un monumento alle vittime del fascismo e nazismo al Parco della Rimembranza: «Abbiamo già chiesto l’autorizzazione al Comune e alla Soprintendenza», ha concluso Anna Di Gianantonio prima di lasciare la parola ad Aljoša Sošol dell’Anpi di Piuma perché desse lettura delle sue parole in sloveno. «Raccoglieremo i fondi e costruiremo il nostro monumento. Sarà importante per ricordare i partigiani italiani e sloveni che hanno dato la vita per riportare la pace e la democrazia nel nostro Paese».

Qui la gallery della cerimonia a Piedimonte (Sergio Marini)

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