LETTERE - Necessaria una sensibilizzazione sulle cicche, veri e propri rifiuti tossici

LETTERE - Necessaria una sensibilizzazione sulle cicche, veri e propri rifiuti tossici

La lettera

LETTERE - Necessaria una sensibilizzazione sulle cicche, veri e propri rifiuti tossici

Di Luigino Francovig • Pubblicato il 31 Mag 2022
Copertina per LETTERE - Necessaria una sensibilizzazione sulle cicche, veri e propri rifiuti tossici

Ci scrive Luigino Francovig segnalando la pericolosità di questi rifiuti fin troppo comuni nelle nostre strade e non solo.

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I filtri delle sigarette nei primi anni del secolo scorso erano costituiti prevalentemente da cellulosa, mentre oggi sono costituiti da una sostanza molto più resistente e non degradabile, cioè da acetato di cellulosa. Esso è una fibra artificiale composta da cellulosa e anidride acetica. I due composti singolarmente hanno origini nobili, ma insieme formano una fibra molto resistente sia in campo tessile che nella composizione dei filtri delle sigarette. L’acetato di cellulosa è chiamato anche “seta sintetica” può essere ricavata non solo da fibre vegetali, ma anche da scarti provenienti da lavorazioni di prodotti agroalimentari, diventando una materia prima a costo zero. I filtri di sigarette, composti quasi interamente da acetato di cellulosa nonché da piccole quantità di carta e solventi hanno il compito di trattenere una parte del fumo, e particelle prodotte dalla combustione del tabacco e della carta. Data la sua struttura chimica, la biodegradabilità di tali filtri può essere anche di quindici anni. In Italia sono 75 miliardi di sigarette fumate di cui un terzo finiscono nei rifiuti, due terzi finiscono nell’ambiente, ogni anno. Nel mondo vengono abbandonati 4,5 trilioni di cicche. Se pensiamo che una singola cicca può contaminare fino a 1000 litri di acqua, possiamo comprendere l’immane portata delle conseguenze.

Infatti, dallo studio condotto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), emerge che l’uso voluttuario del tabacco comporta l’emissione nell’ambiente “di più di 4.000 sostanze chimiche, molte delle quali ad azione irritante, nociva, tossica e cancerogena”. Durante la fase di combustione della sigaretta una parte importante degli agenti chimici prodotti viene inalata dal fumatore, una parte immessa sempre nell’ambiente con la cenere. La porzione di sigaretta non fumata e il filtro costituiscono quella che comunemente viene chiamata cicca di sigaretta. Quindi nelle cicche si trovano moltissimi inquinanti chimici come nicotina, benzene, arsenico, ammoniaca, acido cianidrico, formaldeide, composti organici volatili, polonio-210 e acetato di cellulosa, una materia plastica di cui è costituito il filtro. Questa sostanza è fotodegradabile, ma non biodegradabile, di conseguenza viene dispersa nel suolo e nelle acque. Tenuto conto del consumo annuale di sigarette in Italia è stato calcolato che il carico nocivo immesso con le cicche in ambiente ammonta a diverse centinaia di tonnellate: nicotina 8324 tonnellate), polonio 210 (1872 milioni di Bq), compensati organici volatili-COV (1800 tonnellate), gas tossici (21,6 tonnellate), catrame e condensato (1440 tonnellate), acetato di cellulosa (12240 tonnellate). Pertanto, le cicche di sigaretta costituiscono a tutti gli effetti RIFIUTI PERICOLOSI. Sulla base della normativa inerente alla classificazione delle sostanze pericolose, queste, dovrebbero essere qualificate come RIFIUTI TOSSICI e come tali dovrebbero essere trattati.

Quindi, nonostante la gravità, affrontare il problema solo dalla parte dell’abbandono delle cicche, del conseguente inquinamento, nonostante la gravità, è riduttivo rispetto ad un AVVELENAMENTO delle persone e dell’ambiente.

Si dovrebbe operare su tre campi, quello legislativo, quello della corresponsabilità sociale, quello della trasformazione delle cicche.

Dal punto di vista legislativo vietare la commercializzazione e la distribuzione di sigarette, sigari e prodotti affini dotati di filtri non biodegradabili; i produttori di filtri siano obbligati ad utilizzare esclusivamente fibre naturali e biodegradabili; su ciascuna confezione deve essere indicata la composizione dei filtri; i prodotti importati devono rispettare queste norme. Nella transizione riconoscere le cicche, come rifiuti tossici, di conseguenza anche il percorso di raccolta. Obbiettivo deve essere, poi, sensibilizzare sulle gravi conseguenze dell’abbandono delle cicche (rifiuto tossico) nell’ambiente, sulle corresponsabilità dell’avvelenamento, sulla partecipazione “obbligatoria” al percorso di raccolta delle cicche ma anche investire sui progetti per la trasformazione di questo prodotto. Esistono già alcune delle realtà produttive, che con quasi un milione di cicche producono oltre 200 chili di plastica riciclata, poi riutilizzata per uso comune. 


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