Necessario contrastare l'Ailanto nel Carso Monfalconese

Necessario contrastare l'Ailanto nel Carso Monfalconese

La lettera

Necessario contrastare l'Ailanto nel Carso Monfalconese

Di Renato Antonini • Pubblicato il 24 Giu 2021
Copertina per Necessario contrastare l'Ailanto nel Carso Monfalconese

Ci scrive l'ingegner Renato Antonini da Monfalcone su un tema delicato ma quanto mai attuale, ovvero l'infestante presenza dell'Ailanto nel Carso Monfalconese.

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Il nostro Carso è largamente infestato da una pianta - l'Ailanthus Altissima- che, importata nel XVIII secolo dall'Asia Orientale in particolare dalla Cina e dalla Corea del Nord, ha avuto grande diffusione in tutta Europa. Venne importata sia per motivi ornamentali sia per il fatto che essendo ad essa associata una farfalla, detta Vergine dell'Ailanto, avente caratteristiche simili al baco da seta, si pensava di poter sostituire quest'ultimo all'epoca assoggettato a varie patologie. Mentre la farfalla non si è acclimatata al clima europeo, l'Ailanto ha trovato terreno per una sua facile diffusione. 

È stato segnalato per la prima volta in Italia nell'Orto Botanico di Padova nel 1760, mentre nel Friuli Venezia Giulia venne segnalato da Marchesetti (1896-97). Questa specie esotica, di aspetto assai piacevole e dotata di grande vitalità, ha trovato una grande diffusione nel Carso, attraversato com'è da trincee e manufatti risalenti alla Grande Guerra. L'Ailanto tende ad associarsi in folti raggruppamenti che, con la loro ombra, determinano la morte delle piante autoctone sottostanti, di fatto limitando la biodiversità carsica un tempo significativamente diffusa. Basti pensare al sommacco che con i suoi colori dal rosso, arancione, giallo e marrone, colora potentemente in autunno il nostro Carso o al ginepro, al biancospino, alle sparisine, ecc. tutte piante insidiate dall'Ailanto. Questa pianta si riproduce con i rizomi sotterranei (come la canna di bambù) ed anche attraverso i semi alati che vengono trasportati dal vento anche a grandi distanze. La lotta all'Ailanto non è facile: infatti, una volta tagliato produce nella ceppaia nuovi e numerosi polloni. È necessario perseverare nel taglio dei getti nel tempo più volte fino all'esaurimento della pianta, usando guanti protettivi durante questa operazione contro irritazioni cutanee.

La Regione F.V.G. incentiva la lotta all'Ailanto con la L.R. 17/2010, articoli 64 e 78 ter e 78quater, per la quale non servono autorizzazioni e non esistono né limitazioni né divieti.

Da parte mia ho iniziato l'azione di contrasto all'Ailanto nel lontano 2016, dopo aver adottato un'area carsica di proprietà comunale ed aver elaborato un disciplinare d'intervento concordato con la Forestale di Gradisca. Fino ad ora le piante tagliate sono state circa 23mila, mentre i getti (alle volte fino a 12) sono stati tagliati circa 70mila volte.

Anche il Comune di Monfalcone ha lanciato l'altro anno una campagna per il contenimento dell'Ailanto sul Carso monfalconese. Purtroppo, la pandemia del Covid 19 ha sicuramente inficiato i risultati della promozione, che spero venga riproposta.

In chiusura invito le Associazioni ambientaliste, gli Scouts, il Cai, gli Alpini ed i cittadini monfalconesi a portare il loro contributo per la salvaguardia della biodiversità carsica. 

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