LA LETTERA
Lettere - Monfalcone e il suo Cantiere per un «cammino comune»
«Dalle loro teste e mani escono eccellenze», l'ex sindacalista Francovig celebra i lavoratori, forza motrice dello stabilimento, chiedendo unità per il futuro e prevenzione della salute.
Ci scrive Luigino Francovig con una riflessione intitolata "CAMMINO COMUNE", in cui analizza il rapporto storico e complesso tra la Città e il Cantiere Navale. Il testo pone l'accento sul ruolo cruciale dei lavoratori di ogni livello, identificati come la vera forza motrice che, attraverso la lotta e la ristrutturazione, ha garantito lo sviluppo e l'eccellenza produttiva. Francovig evidenzia che ogni successo è frutto di un "lavoro di gruppo" e sottolinea l'importanza di affrontare, in un confronto unitario, le tematiche aperte, a partire dalla prevenzione della salute; un appello a scartare le voci divisive per concentrarsi sul futuro comune della città e dei suoi lavoratori. [E.V.]
La storia tra la Città e il Cantiere è fatta di un cammino comune, come lo sono state le problematiche, gli affanni, gli obiettivi, ma anche le speranze di ogni giorno. Ogni atto è stato il frutto di un lavoro di gruppo, nei propri ruoli e responsabilità. Quando l’azienda è entrata in difficoltà ha offerto la possibilità di dargli una mano, per rimanere nel periodo che ci vede testimoni diretti, sono stati i lavoratori che hanno lottato per salvare il settore e le fabbriche, hanno contrattato una complessa ristrutturazione totale, conquistato un carico di lavoro, permettendo la svolta. Questo è il basamento su cui è stata costruito lo sviluppo di questi anni. Sempre dai lavoratori di tutti i livelli, dalle loro teste, dal loro sapere, conoscenze, esperienze, passioni, dalle loro mani intrecciate escono eccellenze e opere d’arte conosciute e richieste in tutto il mondo, condizione per un futuro. Oggi la loro vita è più difficile, sanno che non saranno in vetta, ma per questo non rinunceranno a viverla. Il riconoscimento non ha senso se non è condivisione. Il Consiglio Comunale, con un documento unitario, ha chiesto di aprire un confronto su una serie di tematiche aperte da questo sviluppo, da affrontare su più tavoli con soggetti diversi, nel rispetto, nel riconoscimento dei ruoli per rispondere alle esigenze e bisogni veri, a partire dalla prevenzione della salute prima che i lavoratori si ammalino. Ci sono delle persone incoscienti che continuano a imbonire e strappare, che non hanno l’interesse comune di costruire il futuro, vanno messi nell’angolo, dietro la lavagna. Il paese dei balocchi non esisteva nemmeno nella favola di Pinocchio. Siamo tutti colui che cade e la mano che afferra. Per continuare nel cammino comune entrino in campo le persone con ago e filo per ricucire, ricucire, e cucire le opportunità per i lavoratori e la città futura.
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